La portaerei Cavour in Mozambico

La portaerei Cavour è arrivata ieri nel porto di Maputo, in Mozambico, insieme alle altre navi che compongono il 30° Gruppo Navale: il pattugliatore Comandante Borsini, la fregata Bergamini e il rifornitore Etna. Una tappa importante nell’operazione “Un Paese in Movimento” per i risvolti di cooperazione con il Paese africano che negli ultimi 20 anni (dalla missione di pace dell’Onu che nel 1993/94 vide gli italiani protagonisti) ha stretto rapporti molto amichevoli con Roma che recentemente hanno assunto anche una precisa dimensione strategico-econimica con l’assegnazione all’ENI della concessione sul 70 per cento della cosiddetta “Atea 4”, un settore marittimo confinante con le acque della Tanzania dove sono presenti riserve di gas stimate 2 mila miliardi di metri cubi. L’ammiraglio Paolo Treu, ala testa del Gruppo Navale ha sottolineato che uno degli obiettivi della campagna è promuovere esercizi e formazione per la Marina dei Paesi visitati, per rafforzare la loro efficacia nelle attività di vigilanza e di sicurezza marittima, con risultati positivi in termini di sicurezza globale. In Mozambico la nave Borsini (nella foto qui sotto) rimarrà due mesi per azioni di formazione cooperazione con le forze navali mozambicane che dispongono solo di un pugno di unità leggere, motovedette donate da Sudafrica e Spagna e altre nuovissime acquisite in Francia ma non in gradi di restare in mare aperto per lunghi periodi.

Per questo la presenza prolungata del Borsini (che si distacca quindi dal Gruppo Navale destinato a circumnavigare l’Africa e rientrerà in Italia attraverso Suez) potrebbe preludere a future forniture di unità navali di questo tipo al Mozambico. Uno dei Paesi  più poveri del mondo che presto disporrà di ingenti risorse grazie allo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio. “La cooperazione con la Marina del Mozambico, così come quelle già in atto con le forze navali di Gibuti e Tanzania, mira ad aiutare le forze locali a sviluppare la capacità di svolgere in autonomia i compiti di sorveglianza marittima” ha spiegato l’ammiraglio Enrico Credendino, a capo del Terzo reparto dello stato maggiore della Marina, rientrato da pochi giorni da Maputo. Il pattugliatore Borsini imbarcherà marinai mozambicani, coopererà con le forze navali locali in esercitazioni congiunt e contribuirà a fornire la sicurezza contro attacchi dei pirati anche alle piattaforme off-shore di gas.

Tra le attività previste nelle tappe africane della campagna “Un Paese in Movimento” molto rilievo è affidato al settore umanitario curato dalle Ong Fondazione Francesca Rava e Operation Smile, i cui specialisti stanno visitando e operando bambini mozambicani dopo aver effettuato  42 screening e 35 operazioni  chirurgiche a favore di bambini nelle precedenti tappe in Kenya e Madagascar.La Fondazione Francesca Rava, specializzata in oftalmologia, sulla nave Etna ha già cominciato a visitare bambini di alcuni centri della capitale offrendo occhiali mentre  Operazione Smile comincia oggi le operazioni chirurgiche nell’ospedale a bordo del Cavour di 40 bambini affetti da malformazioni alla bocca. La stampa mozambicana ha messo in relazione l’arrivo del Gruppo Navale italiano con la rinnovata crisi interna al Paese. Ieri, nella conferenza stampa tenutasi a bordo della portaerei l’ambasciatore italiano, Roberto Vellano ha precisato che “non c’è nessun legame tra la promozione dell’industria nazionale italiana, compreso il settore della difesa, e la situazione di tensione che si vive in questo momento in Mozambico, che siamo fiduciosi terminerà. Siamo totalmente fiduciosi che i mozambicani sapranno dare continuità al dialogo tra tutte le forze politiche per mantenere e consolidare la pace e la riconciliazione nazionale”.

Ieri la Renamo, l’ex movimento di guerriglia che ha combattuto per quasi 20 anni il regime marxista di Maputo, è tornata al tavolo dei negoziati con il governo mozambicano dopo tre mesi di assenza e dopo che si sono registrati numerosi attacchi nel centro e nel sud del paese contro convogli civili e forze armate governative. L’incontro sembra riavviare la possibilità di dialogo, con l’apertura da parte del governo di accettare la presenza di osservatori nazionali – il vescovo Dinis Sengulane e il rettore dell’università privata ‘A politecnica’, Lourenco do Rosario – e la discussione sulle modalità della presenza di mediatori internazionali, richiesti dalla Renamo. Secondo do Rosario, la crisi che vive il Mozambico è “una guerra non dichiarata. La comunità internazionale premeva da tempo per la ripresa dei negoziati. “Il presidente Afonso Dhlakama (leader storico della Renamo) ci ha mandato qua per riaffermare la sua preoccupazione per la pace, la democrazia e la stabilità del paese”, ha detto Saimone Macuiana, capo della delegazione della Renamo. La tensione politico-militare che vive il Mozambico dal mese di aprile dello scorso anno è incentrata sulle richieste di modifica della Legge elettorale che è considerata il nodo cruciale della peggiore crisi che vive il paese dalla fine della guerra civile nel 1992.

L’obiettivo è far cessare gli scontri armati registratisi negli ultimi mesi nella regione centrale di Sofala, nella provincia di Inhambane al sud del paese e in quella centrale di Tete. Secondo gli analisti locali, la presenza di uomini armati della Renamo nelle zone economicamente strategiche del paese è un tentativo di aumentare la pressione del maggior partito di opposizione sul governo. “Tutto indica che si tratti di una strategia della partito per aumentare la pressione sul governo nel tavolo dei negoziati. L’area carbonifera di Tete è il luogo di pressione maggiore”, ha commentato l’economista Ragendra de Sousa . La Renamo giustifica la presenza dei suoi uomini nelle varie zone del paese per difendersi dai soldati governativi, confermando le analisi che sostengono che il leader della Renamo, Afonso Dhlakama, abbia perso il controllo dei suoi uomini.

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