L’asse Tokyo-Delhi irrita Pechino

AsiaNews –  Continuano le schermaglie nel Mar cinese orientale, al centro di un’aspra controversia fra Pechino e Tokyo. Questa mattina alcune imbarcazioni battenti bandiera cinese hanno navigato nelle acque contese al largo delle isole Senkaku/Diaoyu, alimentando la tensione fra due Paesi da tempo ai ferri corti per i confini marittimi. L’incursione – opera di alcune navi di proprietà dello Stato e di un aeromobile – è avvenuta in concomitanza con la visita del premier nipponico Shinzo Abe a New Delhi, dove ha incontrato la controparte indiana Manmohan Singh e discusso di economia e cooperazione in chiave difensiva, fra cui esercitazioni navali congiunte. Un appuntamento seguito con attenzione da Pechino, che guarda con preoccupazione e irritazione ad un possibile asse fra Giappone (sostenuto dagli Stati Uniti) e India, con la quale vi sono già fronti aperti in materia di confini territoriali.
Il premier giapponese ha partecipato ieri in veste di ospite d’onore alle celebrazioni per la Festa della repubblica indiana. I due governi hanno sottoscritto progetti di cooperazione e programmi di investimento miliardari, che contribuiranno a rafforzare la posizione di Tokyo ad oggi quarto più importante investitore nel Paese dell’Asia del sud. Nelle dichiarazioni congiunte Singh ha posto l’accento sulla “partnership strategica” fra una nazione “forte” e un Paese “in rapida crescita e trasformazione”; Abe, pur non citando in modo diretto le isole contese, ha sottolineato il tema della “sicurezza” nella regione Asia-Pacifico, un elemento “sempre più presente e importante”.

Ieri altre tre navi battenti bandiera cinese hanno pattugliato le acque che circondano le James Shoal, atolli nel mar Cinese meridionale rivendicati dalla Malaysia; alcuni ufficiali a bordo hanno giurato di difendere la zona, confermando una volta di più le continue manovre di espansione lanciate da Pechino nell’area. Esse si sommano peraltro alle tensioni già in atto da tempo con Vietnam e Filippine per le isole Spratly e le Paracel. L’agenzia ufficiale cinese Xinhua riferisce che durante la cerimonia di giuramento alle Shoal il comandante ha invitato le truppe a “prepararsi alla battaglia” per trasformare la nazione in una “potenza marittima”.  Nel frattempo Pechino si prepara a guidare una missione internazionale, che andrà alla ricerca di petrolio e gas naturale nelle acque del mar Cinese meridionale. Si tratta della prima spedizione oceanica – di natura scientifica – comandata e finanziata dalla Cina, che prenderà il via domani dal porto di Hong Kong e durerà oltre 60 giorni. I 31 geologi che compongono la spedizione effettueranno prelievi in tre diverse zone, alla ricerca di sedimenti e rocce per valutare l’evoluzione tettonica della placca e dare il via a possibili (e futuri) programmi di esplorazione. Gli scienziati provengono da 10 diverse nazioni, la maggior parte dei quali (13) dalla Cina.

Nel Mar cinese orientale la Cina lotta da tempo col Giappone per la sovranità sulle isole Senkaku/Diaoyu; con le Filippine lotta per le Scarborough Shoal. Nel Mar Cinese meridionale Pechino si vuole arrogare la sovranità delle Spratly e delle isole Paracel, oggetto di rivendicazioni territoriali dei governi di Vietnam, Brunei, Filippine, Malaysia e Taiwan. Le isole, quasi disabitate, sono assai ricche di risorse e materie prime. L’egemonia riveste un carattere strategico per il commercio e lo sfruttamento di petrolio e gas naturale nel fondo marino, in un’area strategica per il passaggio dei due terzi dei commerci marittimi mondiali.

Mappa. Ministero degli Esteri giapponese

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