Motovedette alla Libia: un regalo sempre più costoso
di Massimo Nesticò – ANSA
La cerimonia si era svolta solenne il 14 maggio del 2009 nel porto di Gaeta (Latina), alla presenza – tra le altre autorità – dell’allora ministro del’Interno, Roberto Maroni e dell’ambasciatore libico a Roma, Hafid Gaddur. Le tre motovedette della Guardia di finanza avevano ammainato la bandiera italiana ed issato quella libica, sigillando l’accordo che prevedeva la cessione gratuita a Tripoli di mezzi per pattugliare le acque del Paese nordafricano e contrastare le partenze di migranti. Identica cerimonia il 10 febbraio 2010 per altre 3 motovedette. A distanza di pochi anni, due delle sei unità navali cedute sono state affondate, mentre le altre 4 sono in Italia per essere riparate. Ed il conto continua a pagarlo Roma. Nel decreto missioni approvato ieri, infatti, vengono stanziati altri 3,6 milioni di euro anche per garantire la manutenzione di quei mezzi. Col precedente dl missioni, approvato il 5 dicembre scorso, la cifra assegnata era stata di 2,9 milioni di euro. Un ‘regalo’ costoso per chi l’ha fatto, dunque, quello dell’Italia alla Libia in attuazione degli accordi siglati con il rais Muhammar Gheddafi.
E che finora non ha dato certo i risultati attesi. Non si sa, infatti, se e per quanto tempo effettivamente le sei motovedette abbiano svolto il ruolo che era stato loro assegnato e le coste libiche continuano ad essere punto di partenza per le carrette del mare dirette verso le coste italiane. E’ invece noto quello che è successo nella tarda serata del 13 settembre 2010: da una delle ex unita’ navali delle Fiamme Gialle sono partite sventagliate di mitra contro l’Ariete, un peschereccio italiano della flotta di Mazara del Vallo che non si era fermato all’alt dei libici mentre navigava a circa 30 miglia dalle coste nordafricane, in acque internazionali. Si arriva poi al 2011, con la guerra in Libia e l’attacco della coalizione internazionale al regime di Gheddafi.
Nel corso degli scontri, le forze militari alleate hanno colpito ed affondato tra Tripoli e Zuwarah due delle sei motovedette, considerate mezzi militari del regime e quindi da neutralizzare. Pesanti danni sono stati inflitti alle altre quattro. Caduto il rais, la situazione in Libia continua ad essere molto precaria, così come la cornice di sicurezza. Dallo scorso settembre, dunque, è stato richiamato in Italia il Nucleo di finanzieri (una trentina) che aveva il compito di assistere i libici nella manutenzione dei mezzi e addestrare le forze locali. E le motovedette superstiti? Sono rientrate in Italia nell’agosto del 2013 ed attualmente sono a Napoli per le riparazioni. L’accordo con i libici prevede che entro maggio esse vengano rimandate nel Paese africano. Nel frattempo, una quarantina di libici – quattro equipaggi – verranno in Italia per addestrarsi. La prospettiva e’ che le unita’ siano attive dalla prossima estate ed il Nucleo di finanzieri torni in Libia. Ma certezze – viste le incognite dello scenario libico – non ce ne sono. E Roma continua a pagare il ‘regalo’.
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