Sui fondi per le missioni pesa l'incognita afghana

Con il finanziamento di quasi 550 milioni di euro per il rinnovo delle missioni all’estero fino a giugno il governo è tornato alla prassi del rinnovo semestrale di questa voce di spesa, interrotta nel 2012 dal governo Monti che garantì con un unico decreto la copertura annuale e nel 2013 con uno stanziamento iniziale, sempre del governo Monti, a copertura dei primi nove mesi dell’anno poi integrato dal governo Letta con il provvedimento dell’ottobre scorso.  Innanzitutto va rilevato che le missioni militari incassano fondi per circa 436 milioni mentre  67,5 milioni saranno gestiti dal Ministero degli esteri e Cooperazione allo Sviluppo e 46,3 milioni costituiscono il contributo nazionale alla ristrutturazione del Quartier Generale della NATO in Bruxelles nel biennio 2014/15).
Lo stanziamento per il primo semestre 2014 sembra confermare il costante calo del budget assegnato alle missioni in proporzione alla progressiva riduzione delle forze schierate all’estero scesi da 8.200 nel 2011 agli attuali 5.000 destinati a ulteriori decurtazioni nelle prossime settimane con il rientro di circa 600 militari da Shindand. Nel 2013  i fondi per missioni assorbirono 1,25 miliardi di euro contro 1,4 dell’anno precedente e 1,55 del 2011. Quest’anno la cifra complessiva potrebbe attestarsi intorno al miliardo di euro ma potrà essere definita solo dopo che saranno sciolte le incertezze legate al futuro della missione in Afghanistan.  La gestione semestrale dei fondi per le operazioni oltremare quest’anno rispecchia infatti anche l’impossibilità di prevedere i costi da sostenere negli ultimi mesi dell’anno per la missione afghana che da anni assorbe da sola quasi la metà degli stanziamenti assegnati per le operazioni all’estero.

Al contingente di 2mila militari schierato a Herat uomini (i 200 militari dell’NRDC-IT di Solbiste Olona impiegati presso il Quartier Generale di Isaf a Kabul stanno rientrando in Patria in questi giorni) sono stati assegnati 235 milioni ai quali vanno aggiunti i 9 milioni richiesti dalla base logistica di al-Batin (Emirati arabi uniti), 1,2 milioni di euro assegnati agli interventi umanitari a favore della popolazione afghana gestiti dai militari. In totale in Afghanistan spenderemo fino al 30 giugno 245,5 milioni di euro più una parte consistente dei  34,7 milioni assegnati alla cooperazione per “migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati, nonché a sostenere la ricostruzione civile in favore di Afghanistan, Iraq, Libia, Mali, Myanmar, Pakistan, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Paesi ad essi limitrofi”.

Entro febbraio verranno ritirati dall’Afghanistan circa 800 militari, i 200 presenti al quartier generale di Kabul e i 600 schierati nella base di Shindand. Un ridimensionamento che lascerà ad Herat circa 1.400 militari in parte impegnati nella complessa operazione logistica di legata al rimpatrio di 11 mila metri lineari di mezzi, materiali e container di cui 3 mila già fatti uscire dall’Afghanistan. La riduzione del contingente consentirà ulteriori risparmi ma gli elevati costi logistici del ritiro (mai ufficialmente definiti) contribuiranno a mantenere alti (specie rispetto agli effettivi schierati) i costi della missione afghana. Il cui destino è incerto: potrebbe chiudersi definitivamente in dicembre o prolungarsi nel 2015 con compiti solo di addestramento e supporto alle forze afghane. La nuova missione della Nato “Resolute Support” è già stata annunciata ma il rifiuto del presidente afghano Hamid Karzai di firmare il Bilateral Security Agreement con gli Stati Uniti rischia di comportare la cosiddetta “opzione zero”, cioè il ritiro totale delle forze alleate, italiani inclusi. In tal caso tutte le infrastrutture della base di Herat destinate alla nuova missione dovranno venire rimpatriate con ulteriori costi sul bilancio di quest’anno.

Più o meno stabili restano le spese per le altre principali missioni. Tra gennaio e giugno il contingente di circa 1.300 caschi blu in Libano assorbirà circa 83 milioni contro i 159 dell’intero 2013. I 650 militari schierati con la forza Nato a guida italiana in Kosovo costano 42 milioni (75,3 l’anno scorso) mentre l’impegno navale anti pirateria nell’Oceano Indiano (una/due navi e 352 militari) assorbirà poco più di 25 milioni rispetto ai 53,3 dell’anno anno passato. Tra le 33 missioni attive in 25 Paesi vanno ricordate per impegno militare e finanziario anche il pattugliamento navale del Mediterraneo Orientale effettuato dalla missione Nato “ Active Endeavour che assorbirà nei prossimi sei mesi 8,7 milioni e le missioni addestrative e di cooperazione a sostegno della Somalia (una trentina di militari e 8 milioni di euro che coprono anche la fornitura di 50 autocarri surplus dell’esercito italiano), della Libia (52 militari e 8,7 milioni), dell’Albania (3 milioni) e del Malì  (14 militari e 1,3milioni).  Sette milioni sono stati assegnati all’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) per le operazioni d’intelligence a supporto dei contingenti schierati oltremare, budget invariato rispetto ai 14 milioni stanziati per l’intero 2013.

(con fonte Il Sole 24 Ore)
Foto: Isaf RCW/ PIO e Marina Militare

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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