Il Pd vuol dimezzare gli F35 e puntare sul Typhoon?

I 21 deputati del Pd che siedono in Commissione Difesa della Camera presenteranno il 5 febbraio al gruppo parlamentare del loro partito la proposta per di dimezzare i 90  F35 che l’Italia si è impegnata ad acquistare. Il programma di acquisizioni  dovrebbe essere attualmente sospeso in virtù dell’indagine conoscitiva parlamentare ma in realtà la Difesa lo sta portando avanti ugualmente rispettando la scaletta degli investimenti concordati con gli Stati Uniti per acquisire gli aerei previsti nei lotti di pre-produzione. La proposta dei parlamentari del PD che siedono in Commissione Difesa prevede di risparmiare un miliardo all’anno di investimenti per nuovi equipaggiamenti e di rilanciare il programma Eurofighter, a quanto sembra proponendo di completare la prevista acquisizione di 121 cacciabombardieri europei (di cui siamo anche noi italiani produttori) annullando il taglio a 96 macchine varato anni or sono dalla Difesa proprio per “fare posto” agli F-35.

“L’indagine parlamentare conoscitiva sui sistemi d’arma s’è conclusa e la ricca documentazione raccolta – ha dichiarato l’onorevole Carlo Galli (nella foto qui a sinistra) a La Repubblica  – ha dato dignità istituzionale ai tanti dubbi sulla opportunità del programma F35”. Galli ha sottolineato che i Paesi del Nord Africa “costituiscono, parafrasando il latino mare nostrum, un mare di guai nostri. Ecco perché è assolutamente necessario dotarci di sistemi d’arma moderni”. La posizione del PD non pare quindi viziata da impostazioni pacifiste ma da considerazioni che riguardano gli interessi nazionali, innanzitutto in termini strategici e industriali ma anche politici poiché con l’indagine conoscitiva il Parlamento si riappropria della piena sovranità in materia di armamenti mentre il documento politico del maggior partito italiano e di governo rilancerà il completamento del programma europeo Eurofighter che era stato decurtato degli ultimi 25 velivoli con il benestare dei ministri della Difesa degli ultimi governi. I deputati del Partito Democratico che siedono in Commissione Difesa sono consapevoli che la scelta di acquisire gli F-35 ci pone in uno stato di totale sudditanza nei confronti degli Stati Uniti sia in termini di “sovranità” del sistema d’arma sia d’ impiego dei velivoli oltre che nella prospettiva industriale (ben poco incoraggiante) di utilizzare i nostri stabilimenti per produrre componentistica a bassa tecnologia e assemblare i jet di Washington. “Ogni euro per l’F35 – ha detto Galli a Repubblica – finirà nelle casse dell’americana Lockheed.

Inoltre, dai lavori della Commissione è emerso che i cantieri di Cameri per l’assemblaggio delle ali lavoreranno in perdita. Il progetto di aereo europeo, invece, comporterà per noi un indubbio vantaggio economico e occupazionale, in quanto ogni euro investito sarà restituito all’Italia dal consorzio europeo in termini di commesse”. La proposta del Pd valuta dunque di acquisire solo 45 F-35, tra cui di certo i 15 in versione B a decollo corto e atterraggio verticale (Stovl) necessari alla Marina per rimpiazzare gli Harrier sulla portaerei Cavour. In questo caso l’F-35 rappresenta una scelta obbligata poiché non esistono altri aerei con capacità Stovl in produzione. Altri 30 velivoli saranno destinati all’Aeronautica anche se occorrerà attendere la presentazione ufficiale della proposta per comprendere se saranno divisi tra la versione B la versione convenzionale A o se saranno tutti F-35°, ipotesi quest’ultima meno onerosa. Il neo segretario del PD, Matteo Renzi, si è già più volte espresso sul programma  F-35 definendoli “soldi buttati” e successivamente avanzando la proposta di dimezzarne l’ordinativo.  Il documento del Pd scatenerà presumibilmente dure reazioni in ambito politico, negli ambienti della Difesa (ben decisi a difendere “la linea del Piave” dei 90 velivoli) e in quelli statunitensi che hanno più volte esercitato fortissime pressioni a favore del jet di Lockheed Martin.

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