La Marina punta sull'Africa

Manca ormai poco più di un mese al ritorno in Italia del 30° Gruppo Navale, costituito dalla  portaerei Cavour , dalla la rifornitrice Etna e dalla nuova fregata Bergamini, che nei primi quattro mesi della campagna navale “il Sistema Paese in Movimento” ha toccato numerosi porti del Golfo Persico e in Africa con l’obiettivo, tra gli altri, di promuovere il “made in Italy”.  Proprio le tappe africane hanno assunto un particolare rilievo alla luce delle attività di cooperazione con le forze navali locali e della presentazione delle capacità operative e tecnologiche della Marina Militare Italiana.

Dopo la sosta congolese a Pointe-Noire, il Gruppo Navale ha raggiunto Lagos, in Nigeria cui seguiranno  le ultime tappe  (Tema in Ghana, Dakar in Senegal, Casablanca in Marocco e Algeri prima del rientro a Civitavecchia l’8 aprile) toccando Paesi che devono in molti casi costituire da zero capacità navali marittime credibili per garantire la sicurezza di importanti aree marittime ricche di risorse fra cui giacimenti petroliferi e di gas. “Stiamo operando con ottimi risultati nel costituire relazioni basate sulla fiducia reciproca in aree dove la collaborazione con le marine locali consente di scambiare informazioni molto utili anche ai fini della sicurezza marittima globale” sottolinea ad  Analisi Difesa l’ammiraglio di Divisione Paolo Treu  al comando del  il 30° Gruppo Navale. “Al tempo stesso siamo impegnati in attività di capacity building trasferendo conoscenze e competenze a forze navali spesso in pessime condizioni non solo per i limiti dei mezzi a disposizioni ma anche perché molti Paesi africani hanno dedicato risorse e investimenti soprattutto alle forze terrestri e aeree penalizzando la componente navale. Ora però la tendenza si dovrà necessariamente invertire a causa dell’esigenza di difendere le nuove e consistenti risorse economiche scoperte in mare”. La missione assegnata al Gruppo Navale  vede l’attuazione di numerose attività congiunte con le forze navali africane, a partire dall’addestramento, la consulenza  e il sostegno in operazioni di deterrenza, protezione del traffico mercantile contro la pirateria, protezione delle piattaforme in mare, attività anfibie e subacquee e di ricerca e soccorso.

In Madagascar i fucilieri di Marina ed il personale del Gruppo Operativo Subacquei (GOS) hanno effettuato esercitazioni congiunte con i “marines” malgasci mentre in occasione della sosta a Maputo è stato distaccato dal 30° Gruppo Navale il pattugliatore d’altura Borsini che dall’inizio di febbraio a fine marzo opererà in quelle acque con a bordo personale della Marina del Mozambico.“Il Mozambico deve di fatto costituire quasi da zero la Marina – precisa l’ammiraglio –  e sta molto apprezzando il supporto che stiamo fornendo nei settori del controllo marittimo, della force protection, della difesa delle piattaforme che estraggono gas e petrolio, delle evacuazioni sanitarie e della bonifica di ordigni esplosivi improvvisati. In Congo il Ministro della Difesa ha seguito sul Cavour attività dimostrative che hanno spaziato dall’impiego di Harrier ed elicotteri, alla presentazione delle capacità della fregata Bergamini, alle simulazioni che hanno visto il rifornitore Etna giocare il ruolo del mercantile che subiva i ‘boarding’ dal mare e dal cielo di incursori e Fucilieri di Marina. Sul Cavour sono inoltre imbarcati ufficiali di Angola, Nigeria e Ghana”.

Nelle acque dell’Africa Occidentale il fenomeno della pirateria è in costante crescita favorito anche dalle scarse capacità delle forze navali dei Paesi rivieraschi e le unità militari italiane non hanno perso occasione per coinvolgere nelle attività di sicurezza e nelle esercitazioni anche i mercantili battenti bandiera italiana incontrati durante la lunga missione attraverso gli Oceani Indiano e Atlantico. Esercitazioni più complesse e simili a quelle effettuate solitamente con le forze navali più sviluppate sono state possibili con la Marina del Sud Africa che ha messo in campo anche un sottomarino per giocare al “gatto e al topo” con le unità italiane. “A Luanda sono saliti a bordo del Cavour ben cinque ministri” aggiunge Treu rivelando l’interesse dell’Angola ad acquisire le corvette classe Minerva di prossima radiazione ma che nei ranghi della Marina angolana potrebbero avere ancora una lunga vita utile a protezione delle acque della Zona economica esclusiva.

L’ammiraglio è invece scettico circa le voci di un prossimo acquisto di portaerei di seconda mano (Garibaldi o Principe de Asturias spagnola) da parte angolana.  “La Marina angolana dispone di appena 2 mila uomini operativi, poco più del doppio dell’equipaggio del Garibaldi e dovrà crescere un passo alla volta”. Più probabile quindi che l’interesse verso unità dotate di ampio ponte di volo possa in futuro portare l’Angola a guardare a navi con capacità anfibie e di imbarco di elicotteri come gli LPD classe San Giorgio, unità idonee anche all’esigenza di collegamento con l’énclave di Cabinda, priva di continuità territoriale con il territorio angolano ma le cui acque sono ricche di petrolio.Eventuali forniture militari all’Angola e in generale ai Paesi africani necessitano però di un diretto e puntuale coinvolgimento del governo italiano, aspetto sul quale Analisi Difesa ha già avuto modo di insistere in occasione della mancata visita a Luanda del ministro Mario Mauro.

A fronte delle polemiche suscitate dalla missione del 30° Gruppo Navale suona paradossale notare che in tutte le tappe finora effettuate dalle navi italiane fossero presenti solo gli ambasciatori e che nessun ministro o sottosegretario (escluso Lapo Pistelli giunto a bordo del Cavour in Bahrein) sia venuto a sostenere “il made in Italy”  abbinando la sosta delle navi a visite ufficiali. Forze armate e aziende (non solo del settore Difesa) hanno fatto squadra per dar vita a un’operazione che promuove il Paese sul piano globale perché, come ha sottolineato l’ammiraglio Treu, “il Cavour è un esempio delle capacità complessive dell’Italia”. Ancora una volta è l’assenza della classe politica a indebolire la possibilità di “fare sistema” per davvero e attuare una robusta penetrazione in aree del globo che costituiscono importanti mercati che sarebbe grave lasciare alla concorrenza.

Foto Marina Militare

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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