L’intelligence pakistano nascose Osama bin Laden

ANSA- I servizi segreti pachistani, ed in particolare il potente Isi (Inter-Service Intelligence) nella persona del suo capo, generale Ahmed Shuja Pasha, sapevano perfettamente che Osama bin Laden era nascosto in una casa di Abbottabad, dove fu ucciso quasi tre anni fa nel corso di un’ operazione di un commando dei Navy Seal americani. Una tesi che però un portavoce militare pachistano ha definito “totalmente infondata”. In un lungo articolo intitolato “Quello che il Pakistan sapeva su Bin Laden” e scritto sotto forma di anticipazione di un libro di imminente pubblicazione di Carlotta Gall, corrispondente dalla zona fra il 2001 e il 2012 ed ora in Maghreb, si sostiene che gli Usa avevano “prove dirette” del fatto che il generale Pasha sapeva della presenza del capo di al-Qaeda ad Abbottabad. Questi particolari sono però stati categoricamente smentiti oggi da un alto ufficiale pachistano che ha affermato: “Non c’è alcuna verità nel racconto del New York Times. E’ una storia totalmente infondata. Nessuno in Pakistan sapeva della presenza di Osama bin Laden”. Citado una fonte anonima su cui basa parte delle sue rivelazioni, la giornalista sostiene che presso l’Isi c’era un ufficio speciale riguardante il terrorista più ricercato del mondo.

“Era organizzato in modo indipendente – precisa la Gall – ed era guidato da un ufficiale che prendeva le sue decisioni e non aveva alcun superiore. Si occupava solo di una persona: Osama bin Laden”. Ma chi aprì le porte del Pakistan al capo di Al Qaeda? La giornalista rivela che un ex capo dell’Isi ed ora generale a riposo, Ziauddin Butt, gli disse che a suo avviso “era stato il generale Pervez Musharraf a dare ospitalità a Bin Laden, ma che non aveva alcuna prova a sostegno di questa ipotesi”. Un personaggio centrale secondo la ricostruzione dei rapporti fra Bin Laden e l’Isi è stato il leader militante Qari Saifullah Akhtar, conosciuto come ‘Il Padre della Jihad’. Ci sarebbe stato lui dietro il tentativo di assassinare Benazir Bhutto nel 2007 al suo ritorno in Pakistan. E sempre lui avrebbe portato via Bin Laden su una motocicletta all’arrivo degli americani in Afghanistan nel 2001. E ancora prima, nel 1998, Akhtar salvò il capo di al-Qaeda da un bombardamento americano sul suo accampamento. Arrestato più volte dopo gli attacchi dell’11 settembre, non è mai stato incriminato ed è stato sempre rilasciato dall’Isi. Localizzato apparentemente con la complicità di un medico pachistano al soldo della Cia, Shakeel Afridi, il terrorista saudita fu attaccato ed ucciso il 2 maggio 2011 da militari Usa nella casa in cui aveva trovato riparo da alcuni anni.

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