Marò: l’Italia verso l’arbitrato internazionale
Ansa – Il caso marò’ si avvia verso l’arbitrato internazionale. A due anni dall’incidente in cui due pescatori indiani, scambiati per pirati, rimasero uccisi in acque internazionali, il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha annunciato quello che potrebbe essere “il prossimo passaggio” per sbloccare il caso e togliere all’India un processo di cui Roma rivendica la giurisdizione. “Ne discuteremo con loro e con i loro avvocati”, ha spiegato il ministro parlando alle Commissioni Esteri di Camera e Senato ritenendo “giusto che il parlamento sia informato” degli sviluppi della vicenda che coinvolge i due fucilieri e del fatto che il governo Renzi “sta andando avanti sulla strada dell’arbitrato”. L’esecutivo continua inoltre a “percorrere la strada dell’internazionalizzazione”, cioè il coinvolgimento di partner e organizzazioni internazionali, già avviata dal precedente governo: ieri, ha ricordato Mogherini, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha assicurato al ministro dell’Interno Angelino Alfano, in visita a New York, che “le Nazioni Unite saranno in prima linea sulla necessità di risolvere la questione non in modo bilaterale (come Ban aveva affermato settimane fa, facendo infuriare il parlamento italiano, ndr), ma in un contesto internazionale”. Già domani il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, John W. Ashe, potrebbe sollevare il tema negli incontri politico-diplomatici che avrà nei quattro giorni di visita a New Delhi, così come ha lui stesso annunciato sempre ieri ad Alfano. Ed è tornato in India anche l’inviato speciale del governo italiano, Staffan De Mistura, “per seguire gli sviluppi nei prossimi giorni in vista dell’udienza della prossima settimana”, ha affermato Mogherini. La Corte Suprema indiana riaprirà infatti il 24 marzo dopo la chiusura per le vacanze e dovrà decidere su diverse questioni: tra queste la richiesta formulata direttamente da Massimiliano Latorre e Salvatore Girone di escludere dalle indagini la polizia investigativa Nia che – senza la legge antipirateria Sua Act cui il governo indiano ha già rinunciato – secondo la difesa italiana non ha più motivo di operare nel processo a loro carico.
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