Quei nazisti che piacciono tanto a Ue e Nato
Chi l’avrebbe mai detto che avremmo visto l’Unione Europea e la Nato mobilitarsi in Ucraina per soccorrere nazisti, anti semiti e movimenti che discriminano gli omosessuali? Venerdì scorso l’Unione Europea si è affrettata a garantire l’associazione a un governo ucraino imposto “dalla piazza” che ha spaccato in due il Paese ed è composto da ministri di partiti che non hanno vinto elezioni nazionali buona parte dei quali si richiamano apertamente all’ideologia nazista.
Quell’Europa sempre pronta a censurare atteggiamenti discriminatori e razzisti nei confronti di popoli, culture e orientamenti sessuali, quella Ue che ha sollevato l’allarme per l’affermazione politica di Alba Dorata in Grecia, che si scandalizza per e iniziative di Casa Pound, Forza Nuova e persino della Lega Nord ha garantito al governo ucraino un rapidissimo processo di associazione all’Unione che ci costerà subito una dozzina di miliardi di euro (nostri) e in futuro chissà quanto altro denaro.
Soldi con cui (perché nessuno lo dice?) si poteva alleviare la drammatica austerity greca o consentire all’Italia e ad altro Stati di alleggerire la pressione del rapporto deficit/Pil imposta da Bruxelles.
Frau Merkel e van Rompuy, dopo aver affamato greci e ciprioti, ridotto al disastro le economie del sud Europa scambiandosi sorrisini di scherno circa l’Italia (che il prode Matteo Renzi ha incassato senza neppure farsi prestare da Beppe Grillo un sonoro “vaffa”) ci impongono di adottare l‘Ucraina.
Un Paese che, come ha ricordato su Il Giornale Gian Micalessin, ha “un debito di 410 miliardi dollari, un rapporto deficit/Pil all’8 per cento e casse così vuote da non riuscir a trovare neppure i 25 miliardi di dollari per arrivare a fine anno. Un’Ucraina a cui dovremo allungare 15 miliardi di dollari per rimpiazzare i prestiti russi e regalare un bel po’ di gas per consentirle di sopravvivere senza quello del cattivo Putin”.
Possibile che a tutti partner le cose stiano bene così? Possibile che nessun movimento o ong per i diritti umani si indigni per l’ingombrante presenza nazista nel governo ucraino? Il Fronte National di Marine Le Pen è reazionario e i nazisti di Svoboda e Pravij Sektor sono “freedom fighters”? Eppure quando l’Ue stanziò 11 miliardi di aiuto a Kiev il vice ministro degli Esteri italiano, Lapo Pistelli, aveva fatto notare a Radio 1 Rai “che se l’Europa avesse offerto il 20% di quella cifra per il risanamento e lo sviluppo dell’area mediterranea, penso a Egitto, Libia, Tunisia, avremmo avuto sicuramente meno turbolenze. Quindi voglio vederci chiaro su questa proposta di Barroso” aveva concluso Pistelli.
Ci faccia sapere cosa ha saputo o dedotto ma a noi pare che a Germania intenda far pagare alla Ue il suo programma di “annessione” politica ed economica dell’Ucraina. Progetto condiviso da Polonia e anglo-americani che puntano però a mettere in scacco la Russia e taglia farla fuori dall’area europea. Fantapolitica ?
Pare proprio di no. Basterebbe rileggere il libro “The Great Chessboard” di Zbigniew Brzezinki (nella foto a sinistra) uscito nel 1997 nel quale l’accademico di origine polacca ed ex Consigliere per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Carter chiarì senza esitazioni il ruolo dell’Ucraina.
“Senza l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero eurasiatico. Tuttavia, se Mosca riprende il controllo su Ucraina, con i suoi 52 milioni di persone e grandi risorse, nonché l’accesso al Mar Nero, la Russia ritrova di nuovo automaticamente i mezzi per diventare un potente Stato imperiale, che attraversa l’Europa e l’Asia.”
Per perseguire un obiettivo di così vasta portata si può anche fare comunella con i nazisti che affiancano il più presentabile partito Patria della filo-americana Iulia Timoshenko. Come conciliare tanta accoglienza ai “camerati” ucraini con le perplessità dei nostri partner europei e le preoccupazioni per le “derive fasciste” quando in Italia vinceva le elezioni il centrodestra con Alleanza Nazionale? Quel sincero democratico di Elio Di Rupo, vice premier belga nel 1994, si rifiutò di stringere la mano a Pinuccio Tatarella, ministro del primo governo Berlusconi, perché esponente di un partito ex fascista.
Oggi che è premier, il socialista e gay dichiarato Di Rupo stringerà la mano ai tanti ministri ucraini di area neonazista? A quanto pare a Bruxelles (e soprattutto a Berlino e Varsavia) sono tutti amici, anzi “camerati” dell’Ucraina alla faccia dei principi sui quali si basano tutte le leggi che da noi limitano la libertà di espressione (istituite anche in Italia) per punire persino le parole e non solo i comportamenti “discriminatori”.
Di fatto l’Unione Europea abbraccia i nazisti ucraini così come in questi anni ha tollerato l’estremismo musulmano e le discriminazioni sociali e di genere praticate all’interno delle comunità islamiche che vivono in Europa.
Come spiegare l’appoggio senza riserve che Nato e Ue hanno accordato al governo ad interim ucraino in cui hanno un peso enorme partiti come Svoboda (Libertà) costituito col nome più esplicito di “Partito Nazionale e Sociale dell’Ucraina” o il Settore Destro e Una-Unso (Assemblea nazionale ucraina-Auto difesa del popolo ucraino).
Movimenti il cui accesso al governo ad interim di Kiev è stato garantito dalle armi e dalla violenza non certo da libere elezioni. Le ideologie e i programmi politici formulati apertamente da questi movimenti non sarebbero legali in Europa ma evidentemente nell’ambito del progetto di sottrarre l’Ucraina all’orbita russa e assestare un duro colpo strategico ed economico a Mosca anche i nazisti possono diventare utili alleati da difendere mobilitando le forze della Nato.
Un’operazione che la propaganda Occidentale cerca di presentarci con note di linguaggio che tendono a semplificare i fatti e a nascondere la matrice ideologica del “nuovo che avanza” in Ucraina. Con la complicità o l’assenso tacito di molti grandi media, i fatti del Maidan vengono presentati come il risultato di una “rivoluzione popolare” a Kiev e ai partiti politici che comandano oggi in Ucraina spesso non viene attribuita l’etichetta di neonazista, razzista o neofascista che i media non risparmiano mai a movimenti presenti in Occidente ben più blandi sul piano ideologico.
L’obiettivo di questa campagna propagandistica sembra essere quello di ricreare un clima di Guerra Fredda, che ne ricalchi gli schemi nonostante questi siano “scaduti” da un bel pezzo, per consolidare il consenso a quella che potremmo chiamare “Operazione Maidan” e far passare sotto silenzio e senza contrasti interni all’Occidente l’assimilazione dell’Ucraina in Ue e Nato.
Una campagna propagandistica che sta avendo successo come se esistesse ancora la Cortina di Ferro, l’URSS e il Patto di Varsavia.
Curioso che in questa vicenda la censura dell’Occidente sia a rivolta al “nazionalismo” russo ma non a quello ucraino e sia stata rimossa dai media la cancellazione del russo dalle lingue ufficiali del Paese decisa dal nuovo Parlamento di Kiev nel quale non erano più presenti i deputati russi o russofoni.
Intendiamoci, quanto a propaganda anche la Russia non scherza, enfatizzando proprio la presenza di partiti nazisti a Kiev, ma non si può negare che in Occidente, forse per nascondere la natura autoritaria della nuova leadership, l‘attenzione mediatica è stata subito spostata sulla Crimea sottolineando l’illegalità di un referendum che di certo è stato unilaterale ma ha però fotografato e rappresentato la volontà popolare della penisola.
Difficile in caso contrario spiegare il 97 per cento dei voti a favore del distacco da Kiev o il fatto che 16 mila dei 18 mila soldati ucraini presenti in Crimea hanno cambiato uniforme e oggi operano agli ordini di Mosca. Certo la posizione della Ue è coerente con la sua tradizionale ostilità a tutto ciò che ha a che fare con la volontà popolare forse perché tutti i popoli che hanno avuto la fortuna di poter votare se aderire o meno a Ue ed Euro hanno detto no e gli unici due chiamati ad approvare la Costituzione europea (francesi e olandesi) l’hanno respinta.
Mi rendo conto che a criticare l’Europa si rischia di prendersi un “vaffa” dall’ex Ministro della Difesa, Mario Mauro, ma qualcuno ci dovrà pur spiegare il “valore aggiunto” dei nazisti ucraini, digeribili e persino attraenti per una Ue di solito schizzinosa di fronte a movimenti con simili ideologie.
La migliore conferma che dietro alla “rivoluzione” ucraina si nasconde un duro attacco alla Russia è rappresentata proprio da questo inspiegabile entusiasmo dell’Occidente (per meglio dire dei Paesi che lo guidano) per il governo ad interim ucraino che ha appena costituito una Guardia Nazionale composta in buona parte dai “gruppi di autodifesa” formatisi durante la protesta del Maidan e che verrà impiegata per compiti di sicurezza, ordine pubblico controllo delle frontiere e antiterrorismo.
Se verrà impiegata, come sembra, nelle province orientali popolate per lo più da russofoni e russofili, il rischio concreto è che si scateni contro le comunità e gli attivisti filo russi. Eventualità di fronte alla quale, lo sappiamo già, Putin non starà a guardare.
Ma vediamo un po’ più da vicino alcuni dei nostri nuovi amici nazisti ucraini che occupano molti ministeri e ruoli di rilievo. Il vicepremier è Oleksandr Sych che, come ha ricordato Anna Mazzone su Panorama.it, il 4 febbraio scorso affermò in Parlamento che “la dittatura fascista è il modo migliore per governare un Paese.
Svoboda, che nel suo programma vuole vietare l’aborto anche in caso di gravidanze dovute a stupri, alle ultime elezioni ha ottenuto il 10 per cento dei voti ed esprime oggi diverse chiave dell’esecutivo di Kiev. Incluso il ministro della Difesa, Igor Tenjukh e il Segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa, Andriy Parubiy.
Svoboda esprime anche i ministri dell’Ambiente (Andriy Mokhnik), dell’Agricoltura (Igor Shvajka) e della pubblica istruzione (Sergej Kvit). Incarichi che non sembrano suscitare allarmi in Europa benché nel programma del partito figurino il bando dei partiti comunisti, lo sviluppo di un arsenale nucleare e l’obbligo di indicare sui documenti l’appartenenza etnica e religiosa. Il programma politico di Svoboda prevede anche l’adesione dell’Ucraina a Nato e Ue, sarà per quello che in Occidente nessuno rifiuta di stringere la mano ai suoi esponenti.
Ihor Miroshnychenko, deputato al Parlamento di Kiev sostiene che “l’omosessualità sarà bandita perché è una malattia che aiuta a diffondere l’Aids”. Dopo le censure che Barack Obama, molte cancellerie occidentali e il movimento gay internazionale hanno rivolto a Vladimir Putin durante le Olimpiadi di Sochi accusandolo di non essere “gay friendly”, contro Miroshnychenko non si è mosso neppure un Vladimir Luxuria.
Il “rivoluzionario” ucraino deve risultare inoltre molto più simpatico di Carlo Giovanardi considerato che non risultano proteste delle organizzazioni per i diritti dei gay davanti alla sede della Commissione Europea.
Come ricorda Franco Fracassi in un documentato articolo sul sito Megachip, nel libro “Nazionalsocialismo” Miroshnychenko illustra l’ideologia di Svoboda includendo tra i “vate” che ispirano il partito Joseph Goebbels e altri gerarchi nazisti.
Non c’è da stupirsi che il Centro Simon Wiesenthal abbia definito Svoboda “uno dei cinque partiti più anti-semiti del pianeta” ma c’è da meravigliarsi che in Europa nessuno se ne sia accorto.
Non dimentichiamo infine Dmitri Jarosh, leader dei neonazisti del “Pravij sektor” che si è candidato a presidente della Repubblica e non ha mai lesinato le lodi ai camerati greci di Alba Dorata. Da Europa e Nato sono considerati amici e alleati anche i militanti nazionalisti e antisemiti di Una-Unso, acronimo di “Assemblea nazionale ucraina-Auto difesa del popolo ucraino”, movimento che esprime il ministro della Gioventù e dello Sport, Dimitri Bulatov noto per aver inviato volontari a combattere i russi in Cecenia.
Solo fino a ieri li avremmo definiti fiancheggiatori e complici dei terroristi islamici. Oggi sono partner europei.
Foto: Reuters, AP, Novosti
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.