Al DIMDEX il Qatar fa il pieno di commesse militari

da Doha
Il piccolo salone della Difesa qatarino dedicato soprattutto al settore marittimo DIMDEX ha fornito quest’anno un importante visuale della situazione che sta vivendo il Qatar sul piano politico-strategico e militare. In testa alle classifiche mondiali per reddito pro capite (101 mila dollari annui nel 2012) , l’emirato è il secondo esportatore mondiale di gas ed è abitato da 2,1 milioni di persone per il 75% immigrati stranieri. Il 20 per cento della popolazione è nepalese, gli indiani sono circa 600 mila, cioè il doppio dei cittadini qatarini mentre Doha è pronta ad assumere un altro milione di lavoratori stranieri per le grandi opere necessarie ad ospitare i Mondiali di Calcio del 2022.

Gas e petrolio hanno certo favorito l’ascesa del Qatar come ”potenza”  globale capace di influenzare con I suoi massicci investimenti le decisioni politiche dei Paesi europei e di influire sulle cosiddette rivoluzioni arabe sostenendo la Fratellanza Musulmana in Tunisia, Egitto e Gaza (Hamas). Una politica spregiudicata che ha determinato forti tensioni con Arabia Saudita, Emirati, Bahrain e le alter petromonarchie del Golfo Persico riunite nel Gulf Cooperation Council. Paesi preoccupati dal successo della Fratellanza Musulmana che pur mantenendosi su posizioni islamiste ha il “cattivo gusto” di puntare su sistemi politici basati su elezioni democratiche. Un vizio certo malvisto dalle  monarchie ereditarie del Golfo che per la prima volta hanno isolato il Qatar accusandolo di sostenere “i terroristi” (la fratellanza è stata messa fuori legge a Ryad come al Cairo) ritirando gli ambasciatori di Doha in concomitanza con l’inasprimento delle repressioni contro I Fratelli Musulmani decretato dal governo egiziano sostenuto dai sauditi. Pur non trattandosi del primo screzio con i potenti vicini sauditi (dispute di confine vennero risolte da un accordo nel 1993)  nessuno si aspetta un intervento armato di Ryad come quello attuato dal GCC in Bahrein in occasione della rivolta sciita, resta però evidente l’obiettivo di influenzare con decisione il giovane emiro Tamin bin Hamad al-Thani, da poco salito al trono su indicazione del padre Hamad bin Khalifa al-Thani.

Il contesto strategico del Qatar, intimidito dai vicino arabi e alle prese (come gli altri Stati del GCC) con il rivale Iran sembrerebbe giustificare la continua ascesa delle spese militari in una corsa al riarmo che coinvolge in particolare l’area del Golfo e che ha mostrato i suoi riflessi alla DIMDEX,  Naval Defence and Maritime Security Exhibition, chiusasi giovedì 27 marzo con l’annuncio di contratti per oltre 23,9 miliardi di dollari firmati da Doha con 20 fornitori di Stati Uniti, Germania, Francia, Turchia, Italia e Cina.

I contratti
La crisi diplomatica con i vicini, che la Lega Araba sta cercando di ricucire, ha ridimensionato le aspettative della manifestazione alla quale erano attesi 175 espositori, 80 delegazioni da 53 Paesi e la presenza di 20 navi militari nel porto commerciale di Doha (tra le quali non è mancato il cacciatorpediniere italiano Mimbelli) ma non sembra aver influito sul business incassato soprattutto da francesi e statunitensi.

La visita del ministro della Difesa francese Jean Yves le Drian, al suo sesto viaggio a Doha in sei mesi, ha coinciso con l’annuncio dell’acquisto per quasi 2 miliardi di euro di 22 elicotteri NH-90 dal consorzio guidato da Airbus ma nel quale ha un ruolo rilevante anche Agusta Westland che realizzerà le 10 machine destinate alla Marina. Un contratto messo a punto a quanto pare dopo la visita a Brest del ministro della Difesa del Qatar, generale al-Atiya, le cui prospettive di sviluppo anche per quanto riguarda i missili MBDA Marte eliportati e lanciabili da batterie costiere è stato trattato nei giorni scorsi da Analisi Difesa. Grande cliente dell’industria francese, il Qatar acquisterà 2 aerei tanker Airbus A330 (per 500 milioni di euro) che aumenterebbero le sue capacità di proiezione strategica (le forze aeree dispongono già di 4 cargo strategici Boeing C-17 ma stanno guardando anche all’A-400 M di Airbus) mentre il cacciabombardiere Rafale sembra essere ancora in gara per i programmi di rinnovamento delle forze aeree e circolano voci non confermate di un  possibile annuncio atteso per giugno, quando l’miro del Qatar è atteso a Parigi, per un ordine iniziale per 36 velivoli.

Oltre ai tanker Airbus Defence and Space può vantare in Qatar anche il successo del dispiegamento completo del National Security Shield (NSS)  gestito dalle guardie di frontiera e guardia costiera che consente il controllo complete dei 600 chilometri di confine terrestri e delle acque costiere del Paese con radar e sensori in posizioni fisse e su veicoli. Cassidian Optronics Gmbh  (società di Airbus Defence and Space) ha incassato invece una commessa da 40 milioni di euro dalla Krauss Maffei e Rheinmetall per fornire sistemi di visione ottici e optronici destinati ai 62 tank Leopard 2A7 e ai 18 semoventi Pzh-2000  che l’esercito del Qatar ha ordinato l’anno scorso per 1,89 miliardi di euro. Le aziende statunitensi hanno incassato commesse per 7,6 miliardi. Boeing ha confermato l’ordine qatarino per 24 elicotteri da attacco AH-64E Apache per 2,4 miliardi di dollari e tre aerei da sorveglianza aerea ed elettronica B-737 AEW&C. per 1,6 miliardi di dollari mentre Lockheed Martin ha ottenuto un contratto da 375 milioni di dollari per il supporto all’accademia dell’Aeronautica del Qatar. Doha, che ospita la base statunitense di al-Udeid sede di reparti aerei e del comando aereo del Central Command, ha in acquisizione da Raytheon i sistemi da difesa aerea con capacità contro i missili balistici antimissile Patriot PAC-3 per quasi 10 miliardi di dollari in base a un accordo risalente al 2012 il cui contratto relativo ad aggiornamento dei missili, supporto e addestramento  per un valore di 2 miliardi, è stato reso noto al DIMDEX. In chiusura anche la contrattazione per 500 missili anticarro Javelin realizzati da Lockheed Martin e Raytheon per un valore stimato 37 milioni di dollari.

Un contratto da 220 milioni di dollari è andato invece ai cantieri navali turchi Ares (foto a sinistra)  per costruire 17 motovedette (2 Hercules da 46 metri,10 Ares 110 da 33 metri e 5 Ares 75 da 23 metri) per la Guardia Costiera del Qatar da consegnare tra il 2016 e il 2018 a conferma di una crescente presenza turca sul mercato della Difesa del Golfo e ben tangibile al DIMDEX. Altri cantieri turchi, Yonca-Onuk, sui sono aggiudicati un contratto da 32 milioni di euro per 4 motovedette da 20 metri e, sempre in campo navale con i cantieri navali qatarini Nakilat-Damen sono stati sottoscritti contratti per sei pattugliatori da 50 metri e una nave da 52 metri per il supporto alle ricerche subacquee. Altri accordi commerciali sono stati firmati con Dassault e Thales  per la manutenzione e i sistemi elettroni della linea di volo dei Mirage 2000 (70 milioni di euro) e con molte altre aziende internazionali (US Ordnance, Wescam, Kelvin Hughes, Aselsan, Snecma …..).

Gli italiani a Doha
La penetrazione italiana in Qatar registra progressi anche sul fronte della cooperazione militare. Piloti qatarini vengono a studiare nelle scuole italiane e personale della nostra Aeronautica addestra e assiste la Qatar Air Force nella gestione dei cargo C-130J mentre incursori del 9° reggimento Col Moschin sono impegnati ad addestrare l’unità d’élite che si occupa della protezione personale dell’emiro.

Al DIMDEX il successo italiano di maggior rilievo è il contratto da 340 milioni per la fornitura del sistema di sorveglianza di Selex ES basato sul radar multifunzionale Kronos cui sui aggiungono gli accordi per il missile antinave MBDA Marte destinati agli elicotteri NH-90 della Marina del Qatar. Circa questo missile l’emirato sembra interessato a dotarsi anche delle nuove batterie costiere presentate al DIMDEX  (una seconda visita in Italia di una delegazione della Qatar Navy è prevista in questo mese) e gira voce che potrebbe accettare di sostenere i costi di sviluppo della versione Extendend Range del missile italiano in cambio di royalties sulle future esportazioni. Un accordo che ricalcherebbe quelli stipulati da MBDA con i governi francese e britannico (ma non con quello italiano) nell’ambito dell’intesa Team Complex Weapons Portfolio per lo sviluppo di nuove armi missilistiche. Una tipologia di intesa tra Stato e industria utile a sostenere la ricerca e a mantenere know-how e sovranità nazionale che sarebbe opportuno trovasse piena applicazione anche in Italia. Al di là dei contratti siglati il DIMDEX ha costituito un’ottima occasione per fare il punto sulle opportunità che il Qatar e più in generale l’area del Golfo offrono alle aziende italiane, purtroppo anche in questo caso ben poco supportate dal cosiddetto “sistema Paese” considerato che ministri e sottosegretari non si sono fatti vedere al salone del Qatar “presidiato” solo dall’ammiraglio Valter Girardelli, numero due di Segredifesa.

Per la società europea MBDA Missile Systems (25 per cento di Finmeccanica) le gare in atto nel Golfo nei prossimi tre anni hanno un valore stimato circa 3 miliardi di euro un terzo dei quali rappresentati dai contratti in ballo in Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti dove è in discussione una joint venture per assemblare in loco i missili Marte. Circa i missili imbarcati sui velivoli c’è attesa per la decisione del Kuwait sul nuovo cacciabombardiere  e la scelta dell’Eurofighter Typhoon  aprirebbe alla fornitura di armi missilistiche quali i Meteor aria-aria, i Brimstone aria-terra e forse il missile da crociera Storm Shadow adottato già da Emirati e Arabia Saudita.
Ottime prospettive per AgustaWestland dal momento che le Forze Armate del Qatar sono diventati l’operatore militare con la più grande flotta di AW139 con 21 macchine multiruolo più 18 elicotteri dello stesso tipo forniti alla società Gulf Helicopters che li impiega per i collegamenti con le piattaforme petrolifere offshore e si accinge ad acquistare 15 AW-189.  Circa il contratto per gli NH-90 alla Marina del Qatar  la quota di business per l’azienda italiana dovrebbe aggirarsi sul mezzo miliardo di euro. Prospettive anche per proporre ai Paesi del Golfo l’EH-101 in configurazione trasporto VIP e il convertiplano AW 609 impiegabile per compiti di trasporto civile e ricerca/soccorso.  Alenia Aermacchi propone gli addestratori SF-260 TP,  M-345 HET e l’avanzato M-346 Master oltre al pattugliatore marittimo ATR-72ASW mentre sl mercato navale la commessa non imminente per nuove corvette da parte della Marina del Qatar porterebbe probabilmente nuovi ordini al cannone da 127 millimetri di Oto Melara. L’azienda spezzina ha nel Qatar uno dei suoi clienti più importanti considerando che le prime forniture sono iniziate negli anni ’80 con il 76/62mm Compact e la torretta Twin 40/70, seguiti negli anni ’90 dalla 76/62 Super rapido.

I programmi di addestramento delle forze aeree potrebbero aprire spazi anche per i prodotti di Elettronica che punta sui nuovi requisiti emersi nei Paesi arabi del Golfo per un sistema di avvistamento e scoperta precoce degli UAV nel timore di una massiccia penetrazione dei droni iraniani. In quest’ambito l’azienda italiana specializzata in guerra elettronica potrebbe offrire sensori passivi da integrare in una rete radar per localizzare le emissioni dei velivoli teleguidati. Inoltre la possibile affermazioni in Qatar, Kuwait e altri Stato dell’aerea dei velivoli Typhoon, M-346 ed elicotteri NH-90 comporterebbe commesse per Elettronica che fornisce le dotazioni da guerra elettronica così come opportunità  sono attese per le gare tese a equipaggiare un reparto per l’intercettazione delle comunicazioni che l’emirato intende attivare per la sicurezza dei Mondiali di Calcio del 2022.
La regione del Golfo offre prospettive interessanti anche per i siluri  Flash Black E MU-90 di WASS per l’impiego sui navi ed elicotteri  NH-90 e il sonar Black Snake mentre il mercato delle contromisure subacquee, potenzialmente molto vasto in acque ristrette come quelle del Golfo, sembrerebbe soffrire ancora di una carenza di consapevolezza da parte dei Paesi dell’area.

Prospettive interessanti anche nel settore cantieristico dove Fincantieri è presente nel Golfo con la joint venture dei cantieri Ethad, attivi negli Emirati Arabi Uniti dal 2010 e che si è aggiudicata la manutenzione di 4 pattugliatori iracheni. Negli Emirati è atteso un nuovo programma di pattugliatori sotto i 100 metri mentre il Qatar potrebbe essere interessata a unità simili alle classi italiane Diciotti e Comandanti. Fincantieri è in grado di offrire un pacchetto completo dalla progettazione alla realizzazione in cantieri locali, dalla gestione alla manutenzione con trasferimento di tecnologie.

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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