F-35, QUESTO (ILLUSTRE) SCONOSCIUTO

Tra le problematiche legate all’acquisto del Joint Strike Fighter e alla partecipazione delle nostre industrie al programma, ce ne sono tre assolutamente cruciali: la piena conoscenza del progetto del velivolo, la conseguente possibilità di ricavarne know how a beneficio di una crescita delle capacità operative degli utilizzatori e della competitività tecnologica dell’industria, e infine la facoltà di esercitare sull’intero “sistema aeroplano” il necessario controllo tanto sul piano militare quanto su quello manifatturiero. Le tre questioni si intrecciano in un puzzle molto complicato, dove l’unica certezza è che soltanto una consistente sovranità su quel sistema mette in grado l’industria nazionale di supportare nel modo migliore il cliente nell’impiego dei suoi aeroplani, senza obbligarlo a chiederne a terzi la facoltà e gli strumenti.

Su questo tema finora non si è discusso abbastanza, almeno fuori della filiera industriale coinvolta e dai ranghi della Difesa. Di sicuro non ha impressionato più di tanto la politica. L’unico riferimento pubblico al problema della sovranità – non molto di più di un semplice cenno – è contenuto nel documento con cui il Partito Democratico ha chiuso per parte sua l’Indagine Conoscitiva sull’acquisizione di sistemi d’arma, e col quale propone una qualche riduzione della prevista flotta italiana di JSF. A metà marzo i quotidiani riferivano di una volontà del Governo Renzi di dimezzarla, portandola da 90 aeroplani a 45, 30 per l’Aeronautica Militare e 15 per la Marina Militare. Per capire come si mettevano le cose martedì 18 marzo “Analisi Difesa” ha sentito uno dei due estensori del documento, l’onorevole Carlo Galli. “La posizione del gruppo PD in Commissione Difesa non è per il dimezzamento ma per la ‘significativa riduzione’ degli F-35. I primi giorni di aprile la Commissione discuterà le conclusioni che i diversi gruppi politici trarranno dall’Indagine Conoscitiva” ha detto Galli. Sulla scorta delle quali, secondo quanto ha dichiarato il ministro della Difesa Roberta Pinotti, il Governo prenderà poi le sue decisioni, non prima però d’aver letto il Libro Bianco sulle future minacce che incombono sull’Italia che il Consiglio Supremo di Difesa di mercoledì 19 ha deciso di far preparare.

Resta il fatto che, per ironia della sorte, un drastica riduzione degli F-35 non farebbe altro che peggiorare la situazione proprio sotto il profilo del know-how, delle ricadute industriali e dell’indipendenza operativa, oltre a ridurre a livelli inaccettabili almeno per l’Aeronautica Militare la reale disponibilità operativa di questi mezzi: secondo stime basate su dati storici, su 30 F-35 nominali, fra riserva strategica, rotazione presso l’industria e/o i centri di manutenzione dei reparti di volo e altre cause di “fermo macchina”, la loro disponibilità media per missione su un periodo di 10 giorni per eventuali operazioni non supererebbe i 4-5 aerei.

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Silvio Lora LamiaVedi tutti gli articoli

Nato a Mlano nel 1951, è giornalista professionista dal 1986. Dal 1973 al 1982 ha curato presso la Fabbri Editori la redazione di opere enciclopediche a carattere storico-militare (Storia dell'Aviazione, Storia della Marina, Stororia dei mezzi corazzati, La Seconda Guerra Mondiale di Enzo Biagi). Varie collaborazioni con riviste specializzate. Dal 1983 al 2010 ha lavorato al mensile Volare, che ha anche diretto per qualche tempo. Pubblicati "Monografie Aeree, Aermacchi MB.326" (Intergest) e con altri autori "Il respiro del cielo" (Aero Club d'Italia). Continua a occuparsi di Aviazione e Difesa.

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