Guardia Nazionale ucraina contro la polizia a Mariupol

Reportage di Claudio Salvalaggio ANSA

Barricate di pneumatici e cassonetti della spazzatura, resti di molotov, edifici sventrati dalle cannonate e ancora fumanti, fiori per le vittime, un tank catturato, incendiato e trasformato in trofeo di guerra: dopo i feroci scontri di ieri tra le forze governative e quelle filorusse, con un bilancio di vittime ancora controverso, si è svegliata con queste immagini da incubo Mariuopol, importante centro portuale sul mare di Azov, la seconda città della regione ucraina orientale di Donetsk, con quasi mezzo milione di abitanti che lavora in gran parte nelle industrie metallurgiche.

Da Donetsk sono 120 km verso sud, lungo l’autostrada H20, quasi deserta “perchè ormai qui la benzina costa troppo”, spiega il tassista, Vassili, filorusso convinto: carri armati leggeri ad uno dei tre checkpoint, un paesaggio bucolico di campi verdi e di fertile terra nera a perdita d’occhio interrotto solo dai ‘terikon’ (i resti degli scavi delle miniere di carbone), la statua all’operaio metallurgico e le ciminiere sbuffanti che annunciano l’arrivo a Mariuopol.

La città è in lutto, ha paura di nuovi scontri ed e’ sdegnata per il blitz di ieri delle forze di Kiev. L’atmosfera è surreale. Avvicinandosi al municipio ancora fumante, un parallelepipedo bianco di cinque piani, ci sono le barricate con le tracce dei combattimenti. Quella più vistosa è un blindato catturato e incendiato, uno di quelli che ieri la gente tentava di fermare con il proprio corpo. Per terra c’è una scarpa, forse di una delle vittime. Davanti all’edificio si aggirano pochi filorussi, in gran parte figure marginali, che puzzano di alcol o danno segni di squilibrio: una cecena in mimetica che minaccia con una mazza chiunque scatti foto, giovani sbandati armati di coltelli e pistole, veterani dell’Afghanistan che mostrano i loro tatuaggi. Al mini parco giochi a due passi dalle rovine del municipio alcuni bambini giocano i

ncuranti su una montagna di sabbia. ”Ieri io ero qui, abbiamo cercato di fronteggiare i militari di Kiev ma quelli erano armati, hanno sparato in aria, a me hanno anche puntato una pistola in faccia”, racconta infuriato Dmitri, accanto alla moglie e ai due figli grandi, tutti indignati per l’attacco con i carri armati. ”Ma come si fa a usarli contro la gente?”, chiede. Si sente il rumore di spari. ”Stanno tornando”, dice qualcuno, mentre comincia un mezzo fuggi fuggi. Sono solo deflagrazioni del tank ancora in fiamme, ma gli abitanti hanno paura, molti tornano a casa. A poche centinaia di metri, in via Gheorgivskaya, c’è la caserma della polizia, un grande edificio d’angolo a tre piani, teatro ieri di uno dei peggiori scontri della guerra civile in Ucraina sudorientale. I vigili del fuoco sono ancora al lavoro, mentre molti curiosi stazionano sul posto o portano fiori per i poliziotti morti.

Secondo la versione più accreditata raccolta dall’ANSA tra i testimoni locali, ieri sono arrivati due bus carichi di militanti ultranazionalisti ucraini di Pravi Sektor (molti dei quali inquadrati nella Guardia nazionale, dopo essere stati protagonisti degli scontri della rivolta di Maidan a Kiev, ndr) che hanno intimato agli agenti di arrendersi dopo che questi si erano rifiutati di liberare con la forza il municipio, occupato dai filorussi.

Di fronte alla loro resistenza è iniziato lo scontro, nel quale sarebbero stati usati almeno 4 carri armati leggeri, e un incendio. Il ministro dell’Interno ucraino, Arsen Avakov, parla di 21 morti, le autorità sanitarie della Regione di Donetsk di 7 morti e 39 feriti, mentre secondo i separatisti le persone uccise sarebbero ”almeno dieci”. Ma è la prima volta che le forze armate ingaggiano un duello con la polizia dello stesso Paese. E sul municipio è rimasta la bandiera della Repubblica del Donbass.

Foto: Marko Djurica, Reuters/Contrasto da L’Internazionale

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