Tripoli ci ricatta e Roma non paga i marinai

L’Italia spende centinaia di milioni per raccogliere e accogliere decine di migliaia di immigrati clandestini ma non paga le indennità di navigazione ai marinai dell’operazione Mare Nostrum. Un ennesimo paradosso che getta ulteriore discredito sulla gestione dell’emergenza immigrazione che ci vede unico Paese al mondo ad utilizzare le forze armate non per difendere i confini nazionali ma bensì per spalancarli a chiunque possa pagare il pizzo alle mafie nordafricane per oltrepassarli. Un paradosso denunciato venerdì scorso all’agenzia Adnkronos dal Cocer Marina, l’organo di rappresentanza del personale militare e che suona ancora più grave se si considera che i militari subiscono già da quattro anni (come altri dipendenti pubblici) il blocco delle retribuzioni cui si aggiunge ora il mancato pagamento del cosiddetto “Compenso forfettario d’impiego”.

“I nostri militari professionisti, che lavorano con senso del dovere nei confronti della nostra Repubblica e rispetto della vita umana, non hanno ricevuto gli emolumenti previsti dall’inizio del 2014″ hanno spiegato fonti del Cocer aggiungendo che “il ministro della difesa Roberta Pinotti. parlando delle attività svolte nell’ambito di Mare Nostrum, ha dichiarato che l’operazione costa circa 9,3 milioni al mese, di cui sette per il funzionamento dei mezzi e il resto per le indennità del personale. Ad oggi il nostro personale imbarcato ancora non ha visto niente.

I marinai interessati dal provvedimento sarebbero circa 750  imbarcati su 5/6 navi che percepiscono, dopo i primi due giorni d’imbarco, un’indennità oraria di circa 4 euro per ogni ora eccedente le otto di servizio, il doppio la domenica e i festivi. Considerato che le navi restano assegnate all’operazione Mare Nostrum per due o tre mesi con brevi soste a terra (che in genere coincidono con lo sbarco degli immigrati raccolti in mare) si tratta di cifre pari a 6/700 euro netti al mese per ogni militare imbarcato. Se si considerano i quattro mesi di arretrati i membri degli equipaggi della decina di navi che da gennaio si sono alternate nella missione ci sono circa 1.500 marinai che attendono  il pagamento di cifre attorno ai 3 mila euro a testa di indennità maturata negli ultimi 4 mesi. In tutto si tratta quindi di circa 4,5 milioni di euro, ben poca cosa rispetto ai 210 milioni stanziati in novembre dal governo Letta per accogliere e assistere gli immigrati o ai 6 miliardi di euro che la Legge di Stabilità assegna alla Marina nei prossimi anni per rinnovare la flotta.

Quanto dovranno attendere i marinai per incassare il dovuto ? “Non si sa nulla , su Mare Nostrum ci sono molte incognite” ha sottolineato al quotidiano Libero   il maresciallo Antonello Ciavarelli del Cocer Marina. “per questo il Cocer si è fatto interprete delle preoccupazioni degli equipaggi sotto l’aspetto retributivo ma anche in considerazione delle difficili condizioni di vita che a bordo delle navi i marinai condividono con i clandestini soccorsi in mare ”.

Il Cocer Marina ha approvato una delibera per il pagamento del Compenso Forfettario d’impiego sottolineando come “il ritardo con cui viene corrisposto quanto maturato determina preoccupazione nel personale, oltre che una sensazione di mancata attenzione dei sacrifici a cui quotidianamente sono sottoposti”. Il Cocer, quindi, nella delibera chiede alle istituzioni “di intervenire, con l’urgenza che il caso richiede, al fine di sbloccare i pagamenti dei compensi già maturati in modo da consentire la corresponsione con il primo cedolino utile, autorizzando il pagamento nei limiti di sostenibilità finanziaria, almeno per il primo bimestre dell’anno e prospettato allo Stato Maggiore della Difesa la definizione della prima tranche di assegnazione”.

Insomma, i marinai chiedono educatamente di incassare almeno gli arretrati del primo bimestre dell’anno. Per ogni equipaggio sono previsti 120 giorni annui di navigazione ma l’intenso impegno di Mare Nostrum (con oltre 30 mila clandestini portati a terra solo dall’inizio dell’anno (altri 43 mila sono sbarcati nel 2013) potrebbe  aver gonfiato le spese per le indennità a carico dell’amministrazione della Marina e della Difesa.

Del resto già il 25 ottobre scorso, a operazione appena iniziata, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, aveva evidenziato la necessità di sostenere finanziare l’operazione Mare Nostrum  “partita con brevissimo preavviso, dopo la tragedia di Lampedusa, in un momento – a fine anno – in cui le risorse sono quasi esaurite”. Intanto il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in un’intervista a Virus, su Raidue, ha detto venerdì che “il problema non è la piccola cifra, 9 milioni al mese, spesa per Mare Nostrum” sottolineando che “nel giro di cinque o sei anni l’Italia potrebbe avere dall’Africa l’autosufficienza energetica”.  Affermazione che suscita perplessità. Se i costi di Mare Nostrum sono “una piccola cifra” perché non si trovano gli spiccioli per pagare i militari imbarcati?

Quanto all’autosufficienza energetica qualcuno spieghi a Renzi che la si ottiene solo ricavando dal territorio nazionale le risorse necessarie come potrebbe fare l’Italia se, ad esempio, sfruttasse i giacimenti di gas e petrolio dell’Adriatico che stiamo lasciando integralmente ai croati.  Se invece parliamo di forniture energetiche dall’estero più o meno garantite all’Italia l’ottimismo del premier appare fuori luogo anche perché contare sul supporto delle istituzioni di Tripoli potrebbe essere un errore gravissimo. Lo dimostrano anche le dichiarazioni rese il 10 maggio dal ministro dell’Interno libico ad interim Salah Mazek, che in una conferenza stampa  ha minacciato di “facilitare” il transito di migranti clandestini verso l’Europa se l’Unione Europea non aiuterà il suo Paese a combattere questa piaga. Un annuncio dal sapore macabro formulato poche ore prima che nel naufragio di un barcone al largo delle coste della Tripolitania morissero non meno di 40 immigrati clandestini diretti in Italia.

“Lancio un avvertimento al mondo e all’Ue in particolare: se non si assumono le loro responsabilità, la Libia potrebbe facilitare il transito” di migranti verso l’Europa. La Libia ha pagato il prezzo. Adesso spetta all’Europa pagare” ha detto senza fare precisazioni. Mazek ha aggiunto che rientrava da una visita a Parigi dove ha incontrato il suo omologo francese al quale ha chiesto l’aiuto della Francia per trasmettere le preoccupazioni di Tripoli a Bruxelles. Anche durante il regime di Muammar Gheddafi la Libia utilizzò l’immigrazione come mezzo di pressione sull’Europa, ma con il raìs l’accordo lo avevamo trovato con la firma del Trattato di Amicizia del 2010. Ora è tutto da rifare e gli interlocutori libici, vicini ai Fratelli Musulmani, appaiono molto meno stabili e affidabili di Gheddafi.

(con fonte Libero Quotidiano)

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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