Le armi chimiche siriane in rotta su Gioia Tauro

di Laurence Figa’-Talamanca – ANSA
A dieci mesi dalla strage di Ghouta, con centinaia di vittime civili uccise dai gas, le armi chimiche di Bashar al Assad hanno finalmente lasciato la Siria. E ora fanno rotta verso Gioia Tauro, dove potrebbero arrivare nel fine settimana, per il trasbordo sulla nave Usa Cape Ray che le distruggerà. Con alcuni mesi di ritardo sulla tabella di marcia prevista dal piano Opac, Damasco ha completato oggi la consegna delle ultime 100 tonnellate (circa l’8% dell’intero arsenale dichiarato) che erano rimaste bloccate, “per motivi di sicurezza”, in un sito a nord est della capitale. Trasferito al porto di Latakia, l’ultimo carico è stato stivato sul mercantile danese Ark Futura che subito dopo ha mollato gli ormeggi. Ad annunciarlo in un’improvvisa conferenza stampa all’Aja – quando la nave danese era ormai fuori dalle acque territoriali siriane – è stato il direttore generale dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, Ahmet Uzumcu, salutando la “missione storica” compiuta oggi nonostante i ritardi: “Mai prima d’ora un intero arsenale di armi di distruzione di massa era stato rimosso da un Paese con un conflitto armato in corso”.

Dal Lussemburgo il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha parlato di “buona notizia”, auspicando che l’operazione di Gioia Tauro “possa avvenire già durante il weekend”. “Sarò presente insieme al direttore generale dell’Opac”, ha quindi confermato la titolare della Farnesina. “Ora comincia un nuovo capitolo di questo processo. La missione congiunta Onu-Opac ringrazia le autorità italiane per aver fornito un porto per il trasbordo di parte del carico”, ha dichiarato anche la coordinatrice speciale della missione, Sigrid Kaag.

A Gioia Tauro deve ancora arrivare anche la Cape Ray, che da febbraio è ormeggiata nella base navale spagnola di Rota, fuori dallo stretto di Gibilterra. La nave Usa imbarcherà quindi 570 tonnellate di agenti chimici di priorità+ 1 (i più pericolosi, tra cui l’iprite e precursori del sarin) in container sigillati, per poi spostarsi in acque internazionali nel Mediterraneo dove distruggerà le sostanze tossiche attraverso due reattori per l’idrolisi appositamente istallati a bordo.

L’intero processo – che in base al piano Opac doveva terminare entro il 30 giugno – durerà “circa 60 giorni”, ha ricordato Uzumcu. L’operazione però preoccupa ambientalisti e abitanti dei Paesi costieri, greci in testa, nonostante le rassicurazioni dell’Opac che “non una goccia” di materiale chimico finirà in mare, e che verrà smaltito in Germania e in altri impianti civili. La Calabria non sarà infatti l’ultima tappa del viaggio della Ark Futura che proseguirà la navigazione verso la Gran Bretagna (che distruggerà 150 tonnellate sul proprio territorio) e la Finlandia, dove gli impianti della Ekokem hanno già cominciato a smaltire agenti meno pericolosi (di priorità 2) già partiti da Latakia il 6 giugno a bordo del cargo norvegese Taiko.

Ma il lavoro in Siria non è finito, ha aggiunto Uzumcu: Damasco deve ancora distruggere 12 siti di produzione, mentre una missione investigativa è da alcune settimane in Siria per fare luce sui recenti attacchi con gas cloro. Gli ispettori hanno già accertato che “attacchi sistematici” con questa sostanza sono avvenuti negli ultimi mesi, e gli Usa hanno puntato il dito contro il regime. Il cloro è una sostanza industriale non proibita, ha ricordato il direttore generale. Ma l’uso contro la popolazione rappresenta comunque una violazione della Convenzione contro le armi chimiche che Assad ratificò lo scorso anno per scongiurare la rappresaglia americana al massacro di Ghouta.

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