L’ISIS punta su Baghdad, Obama valuta raids aerei

di Lorenzo TrombettaANSA

Con i miliziani qaedisti ad appena un centinaio di chilometri da Baghdad e padroni di ampie regioni dell’Iraq centro-settentrionale e della Siria orientale e nord-orientale, gli Stati Uniti alzano la voce: il presidente Barack Obama afferma di non escludere nessuna opzione, tantomeno quella militare, per andare “in soccorso” del governo filo-iraniano di Nuri al Maliki e difendere “gli interessi di sicurezza nazionale” americana. La Casa Bianca esclude comunque l’invio di truppe di terra e la Nato dal canto suo si chiama fuori da ogni coinvolgimento nella questione irachena. In serata, il vice presidente Joe Biden ha avuto un colloquio telefonico con Maliki, mentre il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha detto che “la comunita’ internazionale deve occuparsi imperativamente” della crisi irachena. Per Mosca invece, gli ultimi sviluppi dimostrano il “totale fallimento” dell’intervento anglo-americano del 2003. E l’Iran ha promesso di “lottare contro il terrorismo” in Iraq.

Sul terreno, le milizie curde Peshmerga ne hanno oggi approfittato per impadronirsi di Kirkuk, nel nord-est, affermando di essere in grado di non lasciare entrare nessun jihadista nella citta’ da tempo contesa tra arabi e curdi. Per tutta risposta, i miliziani hanno compiuto un attentato, fallito, contro il capo dei Peshmerga a Kirkuk, Jaafar Mustafa, che ha anche l’incarico di ministro per la sicurezza del governo della regione autonoma del Kurdistan. A Baghdad il parlamento non si è potuto riunire – per mancanza del quorum – per pronunciarsi sulla richiesta, avanzata ieri dallo stesso Maliki, di indire lo stato d’emergenza su tutto il Paese. Non si sono presentati in aula numerosi deputati, tra cui quelli delle province politicamente ostili al governo, da tempo considerato un’appendice dell’espansionismo iraniano nella regione.

Nell’ormai incancrenito clima di polarizzazione politico-confessionale tra gruppi sunniti e loro rivali sciiti, rispettivamente vicini ad Arabia Saudita e Iran, l’avanzata dei miliziani dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) ha trovato terreno fertile per spingersi stamani almeno fino a Dhuluiya, un centinaio di chilometri dalla capitale. I miliziani sarebbero stati respinti e avrebbero ripiegato. Anche se un presunto capo militare locale dell’Isis, tale Abu Muhammad al Adnani, avrebbe invitato i suoi uomini a “marciare verso Baghdad”.

Gli esperti concordano sul fatto che lo Stato islamico non ha intenzione di attaccare la capitale. Di certo, l’Isis è arrivato a Tikrit, più a nord. Il governo di Maliki aveva in precedenza affermato di aver ripreso il controllo della città natale dell’ex presiedente Saddam Hussein, ma in serata ha poi ammesso il contrario, informando che l’aviazione ha compiuto raid aerei sul centro abitato, dove centinaia di agenti e militari di Baghdad sono stati catturati dai qaedisti. Questi continuano a tenere in ostaggio anche circa 80 cittadini turchi, tra camionisti e persone fermate nel consolato di Mosul, seconda città irachena crocevia tra Iran, Turchia e Siria. L’Isis ha anche circondato una delle numerose raffinerie petrolifere della regione di Baiji, più a sud, cruciale per il passaggio di oleodotti e di impianti di raffinazione.

L’Isis si è spinto anche verso est, occupando alcune località della regione mista di Diyala, e rafforzando la propria presenza nella regione occidentale di al Anbar, confinante con la Siria.

In un comunicato del ministero del petrolio si afferma che gli oleodotti di Anbar sono tutti in mano dell’Isis. Gli stessi qaedisti ricevono rinforzi dalla vicina Siria tramite il valico di Tal Hamis, nel settore settentrionale della porosa frontiera. E convogli dell’Isis, formati da blindati militari di fabbricazione americana catturati dai qaedisti a Mosul, sono stati avvistati più a sud, in direzione della regione siriana di Dayr az Zor. In alcuni video amatoriali, la cui autenticità non può essere verificata in maniera indipendente, si vedono inoltre elicotteri dell’aviazione irachena pilotati da miliziani dello Stato islamico nella zona di Mosul.

Foto: Reuters, AP, web

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