Caccia o missile terra-aria? I misteri del Boeing malese
Tanti i dubbi da chiarire circa l’abbattimento del Boeing 777 malese con 295 persone a bordo nei cieli dell’Ucraina orientale. L’unico aspetto che appare certo è che si sia trattato di un incidente anche se non è comprensibile in base a quale criterio sia stato lasciato aperto dalle autorità di Kiev uno spazio aereo come quello dell’Ucraina Orientale nel quale da mesi aerei ed elicotteri vengono abbattuti dai separatisti filorussi. Solitamente i ribelli filorussi hanno impiegato missili antiaerei spalleggiabili tipo SA-14, Sa-16 e Sa-18 efficaci tra i 3 e i 4 mila metri ma nei giorni scorsi le autorità ucraine hanno denunciato l’abbattimento di un cargo Antonov 26 a ben 6.500 metri di quota. Il ministro della Difesa, Valeri Gelety, attribuì l’abbattimento “a un potente missile, probabilmente sparato dal territorio russo”. Del resto fin dall’8 luglio l’autorità del volo civile ucraina ha autorizzato i sorvoli del Donbass ai velivoli di linea ma solo oltre i 7.900 metri di quota, due mila in meno della quota del Boeing malese.
Nel rimpallo delle responsabilità tra Kiev, Mosca e i separatisti di Donetsk solo le perizie tecniche potranno fare chiarezza tenuto conto che i contendenti impiegano le stesse tipologie di missili e di velivoli.
Il Boeing può essere stato colpito da un missile aria-aria lanciato da un jet o da un missile terra-aria partito da una batteria a terra, probabilmente del tipo S-300 o Buk . Nel primo caso va rilevato che l’area di Donetsk ieri era un campo di battaglia non solo a terra ma anche nei cieli dove pare si siano sfidati i jet di Mosca e Kiev. Ieri i separatisti hanno rivendicato l’abbattimento di due aerei ucraini e Kiev ha accusato i caccia di Mosca di aver colpito un loro cacciabombardiere Su-25 il cui pilota si è salvato lanciandosi col paracadute. Forse il Boeing malese si è trovato coinvolto in una battaglia aerea o la sua traccia radar è stata confusa con quella di un aereo cargo o di un velivolo radar o da spionaggio elettronico russo.
Secondo il governo di Kiev i separatisti filorussi avrebbero cercato di abbattere un cargo militare Iyushin 76 in arrivo dalla capitale ucraina e individuato dai radar russi che hanno passato le consegne alle batterie di Buk dei separatisti i quali avrebbero confuso la traccia radar del cargo militare con quelle del velivolo malese. Secondo l’intelligence ucraino vi sarebbero intercettazioni delle comunicazioni in cui i ribelli ammettono di aver colpito un velivolo civile.
Il vicepremier dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, Andrei Purghin sostiene invece che le forze governativo avrebbero colpito il Boeing scambiandolo per un aereo russo. Di certo Kiev cercava di arginare le intrusione aeree dei jet di Mosca come conferma il recente schieramento di alcune batterie di sistemi antiaerei Buk nel settore di Donetsk.
La presenza di questo sistema tra le fila dei ribelli è tutta da dimostrare. Secondo Kiev i russi avrebbero fornito recentemente alcune batterie ai separatisti i quali oggi negano di possederne ma a fine giugno avevano dichiarato di averne catturate alcune in una base della difesa aerea sottratta ai governativi come riferì l’agenzia russa ITAR TASS.
Il Boeing però è stato colpito a circa 50 chilometri da Donetsk, una distanza eccessiva per un sistema in grado di ingaggiare bersagli fino a 35 chilometri nella versione equipaggiata con missili SA-11 e al limite per la versione con gli SA-17.
Di certo il velivolo malese, quando è stato colpito, era più “a tiro” delle batterie di Buk ucraini che non a eventuali batterie analoghe dei separatisti.
A sostenere la tesi dell’errore compiuto dai ribelli vi sono le parole di Igor Strelkov, il comandante militare dei secessionisti, che mezz’ora dopo l’abbattimento del Boeing rivendicava su Facebook l’abbattimento nella stessa zona di un Antonov 26 affermando che “li avevamo avvertiti di non volare nel nostro cielo”. Ieri non risulta sia stato colpito nessun Antonov 26 e questa considerazione alimenta l’ipotesi di un errore compiuto dai filorussi.
Secondo i ribelli testimoni oculari hanno visto l’attacco di un caccia dell’aeronautica ucraina contro il Boeing malese ma è difficile credere che qualcuno possa aver notato da terra così tanti dettagli in un’azione che si è sviluppata a 10 mila metri d’altezza.
Quanto a Mosca una fonte del Ministero della Difesa ha negato che al momento dell’incidente vi fossero aerei russi in volo nei pressi del confine ucraino mentre Vladimir Putin ha addossato all’irresponsabilità ucraina la tragedia: “Non sarebbe successo se Kiev non avesse ripreso l’operazione militare”.
Foto:Reuters, AP, Moscow Top News
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.