I droni di Hamas
Dopo i razzi a lunga gittata M-302 in grado di raggiunmgere tutto il territorio israeliano, Hamas mette in campo i velivoli teleguidati derivati dagli iraniani Ababil, realizzati (o modificati) a Gaza e almeno uno dei quali è stato abbattuto il 14 luglio da un missile Patriot lanciato da una batteria israeliana schierata nei pressi di Ashdod. Le Brigate Ezzedine el-Qassam hanno annunciato di aver lanciato da Gaza diversi droni “per missioni speciali” annunciando che i decolli “proseguiranno nei prossimi giorni”.
Secondo i miliziani i droni hanno raggiunto “il Ministero israeliano della Difesa a Tel Aviv”. L’annuncio è stato accompagnato da espressioni di giubilo dai minareti di Gaza mentre l’emittente di Hamas, la tv al-Aqsa, è tornata con insistenza per l’intera mattinata su questo sviluppo. Che Hamas possedesse droni non era una sorpresa assoluta per Israele. Ancora nei giorni scorsi la radio militare ha riferito che in uno dei raid aerei su Gaza sono andati distrutti alcuni “velivoli kamikaze”: che potevano cioè montare cariche esplosive, concepiti per schiantarsi a terra su obiettivi prescelti. Da parte sua l’ala militare di Hamas ha assicurato la popolazione di Gaza che questa “è solo una delle molte sorprese che abbiamo preparato per il nemico”. Ieri aveva annunciato con eguale entusiasmo di aver respinto un’infiltrazione di una unità speciale israeliana.
I droni in possesso di Hamas sarebbero modifiche dei modelli iraniani Ababil e Mohajer. Sono lunghi circa tre metri e la loro apertura di ali è di tre metri e mezzo. Secondo quanto dichiarato da Hamas gli ingegneri delle Brigate Ezzedine el-Kassam hanno messo a punto tre modelli: uno dotato di una telecamera ha il compito di raccogliere immagini utili all’intelligence; un altro per “attaccare il nemico” lanciando ordigni e un terzo è invece il cosiddetto “modello suicida” e viene fatto schiantare su obiettivi prescelti imbottito di esplosivo.
Lunedì sarebbero decollati da Gaza “tre scaglioni” di droni (ciascuno dei quali aveva “più di un velivolo”) in tre direzioni diverse. Nel corso della missione è stato perso il contatto con un velivolo dello ‘scaglione n. 2’ e con un altro velivolo ‘dello scaglione 3′. Eppure la missione sarebbe stata coronata da successo perché i droni, sostiene Hamas, “sono riusciti a raggiungere il ministero della Difesa israeliano, la Kiryà, e a riprenderlo con le telecamere” anche se immagini in merito non ne sono state finora divulgate. “Ne dubitiamo molto” ha detto un portavoce dell’aeronautica alla radio militare. “In ogni caso sarebbe stata fatica sprecata: il drone non avrebbe appreso di piu’ di quanto non sia comunque visibile su Google”. In Israele l’episodio non ha destato particolare emozione. in prima mattina una batteria di missili Pariot dislocata nei pressi di Ashdod (a sud di Tel Aviv) ha individuato un velivolo non identificato e lo ha abbattuto.
L’Ababil non è comunque nuovo nei cieli di Israele. Due anni fa anche gli Hezbollah libanesi lo avevano utilizzato per raccogliere informazioni di intelligence. Anche quegli apparecchi furono distrutti in volo in un caso dopo che il velivolo aveva puntato verso la centrale atomica di Dimona.
Il ministro della Difesa israeliano, Moshe Yaalon ha definito il velivolo teleguidato impiegato dai palestinesi ” un esempio dei tentativi continui di colpirci in ogni modo possibile” ma ha aggiunto che il suo immediato abbattimento costituisce un esempio della “prontezza di risposta delle forze armate”. La missione del drone ha fatto scattare l’allarme aereo al più alto livello sulla città meridionale di Ashdod e ad essa potrebbe essere legata l’istituzione di un’area off-limits istituita ieri dalle truppe israeliane intorno al kibbutz di Yad Mordechai, a ridosso della zona nord della Striscia di Gaza.
La minaccia rappresentata dall’impiego di droni come bombe volanti da parte di Hamas e dei miliziani libanesi di Hezbollah è da tempo all’attenzione dei comandi militari israeliani. Già nel novembre 2012 un portavoce militare rese noto un video ripreso da un drone israeliano on cui si vedeva un velivolo teleguidato palestinese in rullaggio su una pista a Khan Younis, nella Striscia di Gaza. All’epoca le forze di Gerusalemme annunciarono di aver stroncato il tentativo di Hamas di costituire una flotta di droni ma nel marzo scorso il generale di divisione Shachar Shohat, comandante della difesa aerea, ha rinnovato il timore che Hamas ed Hezbollah possano affiancare agli arsenali di razzi anche flotte di droni carichi di esplosivo.
“Dovremo far fronte a decine di veicoli aerei senza pilota, in entrambi i fronti nord e sud” disse il generale in una conferenza a Tel Aviv l’11 marzo configurando il rischio di attacchi in massa, per saturare le difese aeree, con decine di mini-droni con a bordo pochi chili di esplosivo fino a droni più grandi con un maggiore carico bellico. Fin dal conflitto del 2006 Hezbollah ha impiegato e perduto numerosi droni in volo sulla Galilea apparentemente con compiti di ricognizione e intercettati dai jet o dalla contraerea israeliana.
La flotta di Hezbollah è stimata dagli israeliani in 200 velivoli teleguidati di origine iraniana del tipo Ababil e Mohajer e nel marzo scorso il giornale saudita al-Watan riferì che gli Hezbollah avevano realizzato nella regione di Baalbek un aeroporto militare sul quale erano basati 14 droni iraniani.
La flotta di Hezbollah è stimata dagli israeliani in 200 velivoli teleguidati di origine iraniana del tipo Ababil e Mohajer e nel marzo scorso il giornale saudita al-Watan riferì che gli Hezbollah avevano realizzato nella regione di Baalbek un aeroporto militare sul quale erano basati 14 droni iraniani. Alcuni droni utilizzati da Hamas sarebbero giunti smontati nella Striscia di Gaza attraverso canali clandestini per essere poi assemblati nelle officine clandestine delle Brigate Ezzedine el-Qassam che curano anche la realizzazione dei razzi, dai piccoli Kassam ai grandi M-302. Più lenti e vulnerabili dei razzi, i droni sono però molto più precisi perché vengono teleguidati sul bersaglio del quale sono in grado di trasmettere immagini fino al momento dell’impatto.
I sistemi di difesa aerea israeliani come Iron Dome e i Patriot sono in grado di intercettarli anche se con costi finanziari considerevoli. Entro un paio d’anni Israele schiererà anche un nuovo sistema di difesa aerea basato su raggio laser, noto come Iron Beam, che dovrebbe risultare efficace contro razzi, proiettili d’artiglieria e piccoli droni al costo di mille dollari “a colpo” contro i 20 mila di un missile Tamir dell’Iron Dome e un milione di dollari di costo minimo di un Patriot.
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