Prime missioni per i Su-25 in Iraq

La seconda trance di Su-25 Frogfoot consegnati all’Iraq potrebbero non provenire dall’arsenale russo o bielorusso, ma dall’Iran. Ad affermarlo è Joseph Dempsey, analista dell’International Institute of Strategic Studies (IISS), che in uno statement pubblicato sul Military Balance Blog dell’Istituto fa notare come il numero di serie dei velivoli sia lo stesso usato dalle Forze aeree della Repubblica Islamica (IRIAF). I Su-25 iraniani sono, infatti, identificabili attraverso una sigla di sei cifre, riprodotta sulla deriva del piano verticale di coda e sulla parte anteriore della fusoliera, il cui prefisso è costituito dalla serie 15-24.   In particolare, la versione monoposto è codificata con il codice 15-24 seguito dai numeri di serie 51, 54, 55, e 56, mentre nel caso della versione biposto (Su-25UB) dai numeri 57, 58 e 59.

La corrispondenza rilevata con alcune di queste sigle e l’evidente tentativo di camuffare parte della sigla, nonché lo stato dei velivoli, in condizioni sicuramente migliori rispetto a quelli arrivati in precedenza dalla Russia, hanno indotto Dempsey a sospettare sull’origine del lotto, ed in particolare sulla provenienza dei Sukhoi ripresi in un video pubblicato dal Ministero della Difesa iracheno, i Su-25 numero 51 e 56 e l’Su-25UB numero 58. L’ipotesi avanzata dall’analista dell’IISS sarebbe poi confermata dal fatto che, a differenza di quelli russi, i caccia iraniani sarebbero arrivati in Iraq muniti di serbatoi supplementari; evidenti anche le tracce di vernice volte a coprire le coccarde dipinte sulle prese d’aria laterali e le insegne e la bandiera dell’Iran.

Come da più parti rilevato i su-25 iraniani sarebbero in buona parte ex iracheni, cioè farebbero parte della flotta di 88 velivoli militari fuggiti in Iran per sfuggire agli attacchi delle forze alleate all’inizio della Guerra del Golfo del 1991. Si tratterebbe quindi di velivoli con almeno 25 anni di età anche se si ignora quante ore di volo abbiano effettivamente effettuato ed è probabile che Mosca abbia fornito in questi anni pezzi di ricambio e assistenza ai velivoli inglobati nell’aeronautica iraniana e che oggi (ironia della sorte) tornano a operare con le insegne di Baghdad.

I raid compiuti negli ultimi 10 giorni contro le postazioni dei miliziani dello Stato Islamico (concentrati soprattutto nei settori di Tkrit e Mosul)  pare siano stati effettuati solo dai Su-25 forniti dall’Iran mentre quelli acquistati in Russia per mezzo miliardo di dollari non sarebbero ancora operativi. Il 10 luglio il quotidiano panarabo al-Hayat  ha riferito, citando fonti diplomatiche occidentali, che i raids sono stati condotti da “cacciabombardieri  e piloti iraniani partiti sia da basi militari iraniane vicine al confine iracheno, sia dal territorio siriano”. Secondo le fonti il “coinvolgimento diretto” dell’Iran, alleato del premier Nuri al Maliki (nella foto a fianco) , “rischia di trascinare militarmente altri Paesi della regione nel già complesso conflitto iracheno”. Le fonti occidentali hanno riferito al quotidiano di aver appresso da ambienti autorevoli a Baghdad che l’aviazione irachena non ha ancora utilizzato la dozzina di Sukhoi SU-25 ricevuti di recente da Mosca.

Foto: AP e Reuters

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