Da Mare Nostrum a "Frontex Plus" non cambia nulla

da Nuova Bussola Quotiodiana

“Oggi l’Europa premia gli sforzi compiuti dall’Italia. Grazie alla creazione di Frontex Plus l’Unione torna protagonista del Mediterraneo, si rimpossessa del controllo della sua frontiera, ponendo le basi per il ritiro di Mare Nostrum”. Angelino Alfano lascia Bruxelles raggiante, parlando di un “giorno importante per l’Italia e l’Europa”. Un entusiasmo inspiegabile guardando in faccia la realtà che conferma come sia meglio non farsi illusioni circa l’affidabilità del Ministro degli Interni. Basti ricordare che nell’ottobre scorso dipinse l’operazione Mare Nostrum come uno strumento di deterrenza contro l’immigrazione illegale che invece ha fatto entrare in Italia oltre 105 mila clandestini dall’inizio dell’anno catturando circa 300 scafisti in buona parte già rimessi in libertà.
Alfano è poi riuscito a ritagliarsi un ruolo nelle cronache “da ombrellone” annunciando a Ferragosto la linea dura contro i “vuccumprà” che quest’anno sulle nostre spiagge sono più dei turisti. A quanto pare nessuno ha spiegato al ministro che se lui e il suo governo fanno entrare oltre 100 mila clandestini in Italia abbandonandoli a loro stessi non deve poi meravigliarsi se una parte di essi finisce sulle spiagge a vendere abusivamente merci contraffatte.

Tornando al “successo europeo” di mercoledì, al termine del faccia a faccia con la commissaria agli Affari Interni Cecilia Malmstroem, il ministro Alfano era soddisfatto per aver ottenuto la creazione di un nuovo programma a guida Ue, ribattezzato appunto Frontex Plus, che dovrebbe prendere il via solo a novembre (quando probabilmente avremo già superato i 150 mila sbarchi di clandestini in Italia) e che dovrebbe comportare un maggiore coinvolgimento di uomini e mezzi dei partners europei nella lotta agli scafisti. Il condizionale è d’obbligo perché molto dipenderà dalla disponibilità finanziaria messa in campo dalla Ue (mare Nostrum costa circa 10 milioni di euro al mese) e dall’adesione dei partner in termini di disponibilità a inviare navi ad affiancare quelle italiane.
La Francia, unico Paese finora ad aver mostrato una disponibilità, vorrebbe mettere in campo un aereo da pattugliamento marittimo il cui contributo non comporterà certo di imbarcarvi immigrati abusivi né di portarli in territorio francese.

Se anche l’operazione Mare Nostrum, il cui obiettivo sembra essere quello di svuotare l’Africa dai suoi abitanti, dovesse continuare in autunno con il contributo europeo, la speranza di Alfano che la missione Frontex Plus possa affiancare e poi sostituire l’impegno della flotta italiana rischia di restare una pia illusione.
“Pensiamo che Frontex Plus possa essere complementare agli sforzi italiani di Mare Nostrum. Poi, più avanti, deciderà autonomamente l’Italia come comportarsi. Il successo di Frontex Plus dipende dalla partecipazione dei singoli Paesi” ha ricordato la Malmstroem.

Il punto centrale della questione, che Alfano e l’intero governo Renzi sembrano  non comprendere, è che anche con un maggiore impegno della Ue gli immigrati clandestini continueranno a venire sbarcati in Italia. Inoltre se tutti i paesi Ue inviassero ognuno dieci navi nel Canale di Sicilia il risultato sarebbe solo quello di decuplicare i flussi di immigrati e di ingigantire ulteriormente gli incassi delle organizzazioni malavitose libiche che gestiscono i traffici di esseri umani legati agli estremisti islamici le cui milizie stanno prendendo il controllo del Paese grazie anche al contributo di Roma. Anche la sospensione di Mare Nostrum non migliorerebbe la situazione perché i barconi riprenderebbero a convergere sul lembo di Italia (e di Europa) più vicino: Lampedusa.

L’unico modo per fronteggiare l’emergenza immigrazione restano le operazioni militari e di polizia contro i trafficanti in Libia e i respingimenti sulla costa libica, da gestire assumendo il controllo di un tratto di litorale e facendovi arrivare aiuti umanitari e agenzie dell’ONU. Operazioni che a Roma e Bruxelles nessuno sembra avere gli attribuiti per metterle a punto ma che la Maina Militare sarebbe perfettamente in grado di compiere con successo con gli stessi costi di Mare Nostrum e le stesse navi utilizzate oggi come “traghetti” per sbarcare clandestini in Italia.

I respingimenti avrebbero l’effetto di scoraggiare le partenze poiché nessuno pagherebbe il biglietto ai trafficanti per ritrovarsi in Africa mentre ogni altra opzione ingigantirà un esodo composto per lo più da persone che cercano migliori condizioni economiche anche se la vulgata diffusa è che si tratta sempre di persone in fuga da guerre e persecuzioni.  Tra gli immigrati ci sono persino “disertori” eritrei che dicono di non voler prestare il servizio di leva.

Dietro buonismo e terzomondismo si celano del resto precisi interessi economici legati all’affare dell’assistenza ai clandestini per la quale Roma ha stanziato ona novembre scorso 320 milioni di euro, oltre il 50% in più di quanto spendemmo nel 2011 in 7 mesi di partecipazione alla guerra libica.
Anche sul piano tecnico Alfano ha cercato di sbandierare successi del tutto inconsistenti. Nell’incontro di Bruxelles è stata decisa anche la demolizione a carico dell’Europa dei barconi usati per trasportare gli immigrati in modo che nessuno possa più riutilizzarli. Iniziativa lodevole che forse andava assunta prima ma che a ben guardare è ndi scarso rilievo pratico.

Fonti militari e di polizia hanno confermato che le imbarcazioni cariche di clandestini che giungono sulle coste italiane vengono sequestrate dall’autorità giudiziaria e non certo restituite agli scafisti. Le barche degli immigrati soccorsi in mare in alcuni casi sono già semiaffondate e colano a picco. In altri casi vengono lasciate andare alla deriva e, in  teoria potrebbero tornare sulle coste libiche e forse finire nuovamente in mano ai trafficanti. Affondare i barconi non è invece consentito alla Marina Militare per ragioni legate ai rischi di inquinamento anche se nell’Oceano Indiano le flotte internazionali affondano i barchini dei pirati catturati.

 

Foto Marina Militare

Vignetta: Alberto Scafella

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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