Droni Predator italiani a Gibuti contro i pirati somali

Aggiornato il 10 agosto

Due “droni” dell’Aeronautica Militare Italiana Predator A Plus sono stati schierati a Gibuti dove operano dal 6 agosto nell’ambito della missione antipirateria dell’Unione Europea Atalanta passata, per la terza volta dal 2008, sotto il comando italiano.
La notizia non è stata  ufficializzata dal Ministero della Difesa neppure il 6 agosto quando  il contrammiraglio tedesco Jurgen Zur Muhlen ha ceduto il comando dell’operazione  Atalanta al contrammiraglio Guido Rando della Marina Militare a bordo del cacciatorpediniere lanciamissili Andrea Doria, salpato il 24 luglio da Taranto.
Approvata nel dicembre 2008 dal Consiglio dell’Unione europea per contrastare la pirateria somala,  la missione Atalanta ha contribuito insieme all’operazione NATO Ocean Shield e alle flotte internazionali presenti nell’Oceano Indiano a ridurre ai minimi termini il fenomeno piratesco.

L’Italia, che alterna ogni sei mesi la presenza di una nave con le flotte Ue e Nato, schiera per la prima volta i velivoli teleguidati dell’Aeronautica a supporto dell’operazione che diviene così interforze.  Secondo fonti ben informate dei due velivoli Predator A Plus del 32° Stormo di Amendola (Foggia) solo uno è assegnato all’Operazione Atalanta con il compito prioritario di sorvegliare le “tortughe” dei pirati lungo la costa somala raccogliendo immagini e rilevando la partenza di barchini diretti a intercettare e abbordare i mercantili in transito.

Il secondo Predator viene mantenuto in riserva per rimpiazzare il drone gemello o forse per compiti diversi da quello antipirateria. Oltre a guidare la missione Atalanta in Corno d’africa l’Italia detiene infatti anche il comando della missione di addestramento EUTM Somalia (guidata dal generale di brigata Massimo Mingiardi) che a Mogadiscio  addestra e offre consulenza al le forze dell’esercito somalo. Anche se non sono stati forniti dettagli in proposito non si può escludere che uno dei  Predator italiani possa venire impiegato per fornire informazioni sui movimenti militari dei miliziani qaedisti Shebab. La durata della missione dei droni a Gibuti non è al momento nota ma potrebbe essere limitata ai sei mesi di comando italiano dell’Operazione Atalanta.

I velivoli sono con ogni probabilità basati sull’aerodromo di Chabelley (nella foto a fianco), dotato di una pista di 2.600 metri sul quale sono schierati anche 5 Reaper statunitensi armati impiegati per le operazioni anti terrorismo in Yemen e Somalia. I droni americani sono stati trasferiti su questo aerodromo secondario dalla grande base di Camp Lemmonier perché le loro attività intralciavano il traffico civile dell’aeroporto internazionale di Gibuti e per ridurre la visibilità delle operazioni effettuate dai velivoli teleguidati americani.
A differenza dei droni statunitensi quelli italiani continuano a operare disarmati dal momento che Washington non ha ancora autorizzato la cessione dei kit di armamento all’Aeronautica Militare.

I Predator A Plus sono stati rimpiazzati all’inizio dell’anno in Afghanistan dai più grandi e capaci Predator B (MQ-9 Reaper) presenti a Herat in un numero imprecisato ma probabilmente di tre esemplari di cui uno in riserva. La flotta di droni del 32° Stormo comprende 6 Reaper e 6 Predator A Plus di cui circa la metà sono impegnati oltremare lasciandone quindi un numero sufficiente in Italia per l’impiego in eventuali operazioni sulla Libia dove molte indiscrezioni ritengono possa essere imminente un’iniziativa militare italiana.

L’impegno afghano potrebbe esaurirsi entro l’anno se non dovesse venire varata la nuova missione Resolute Support, ancora in forse in assenza della firma delle autorità di Kabul sull’accordo di cooperazione per la sicurezza con gli Stati Uniti (Bilateral Sedcurity Agreement- BSA). Un’eventuale prolungamento per due o tre anni della missione italiana a Herat vedrebbe con ogni probabilità il permanere del Task Group Astore dotato di Reaper per garantire il controllo del territorio a vantaggio del contingente nazionale e delle forze governative afghane.

Prosegue così il potenziamento della presenza militare italiana a Gibuti dove dall’anno scorso è operativa una base logistica realizzata dal Genio dell’Esercito (6° Reggimento Genio pionieri di Roma, Task force Trasimeno) estesa su una superficie di 5 ettari e utilizzata dai distaccamenti di Fucilieri di Marina in transito per gli imbarchi sui mercantili con compiti di scorta antipirateria e dai reparti dell’Esercito diretti a Mogadiscio. La base è presidiata attualmente da un plotone di Bersaglieri del 3° reggimento e potrebbe ben prestarsi a nuovi compiti nell’ambito del contrasto al terrorismo o in caso di una più significativa presenza nazionale in Somalia.

Circa le operazioni navali antipirateria il  cacciatorpediniere  Andrea Doria, al comando del capitano di vascello Gianfranco Annunziata, ha un equipaggio di 208 marinai comprensivo dei team specialistici della Brigata Marina San Marco, del Gruppo Operativo Subacquei e della Sezione Elicotteri che gestisce un elicottero Eh 101.

La forza navale dell’Operazione Atalanta (Task Force 465) a guida italiana vede attualmente la presenza di quattro fregate (una olandese, due spagnole e una tedesca), una rifornitrice di squadra tedesca e uno staff internazionale formato da 34 ufficiali e sottufficiali appartenenti a 12 differenti nazioni (Belgio, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Olanda, Portogallo, Romania, Serbia e Spagna) . Il Doria avvicenderà il cacciatorpediniere Francesco Mimbelli impegnato dallo scorso 6 febbraio nell’operazione Nato Ocean Shield.

Le operazioni antipirateria italiane sono state finanziate quest’anno con 50 milioni di euro (i 24 appena stanziati per il secondo semestre dell’anno copriranno anche i costi del dispiegamento dei Predator) cui si aggiungono i 25 milioni  per la partecipazione alle missioni dell’Unione europea denominate EUTM Somalia e EUCAP Nestor e alle altre iniziative dell’Unione europea per la “Regional maritime capacity building” nel Corno d’Africa e nell’Oceano indiano occidentale, per il funzionamento della base militare a Gibuti e per la proroga dell’impiego di personale militare in attività di addestramento delle forze di polizia somale. Nell’ambito dell’accordo con Gibuti si inserisce inoltre la consegna a titolo gratuito all’esercito africano di blindati Puma e obici semoventi M-109L da 155 millimetri.

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