Kabul nega le maxi infiltrazione talebane nell’esercito

Ansa – Il ministero della Difesa afghano ha respinto energicamente oggi notizie pubblicate dalla stampa americana secondo cui il 25% degli effettivi delle forze di sicurezza dell’Afghanistan sarebbero infiltrati dei talebani e addirittura di al-Qaeda. Il portavoce del ministero, generale Zahir Azimi, ha assicurato che tali notizie sono “ridicole” e completamente prive di fondamento. Di recente il quotidiano The New York Post, citando fonti dell’intelligence Usa, ha ipotizzato che un quarto dei membri di esercito e polizia – ossia 87.500 persone – sarebbero “nemici potenziali infiltrati che la comunità internazionale sta armando ed addestrando”. Nuove preoccupazioni per le infiltrazioni di elementi antigovernativi nelle forze di sicurezza afghane sono emerse dopo l’incidente in cui un giovane ufficiale dell’esercito afghano ha sparato contro un gruppo di militari dell’ISAF uccidendo il generale statunitense a due stelle Harold Greene.

Secondo le fonti consultate dal quotidiano questa situazione mette a rischio la “exit strategy” della Coalizione internazionale dall’Afghanistan che trasferirà il controllo del Paese alle Forze di sicurezza afghane a partire dall’1 gennaio 2015.

Un rapporto di Amnesty International dal titolo ‘Abbandonati nel buio’ denucia che migliaia di civili afghani sarebbero morti durante raid delle forze Usa e Nato negli anni scorsi senza che i colpevoli siano stati processati o puniti. Al riguardo un portavoce della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (SAF) ha detto a Kabul di essere a conoscenza del rapporto, che è allo studio, assicurando che una articolata risposta sarà data non appena possibile. Il rapporto Amnesty precisa che “sono stati esaminati numerosi casi di attacchi aerei e raid notturni” ed aggiunge che “anche episodi di apparenti crimini di guerra non sono stati investigati ed i responsabili sono rimasti impuniti”.

Richard Bennett, direttore della ong per l’Asia Pacifico, ha sottolineato al riguardo che “nessuno dei dieci casi specifici su cui ci siamo concentrati nel periodo 2009-2013 – e che hanno comportato la morte di 140 civili, fra cui donne incinte e 50 bambini – è stato oggetto di azione da parte della Procura militare americana”.

In particolare in due dei casi studiati nelle province di Paktia e Wardak, si insiste nel rapporto, “sono emersi abbondanti e stringenti indizi di crimini di guerra, ma nessuno è stato incriminato penalmente per essi”. Ricevendo ieri una delegazione di Amnesty, il presidente Hamid Karzai ha lodato “la caparbietà nella ricerca della verità e della giustizia” ed ha ricordato che “il ripetersi di vittime civili è stato uno dei più importanti elementi di tensione fra l’Afghanistan e le forze della Coalizione internazionale”.

Foto: Reuters, ISAF RC-Wi

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