L’evoluzione antibalistica del missile Aster

La minaccia che deriva dalla diffusione di missili balistici nelle loro diverse declinazioni operative sta orientando i diversi attori dello scenario geopolitica internazionale ad affrontare il problema con programmi di difesa antibalistica. I missili balistici li possiamo suddividere in quattro categorie quali gli ICBM (InterContinental Ballistic Missile con gittate superiori ai 5mila km), gli IRBM (Intermediate Range Ballistic Missile con gittate tra 3mila e 5mila chilometri), gli MRBM (Medium Range Ballistic Missile con gittate tra 1.000 e 3mila km) ed infine gli SRBM (Short Range Ballistic Missile con gittate che arrivano a 1.000 km). Ma appartengono a queste due ultime categorie i sistemi d’arma più pericolosi che in questi ultimi anni hanno registrato una notevole proliferazione grazie a missili russi SS-21 e SS-26 oppure a quelli di vecchia concezione come gli Scud o loro derivati.

Armi realizzate dalle nazioni che ne dispongono incluse quelle che hanno sviluppato propri prodotti come Iran, Cina, India, Pakistan, Corea del Nord. Alla difesa contro questa minaccia basata su sistemi terrestri in Occidente ha preso piede l’orientamento di installare sistemi di difesa antimissile su unità navali garantendo così un’elevata mobilità e riunendo tutte le componenti di un sistema antibalistico in un’unica piattaforma.

Si tratta di una nuova filosofia che è nata negli Stati Uniti con il sistema AEGIS montato a bordo di incrociatori e cacciatorpediniere ma che sta interessando anche la nostra Marina.

Particolare attenzione viene data anche alle testate dei missili MRBM/SRBM (payload) che nei più vecchi formano un corpo unico con il vettore mentre nei più recenti sono costituite da uno o più veicoli di rientro che si separano dal vettore (RV, Re-entry Vehicle). Gli  RV possono poi essere dotati di capacità di manovra che li rendono difficili da tracciare dai sistemi antibalistici. Testate RV sono presenti anche negli ASBM (Anti Surface Ballistic Missile), i nuovi missili balistici antinave che sono stati ideati per colpire obiettivi di pregio come le portaerei statunitensi (è il caso del cinese DF-21D e dell’iraniano Khalij Fars ).

Il pericolo derivante dagli ASBM è tra l’altro quello di colpire la strategia Anti-Access/Area-Denial (A2-AD) per disarticolare il complesso aeronavale in uno specifico teatro operativo e minacciare bersagli mobili in un vasto settore di operazioni, un pericolo per gli statunitensi ma anche per i loro alleati. La difesa e il contrasto verso queste minacce rientrano in una filosofia di sviluppo del missile Aster 30 di MBDA.

 

ASTER come BMD navale

Gli scenari all’esame della NATO e dei vari organismi deputati alla difesa occidentale stanno valutando con sempre maggiore attenzione la minaccia balistica anche verso obiettivi navali e non soltanto verso quelli terrestri come sinora fatto. Le piattaforme navali sono maggiormente flessibili e sono poi facilmente collocabili in aree di crisi per difendere aree a carattere strategico (siti sensibili), tattico (movimenti di truppe a terra e consolidamento di un’area di sbarco) e contro gli ASBM se chiamati ad operare nell’ambito di una task force. Per il pericolo rappresentato dagli ASBM c’è una precisazione da fare: per questi missili balistici antinave con testate RV non è disponibile – al momento – una tecnologia così avanzata che permetta loro di colpire un bersaglio mobile come una portaerei in navigazione. Si tratta comunque di una categoria di missili insidiosa con cui ci si dovrà confrontare in un prossimo futuro e pertanto si stanno elaborando le adeguate contromisure anche in considerazione del tipo di traiettoria balistica che rende difficoltoso il tracciamento e l’intercettazione. Le traiettorie possono diversificarsi da quelle classiche (che consentono la gittata più lunga) a quella lofted (a campanile) ed alla depressed (piatta e molto pericolosa).

MBDA da tempo ha raggiunto un notevole know-how nei sistemi antibalistici mettendo a punto l’evoluzione necessaria (roadmap o spirale) per arrivare alla funzione BMD a bordo delle unità navali che già impiegano il missile ASTER. La Marina Militare ha individuato nelle due unità classe Orizzonte (Andrea Doria e Caio Duilio) le navi che ovviamente si prestano ad un’evoluzione ATBM ed un pacchetto similare viene proposto da MBDA anche per le unità FREMM (classe Bergamini). Per rendere queste unità compatibili con la nuova funzione ATBM dovranno essere fatti interventi sulla sensoristica, sui sensori radar, sul sistema Combat Management System (CMS) e sul missile ASTER 30.

Per quest’ultimo si deve “pensare” ad una versione navalizzata della versione antiaerea e ATBM dell’ASTER 30 Block1 utilizzata nel SAMP/T terrestre e questo prevede un seeker maggiormente sensibile, testa di guerra che generi schegge grosse e pesanti ed un sistema di guida idonea per la minaccia ATBM. Successivamente vedrebbe la luce una configurazione NT (Nuova Tecnologia) con interventi tesi a migliorare il seeker, sensori e testa al fine di modernizzare gli ASTER 30 e 30 Block1; successivamente potranno essere incrementate le prestazioni con un nuovo booster e questo consentirebbe al missile ottime prestazioni per l’intercettazione di missili balistici monostadio (gittata di 600 km) e di missili con testate RV (gittata di oltre 1.000 km). Le unità con capacità ATBM vedranno modifiche al CMS della nave per gestire l’ingaggio di un missile balistico; un’altra modifica necessaria riguarderà i lanciatori verticali Sylver A50 che dovranno alloggiare gli ASTER 30 Block1 e NT.

MARICENPROG
La Marina Militare dispone di un centro per lo sviluppo e la gestione del software operativo dei sistemi di Comando e Controllo (C2) a bordo di tutte le nostre unità navali nonché per lo sviluppo e integrazione per i sistemi di data link tattici. Geograficamente posizionato nel comprensorio tarantino di San Vito, il MARICENPROG (Centro di Programmazione della Marina Militare) trae origine con l’istituzione del MARICENSADOC (Centro SADOC della Marina Militare) nel 1968 per poi assumere l’attuale acronimo. Il centro venne istituito per le esigenze di scrittura, aggiornamento e controllo operativo del software operativo dei sistemi C2.

Il centro ha curato l’evoluzione del software e l’architettura del SADOC (Sistema Automatico per la Direzione delle Operazioni di Combattimento) per poi arrivare a far fronte al rapido evolversi della tecnologia informatica che hanno dato vita ad una nuova generazione completamente nuova di sistemi di Comando e Controllo. La disponibilità di canali di comunicazione a banda sempre più larga ha dato l’avvio ai concetti NCW (Net Centric Warfare) e NEC (Network Enabled Capability) che hanno portato l’unità navale a non essere più una pedina a sé stante ma parte integrata di una forza complessa in grado di dialogare con tutti gli attori partecipanti ad un’operazione.

Si è trattato di un salto generazionale con i SADOC e l’architettura distribuita ha consentito la realizzazione dei nuovi CMS (Combat Management System) che rendono possibile l’accesso a banche dati remote, la trattazione automatica della messaggistica e il supporto tecnico remoto del Sistema di Combattimento alleggerendo il carico di lavoro del personale di bordo. Per ogni nuova classe di unità realizzata dalla Marina Militare, presso il MARICENPROG viene installata una replica del suo CMS e denominata Centro Campione.

Questi Centri Campione non soltanto svolgono la funzione di laboratori per la produzione del software ma offrono possibilità di collegamenti in rete e la connessione da terra con i sistemi installati a bordo delle unità in navigazione, consente di effettuare una diagnostica approfondita; questo consente di individuare avarie che richiedono interventi di ripristino prima ancora che dei malfunzionamenti si manifestino. MARICENPROG assicura la realizzazione del software operativo per i Sistemi di Comando e Controllo delle unità navali contribuendo all’intero ciclo dalla definizione dei requisiti e delle specifiche operative. La verifica delle rispondenza del software di un C2 ai requisiti imposti è fondamentale e presso i Centri Campione viene condotta la certificazione che controlla, tra l’altro, il colloquio tra il CMS e le sue periferiche. La verifica si conclude solo sull’unità cui è destinato il software dopo aver controllato la rispondenza tra il suo comportamento tra il Centro Campione e quello nell’ambente reale.

Al termine della verifica il programma viene certificato come combat ready e rilasciato ufficialmente all’unità navale che per tutta la sua vita operativa verrà seguita da MARICENPROG che curerà il software di CMS per ogni aggiornamento necessario e controllando la sua configurazione.
Nella presentazione al Centro, è stato illustrato l’architettura dell’addestramento distribuito (distributed training) che consente ad un singolo operatore ed ai functional teams di addestrarsi con una simulazione combinata tra funzioni reali, virtuali e constructive. Le maggiori attività addestrative hanno riguardato anche la difesa contro la minaccia costituita da missili balistici anche in ambito marittimo e la pianificazione per la fine del 2014 che comprenderà anche la Maritime Theatre Missile Defence (MTMD) e la Fleet Synthetic Training (FST) con la US Navy.

E’ stato illustrata anche l’architettura base della NATO Ballistic Missile Defence che un programma finalizzato affinché ogni singolo paese partecipi con un assetto integrato con i sistemi di Comando e Controllo della NATO. Si tratta di un programma strutturato in ensemble tests (ET) sviluppati in ambiente net-centric ed ogni ET verifica una diversa capacità e MARICENPROG ha sviluppato un software italiano chiamato Use Case 5 ma è per ET 2 che il Centro ha sviluppato la prima versione prototipica del software BMD per il CMS  delle unità classe Orizzonte operante in un contesto di hardware controllato e connesso con altri assetti BMD della NATO (Use Case-7); nell’inverno 2014 è stato messo a punto l’ET 3 dedicato ad attività Non Real Time e MARICENPROG ha progettato e impiegato un mission planner basato sul software NIRIS della NATO inserito nel CMS Orizzonte UC-7 e tale attività sarà finalizzata nell’autunno 2014.

 

Foto: MBDA, Marina Militare

Federico CerrutiVedi tutti gli articoli

Nato a Roma, dove risiede e lavora, ha iniziato la sua carriera giornalistica nel 1965 con la rivista Oltre il Cielo occupandosi di spazio sia civile che militare e con la testata Ali Nuove. Nel 1971 ha iniziato a lavorare con Alata e dal 1979 con Difesa Oggi della quale divenne caporedattore lavorandovi fino al 1998. Ha collaborato con Rivista Aeronautica, il quotidiano Europa, il Centro Militare Studi Strategici (Cemiss) e svolto alcune attività con il SIOI. Dal 2001 è defence editor di Analisi Difesa.

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