Mosca gioca la carta militare in Ucraina

L’iniziativa militare russa in Ucraina Orientale ricalca in parte lo schema che portò all’annessione della Crimea con la negazione della presenza di truppe sul territorio e le offensive attribuite alle cosiddette forze di autodifesa degli ucraini filorussi e ai “volontari” russi.
il premier dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, Aleksandr Zakharenko, ha ammesso alla tv Rossia 24 che tra i circa 3-4 mila volontari russi vi sono militari in pensione e “soldati in servizio che vengono a combattere per la nostra libertà invece di andare al mare in vacanza”.
I soldati russi presenti nell’est dell’Ucraina sono tra i 4.000 e i 5.000, cioè ben più del migliaio di cui si è parlato nei giorni scorsi ma certo meno di quanti ne servirebbero per costituire una forza d’invasione.

A fornire i numero della presenza militare russa in Ucraina è una fonte del governo britannico citata dalla Cnn che valutasi tratti di forze inquadrate in varie formazioni che combattono nelle zone di Luhansk e Donetsk. La stessa fonte britannica aggiunto che Mosca ha 20.000 soldati già schierati lungo la frontiera e “altri potrebbero arrivare presto”. Il Cremlino continua a negare ogni coinvolgimento di propri militari in Ucraina, ma la cattura di dieci paracadutisti russi da parte dei soldati di Kiev, le foto satellitari di convogli armati presumibilmente russi pubblicate dalla Nato e le morti “misteriose” di alcuni soldati dell’esercito russo fanno sorgere più di un dubbio sulle dichiarazioni del governo di Mosca. Del resto i separatisti – che fino a pochi giorni fa erano sulla difensiva, sono passati al contrattacco e hanno addirittura aperto un terzo fronte lungo le sponde del Mar d’Azov nell’area dell’importante città portuale di Mariupol.

Le truppe russe pare abbiano avuto nelle operazioni in atto nel settore di Novoazovsk, dove le forze russe hanno circo0ndato alcuni reparti ucraini prima di puntare decisamente su Mariupol.  Putin ha poi  esortato i separatisti ad aprire un “corridoio umanitario” per i soldati di Kiev intrappolati a Novoazovsk, caduta nelle mani dei ribelli e dei reparti russi “così da evitare inutili perdite di vite umane e dare loro l’occasione di ritirarsi dalla zona delle operazioni”.
La scommessa militare di Mosca si basa su un’offensiva per ora di dimensioni limitate, preparata da tempo ma  scattata con tempismo politico perfetto per il Cremlino proprio quando il governo ucraino è allo sbando con molti ministri dimissionari mentre poche ore prima dell’ingresso delle truppe di Mosca in Ucraina il presidente Petro Poroshenko aveva sciolto la Rada, il Parlamento di Kiev, indicendo nuove elezioni per il 26 ottobre.

Anche l’esercito di Kiev è in pessime condizioni circa armi, munizioni e addestramento e il ripristino della leva obbligatoria non aumenterà certo le capacità operative ma solo il numero di disertori e renitenti. L’aeronautica è stata decimata dai missili antiaerei dei separatisti che da aprile hanno abbattuto una trentina di jet ed elicotteri. Nei giorni scorsi circa 150 militari ucraini si sono arresi nel settore di Donetsk e oltre 500 si sono consegnati ai russi. Nonostante i successi conseguiti nell’area di Luhansk il nuovo fronte aperto più a sud dall’intervento delle colonne russe rischia di dare il colpo di grazia alla deboli linee logistiche delle forze di Kiev, incapaci di sostenere le truppe in termini di cibo, carburante e munizioni.

Di fronte ai paracadutisti russi che entrano in Ucraina anche l’Europea è oggi più debole che mai, fiaccata nelle sue istituzioni dal difficile passaggio di consegne ai vertici della Ue  e da una crisi economica che tocca anche la “locomotiva Germania” e che presto porrà tutti di fronte all’esigenza di disporre del gas russo in vista dell’inverno imminente.
Sul piano internazionale l’iniziativa militare di Mosca giunge in un momento di grande debolezza degli Stati Uniti e dell’Europa, sempre più esposti nel contrasto allo Stato Islamico.

Per convincere Bashar Assad a collaborare con Washington contro i jihadisti la Casa Bianca ha dovuto pregare Mosca di fasre pressioni su quello che fino a ieri era il “nemico pubblico numero uno”  di Barack Obama. Solo due settimane or sono il presidente USA voleva farsi autorizzare dal congresso mezzo miliardo di dollari di aiuti ai ribelli siriani mentre oggi invece i droni americani forniscono le coordinate dei bersagli jihadisti da bombardare ai Mig e Sukhoi siriani. Ovviamente con la mediazione di Mosca che vede riconosciuto il successo di aver difeso Assad come unico baluardo contro il dilagare degli islamisti.

“Sarà interessante ascoltare le persone che avevano detto non avrebbero più avuto a che fare con Assad e che oggi, volenti o nolenti, sono costrette a collaborare con lui se vogliamo sconfiggere i terroristi dello Stato islamico” ha detto non senza ironia il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov.

Indicativa la risposta di Washington: Barack Obama ha annunciato che Mosca “la pagherà” ma ha escluso un intervento militare. Di fatto l’azione militare russa in Ucraina ha determinato un allarme militare in Svezia che ha decretato lo stato di massima allerta ma in concreto si è limitata a spostare una coppia di cacciabombardieri Gripen sull’isola di Gotland nel Baltico, a metà tra le coste scandinave e quelle lettoni. Sette Paesi membri della Nato hanno annunciato invece di voler costituire una forza di reazione rapida militare forte di 10.000 soldati, una divisione, come parte di un piano per rafforzare le difese dell’Alleanza in risposta all’intervento russo in Ucraina. Si tratta di un comando interforze multinazionale (l’ennesimo della NATO) a guida britannica composto da truppe di Danimarca, Lettonia, Lituania, Estonia, Norvegia e Olanda anche se al gruppo potrebbe unirsi anche il Canada. L’annuncio sarà dato dal premier britannico David Cameron durante il vertice Nato in programma il 4 ed il 5 settembre in Galles. Al di là di queste misure ben poco utili alle forze di Kiev al fronte, è evidente che la NATO non ha nessuna intenzione di intervenire in armi in Ucraina.

Con l’intervento militare nel sud est dell’Ucraina il Cremlino ha voluto “vedere”,  smascherandolo, il “bluff” di Ue e Nato. La prima incapace di premere in modo incisivo su Mosca ha adottato sanzioni che aggravano la crisi economica degli europei La seconda mostra invece tutti i limiti dei suoi Stati membri, nessuno dei quali è pronto a combattere e morire per il traballante nuovo corso di Kiev nato dal Maidan.

Anche per questa ragione l’intervento russo, oltre a costituire un diversivo per alleggerire la pressione delle forze ucraine su Donetsk. potrebbe creare le condizioni per un negoziato tra Kiev e i separatisti che stabilisca la suddivisione dei territori orientali ucraini includendo nell’area controllata dai filorussi le coste del Mare d’Azov per creare una continuità territoriale tra la Crimea, ormai parte della Russia, e la regione di Donetsk.

Un piano che potrebbe vedere presto interventi di forze russe anche nell’area industriale di Kharkiv ma che sembra avere l’obiettivo di imporre all’Ucraina un negoziato che ripristini l’ordine in un’area strategica per tutti sul piano geopolitico ed energetico. L’intervento militare russo potrebbe quindi rilanciare quel negoziato diretto con Angela Merkel, che sarebbe segretamente in corso da mesi, osteggiato da Londra e Washington.

Foto: Ministero Difesa Ucraino, RIA Novosti, FOI Stockholm

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