Dal Maghreb al Pakistan, tutti gli amici del Califfato

I raid aerei della Coalizione in Siria non hanno colpito solo lo Stato Islamico ma anche i qaedisti dei movimenti Khorasan (colpito solo dagli statunitensi) e del Fronte al-Nusra, questi ultimi acerrimi rivali del Califfato. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione  vicina all’opposizione con sede a Londra che cita fonti mediche, tra le vittime si contano 50 miliziani del Fronte al-Nusra, gruppo affiliato ad al-Qaeda, e 70 jihadisti dello Stato Islamico (Is), ma il bilancio potrebbe essere anche più alto. Altri 300 estremisti risultano feriti. Tra i civili si contano otto morti, tre dei quali bambini.
La campagna aerea statunitense e degli alleati arabi rischia quindi di indurre i gruppi jihadisti rivali a compattarsi contro il comune nemico, ipotesi non così remota dopo i numerosi giuramenti di fedeltà al Califfato da parte di branche di al-Qaeda e gruppi jihadisti sparsi dal Sahel allo Yemen, dal Pakistan al Caucaso.

L’ultima a giurare fedeltà al ‘califfo’ Abu-Bakr al-Baghdadi è stata la Brigata Okba Ibn Nafaa, gruppo legato ad al-Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) e attivo in Tunisia. “I fratelli mujaheddin della Brigata Okba Ibn Nafaa dalla Tunisia supportano, approvano e sostengono con forza il califfato dello Stato islamico”, recita una dichiarazione del gruppo pubblicata su Facebook la scorsa settimana.

Il gruppo, accusato dalle autorità tunisine dell’uccisione di 15 soldati lo scorso luglio nell’instabile area di confine con l’Algeria, ha aggiunto che i militanti dell’Is “vogliono allargare (il califfato, ndr), infrangere le frontiere e distruggere i troni dei tiranni ovunque”. Poco prima erano stati i militanti di Jund al-Khilafah (Soldati del Califfato), autori del sequestro del cittadino francese Herve Pierre Gourdelle domenica sera in Cabilia, a est di Algeri, a fuoriuscire da al-Qaeda nel Maghreb islamico e abbracciare la causa dell’Is. Ieri il gruppo è arrivato a minacciare di uccidere il loro ostaggio in caso di nuovi raid contro i jihadisti in Iraq.

Consensi per lo Stato islamico anche in Afghanistan.  A guidare Jund al-Khilafa è Abdelmalek Gouri, noto anche con il nome di battaglia di Abu Khaled Suleiman. E’ stato lui, un tempo tra i leader di Aqmi, ad annunciare la scorsa settimana l’uscita da al-Qaeda e il giuramento di fedeltà all’Is. Il 2 settembre scorso, invece, sono stati gli insorti afghani di Hezb-e-Islami, alleati dei Talebani, ad annunciare di essere interessati a unire le loro forze a quelle dell’Is. In un’intervista alla Bbc, il comandante del gruppo, Mirwais, ha detto di essere pronto ad allearsi con i militanti che imperversano in Iraq e in Siria se dimostreranno che quello che hanno creato è un “autentico califfato islamico”.

“Conosciamo il Daish (acronimo arabo dell’Is, ndr) e abbiamo link con loro militanti – ha detto Mirwais, raggiunto dalla Bbc nella zona di Pul-e-Khumri, capoluogo della provincia settentrionale di Baghlan – Aspettiamo di vedere se rispettano i requisiti di un autentico califfato islamico. Se sarà così, siamo sicuri che la nostra leadership gli giurerà fedeltà. Sono grandi mujaheddin, preghiamo per loro e se non vedremo problemi nel modo in cui operano, aderiremo al loro gruppo”.

In Pakistan il gruppo Tehreek-e-Kalifefat ha issato la bandiera dell’Is.  Hezb-e-Islami è un gruppo noto per la ferocia dei suoi attacchi, che spesso ha anche oscurato i più noti alleati Talebani. Negli anni Ottanta invitò un cameraman della Bbc in un suo campo e poi lo uccise per vendere la sua attrezzatura. Nel vicino Pakistan, sono stati i militanti del Tehreek-e-Kalifefat (TeK) (Il Movimento del Califfato) ad avvicinarsi all’Is. Alleati di al-Qaeda e dei Talebani, hanno di recente issato la bandiera dello Stato islamico in un’area sul confine tra Afghanistan e Pakistan. Fonti locali hanno riferito al britannico ‘The Telegraph’ che militanti del Tek sono stati visti intorno all’università del Punjab, a Lahore, mentre distribuivano agli studenti volantini e opuscoli sul califfato. Il Tek è un gruppo minore tra quelli attivi in Pakistan e per questo, per ora, la sua adesione all’IS non ha destato un particolare allarme tra le autorità di Islamabad. L’appeal del califfo al-Baghdadi è poi arrivato fino all’Asia centrale, dove il gruppo Sabiri’s Jamaat, di cui fanno parte soprattutto uzbeki, tajiki e russi del Caucaso, gli ha giurato fedeltà prima dell’estate.

Il gruppo è guidato da Khalid ad-Dagestani, jihadiata della Repubblica del Daghestan, nella Federazione russa, e molti dei suoi militanti già combattono in Siria. Non si conoscono con esattezza le dimensione dell’organizzazione, ma un video diffuso nei mesi scorsi mostrava un gruppo di almeno una settantina di combattenti, sotto bandiere dell’Is. Il primo vero colpo grosso, per l’Is, potrebbe essere l’alleanza con i militanti nigeriani di Boko Haram. In un video diffuso a luglio, il leader del gruppo distintosi per le sue operazioni sanguinarie, Abubakar Shekau, che potrebbe essere rimasto ucciso in scontri con i militari di Abuja, si rivolge ad al-Baghdadi chiamandolo “fratello”. Certamente un primo segnale di avvicinamento, ma ancora troppo poco per poter parlare di una vera a propria alleanza.

(con fonte Adnkronos/Aki)

Foto: AP, BBC, Reuters, stato Islamico

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