I paramilitari ucraini pronti a ribellarsi a Kiev

I reparti paramilitari di Kiev sono pronti a dare il via ad operazioni di guerriglia antirussa in Ucraina orientale se riterranno che l’accordo di pace conceda troppo potere a Mosca. “Ogni uomo nel nostro battaglione è pronto a cambiare tattica per liberare le nostre case. Non mi importa cosa dicono a Kiev. Questa pace non durerà. Putin è un monarca, vuole che ci inginocchiamo ai suoi piedi. Noi non ci inginocchieremo, diventeremo guerriglieri e gli manderemo dei ‘body bags’ con i corpi dei soldati russi”, dichiara al Washington Post il 40enne Apis, nom de guerre di uno dei comandanti del battaglione Azov, una delle unità paramilitari impegnate contro i separatisti filorussi. Sono molte le voci che sostengono in Ucraina l’ipotesi di avviare una versione locale della guerriglia antirussa in Cecenia, per rispondere ad una pace ritenuta un via libera ad un controllo russo di fatto sull’est del paese. Non è chiaro però se questi guerriglieri avrebbero un ampio sostegno popolare: in Ucraina orientale molti sono dichiaratamente filorussi e tanti altri vogliono soltanto che cessino le ostilità, mentre diversi filo ucraini hanno lasciato le zone controllate dai ribelli per paura di rappresaglie.

“Non è chiaro se la gente nell’est sarebbe a favore”, nota Mykola Malomuzh, ex capo dell’intelligence di Kiev. L’ipotesi guerriglia potrebbe partire anche senza il sostegno del governo di Kiev. Nei gruppi paramilitari che appoggiano le forze regolari vi è infatti molta insofferenza verso il governo, accusato di incapacità. Se Kiev firmerà un accordo di pace troppo vantaggioso per i russi, “non combatteremo solo i ribelli, ma anche il governo”, dice Shmel, un paramilitare 26enne schierato in prima linea a Mariupol.

Ed è in questa città portuale, molto più a sud delle roccaforti ribelli di Donetsk e Luhansk, che potrebbe essere testato un eventuale sostegno della popolazione ad operazioni di guerriglia antirusse. Composte da volontari, le unità paramilitari sono un insieme composito di attivisti.

Alcune unità sono tuttavia considerate molto vicine all’estrema destra. E in alcuni casi, come i filorussi, sono state accusate da Amnesty international di estorsioni e sequestri di persona.

A Mariupol, un capo plotone della brigata Azov, chiamato Kirt, ammette che la loro ideologia di estrema destra ha richiamato due dozzine di volontari europei. In una stanza, sopra il letto di una recluta, appare una svastica. Ma Kirt glissa sull’imbarazzante riferimento nazista, affermando che i volontari, molti dei quali adolescenti, accolgono simboli ed nozioni estremiste come una sorta di idea “romantica”.

Ad accendere gli animi contribuisce anche il premier del governo ad interim ucraino Arseni Iatseniuk (dimissionario, in Ucraina si vota il 26 ottobre) accusando Mosca di voler creare un “corridoio” attraverso diverse regioni ucraine per collegare la Russia alla Crimea, la penisola sul Mar Nero che Mosca si è annessa a marzo. “Mi è chiaro l’obiettivo finale – ha detto Iatseniuk -. Putin vuole prendere non solo le regioni di Donetsk e Lugansk ma l’intera Ucraina” ed “eliminarla come Stato indipendente”.

Il capo dell’esecutivo ucraino ha quindi ribadito la necessità che Usa e Ue medino tra Ucraina e Russia perché Kiev “non è forte abbastanza per condurre trattative bilaterali” con Mosca. Una dichiarazione che di fatto sconfessa il presidente Petro Poroshenko, unica figura istituzionale eletta in Ucraina dopo la rivolta di Maidan, che ha negoziato con i filorussi (e con Putin) la tregua in vigore da alcuni giorni.

(con fonte Adnkronos/Washington Post)

Foto: Cremlino, RIA Novosti

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