LE MISSIONI ALL'ESTERO LE PAGA LA DIFESA…CON I TAGLI !

Potrà anche sembrare un’affermazione eccessivamente enfatica, eppure la sensazione che il 2014 presenti tutte le caratteristiche per essere ricordato come un anno storico per il comparto Difesa si fa sempre più forte.
Le novità archiviate, peraltro prevalentemente di carattere negativo, sono infatti ormai numerose nonchè di una certa importanza; non solo, considerato che mancano ancora alcuni passaggi fondamentali (Legge di Stabilità 2015 e nuovo Libro Bianco della Difesa) potrebbero ben presto materializzarsi altri colpi di scena.
L’ultima, ma solo in ordine di tempo, sorpresa riguardante le nostre Forze Armate è quella contenuta nel Decreto di rifinanziamento per le missioni all’estero. Questa stessa rivista, in realtà, si era già occupata dell’argomento alla fine di luglio, tanto che all’indomani del Consiglio dei Ministri che aveva approvato tale Decreto, erano stati descritti nel dettaglio i suoi contenuti.

Ciò che però non era nota a quel momento era una questione importante, della quale si è avuta contezza solo nel momento in cui tale provvedimento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, di lì a pochi giorni, come Decreto Legge 1 agosto 2014, n. 109. È solo allora che sono emerse le modalità con le quali (Articolo 11) se ne assicura la copertura finanziaria. Quest’ultima sarà infatti garantita per 13,5 milioni di euro mediante l’utilizzo dei rimborsi corrisposti dall’ONU come corrispettivo di prestazioni rese dalle Forze armate italiane nell’ambito di operazioni internazionali; tale somma viene così accantonata e resa indisponibile all’interno delle spese rimodulabili di parte corrente del Ministero della Difesa. Ma non è tutto, altri 213 milioni di euro dovranno provenire da una riprogrammazione straordinaria delle spese correnti iscritte nello stato di previsione del Ministero della Difesa per il 2014; anche in questo caso si procede dunque con un analogo accantonamento della suddetta cifra dalle disponibilità del Dicastero.

Al netto dei freddi termini contabili appena utilizzati, ciò che deve essere evidenziata è la sostanza. Senza troppi giri di parole, 226,5 milioni di euro (la metà dello stanziamento complessivo, pari a 452,7 milioni di euro) proverranno da fondi interni del Ministero della Difesa stesso e non da risorse aggiuntive messe a diposizione dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Inutile, o quasi, ricordare come la riprogrammazione straordinaria che dovrà essere effettuata altro non sarà se non una riallocazione di fondi già destinati a funzioni/scopi diversi.
Per essere ancora più precisi, e a scanso di equivoci, il provvedimento in oggetto si configura esattamente come un nuovo taglio di risorse per le Forze Armate; evidentemente, non bastavano i 491,4 milioni di euro già decurtati dal loro bilancio per effetto del Decreto Legge 66/2014 (e non solo).
Il risultato, si spera finale, per il 2014 si fa dunque pesante; rispetto allo stato di previsione 2014 a suo tempo approvato dal Parlamento, di fatto la Funzione Difesa è come se avesse subito un taglio complessivo di risorse pari a poco meno di 720 milioni di euro.

In pratica, e al lordo di nuovi interventi/assestamenti, diventa anche possibile a questo punto delineare un quadro sufficientemente preciso del totale dei fondi realmente disponibili per le Forze Armate relativamente a quest’anno; un quadro che si presenta a dir poco desolante. Ai 13.585,5 milioni di euro da ascrivere alla Funzione Difesa si aggiungono infatti i 2.175 milioni provenienti dal Ministero dello Sviluppo Economico mentre, per quanto riguarda lo specifico capitolo delle missioni all’estero (escludendo missioni civili o stanziamenti estranei ma considerandone altri afferenti il comparto Difesa stesso), il MEF metterà a disposizione 670 milioni circa. Ne risulta un dato complessivo pari a circa 16.430 milioni di euro, laddove nel 2013 (considerando lo stesso perimetro di voci e adottando identici metodi di calcolo) tale valore era stato di circa 17.600 milioni; in solo anno, si assiste perciò a un taglio di poco inferiore agli 1,2 miliardi di euro. Da notare anche che il rapporto percentuale con il PIL previsionale, sulla base di questi ultimi aggiornamenti finisce (ovviamente) con lo scivolare ancora più in basso, conservando la soglia dall’1% per un soffio; altro record negativo, l’ennesimo.

Di fonte a quest’ultimo sviluppo, sorgerebbe allora come spontanea una domanda per la Ministra della Difesa: dov’è finito quel suo spirito battagliero da lei stessa rivendicato quando, nell’illustrazione del DL 66/2014 aveva per l’appunto difeso la necessità di salvaguardare l’Esercizio dalla scure dei tagli, dirottandoli per intero sull’Investimento?
Ora, visto che proprio l’Esercizio non potrà certo rimanere indenne da questa “riprogrammazione straordinaria” (anzi!) magari la stessa Pinotti potrebbe almeno provare a spiegare come ad aprile tale capitolo di spesa non era stato toccato, sottolineando come non fosse materialmente possibile farlo in virtù di una situazione già pesante, mentre a distanza di pochi mesi lo si è fatto.
Certo, se proprio vogliamo dirla tutta e a costo di apparire fin troppo severo, non è che le dichiarazioni della Ministra forniscano significativi margini di credibilità. Nel corso delle sue dichiarazioni programmatiche rese alle Commissioni Difesa riunite, grande attenzione era stata data all’obiettivo di garantire la stabilità delle risorse al fine di garantire la piena attuazione della Legge 244/2012 e, dopo aver ricordato il peso sostenuto dal comparto Difesa nel risanamento dei conti pubblici, aveva stentoreamente dichiarato: «La difesa non è un bancomat da cui prendere risorse per fare altre cose.»

Era marzo e, di lì a poco, arriverà il “famigerato” DL 66/2014 che spazzerà via (completamente) quanto detto solo poche settimane prima.
Ma il dato se possibile ancora più grave è rappresentato dal fatto che l’intervento appena effettuato per il finanziamento delle missioni all’estero crea un precedente pericoloso. Per quanto in continua riduzione infatti, il nostro impegno all’estero è inevitabilmente destinato a proseguire anche per gli anni a venire; e, tra l’altro, visto il moltiplicarsi degli scenari di crisi, appare perfino normale dare per scontato l’avvio di una qualche nuova missione.
E allora, se verrà meno anche solo parzialmente quella provvidenziale fonte di finanziamento aggiuntivo da parte del MEF è del tutto evidente che la situazione potrebbe ulteriormente precipitare. E questo anche alla luce dei dati risultanti dal Documento di Programmazione Pluriennale, anch’esso già oggetto di analisi sulle pagine web di questa stessa rivista.

Per quanto i dati siano dunque noti, appare comunque utile ricapitolarli, aggiornandoli anche sulla base degli ultimi provvedimenti e aggiungendo qualche ulteriore considerazione.
Al netto degli interventi previsti dall’articolo 8 del più volte citato DL 66/2014, la Funzione Difesa scenderà a 13,8 miliardi di euro circa nel 2015, sfondando poi al ribasso di qualche decina di milioni di euro tale soglia nell’anno successivo. Ma se già questi numeri dovrebbero rappresentare essi stessi un campanello di allarme, ancora più agghiacciante si presenta l’incidenza percentuale dei singoli capitoli di spesa; per farla breve, nei prossimi 2 anni, le spese per il Personale resteranno ancorate a un valore percentuale pari a circa il 71% del totale, l’Esercizio si dovrà accontentare del 9% e l’Investimento rimarrà fissato intorno al 20%. Sul tutto, la cifra destinata ai consumi intermedi; formula tanto “fredda” quanto essenziale per le esigenze delle Forze Armate perché è con questa che si riesce a garantire formazione e addestramento del Personale, manutenzione di mezzi, sistemi d‘arma e infrastrutture.

Ebbene in quella che a tutti gli effetti si configura come un crollo senza fine, questa voce di spesa diminuirà ulteriormente nei prossimi 2 anni fino a raggiungere i 745,3 milioni di euro del 2016-’17 (laddove, appena nel 2008, i fondi disponibili erano pari a 2.265 milioni!).
Viene cioè ufficialmente certificato il fallimento della Legge 244/2012, con l’obiettivo (minimo, non certo ideale) di un’equa ripartizione 50 e 50 tra Personale ed Esercizio più Investimento sempre più assimilabile a un miraggio.
Del resto, c’è poco da sorprendersi visto che tale provvedimento, già debole per tutta una serie di ragioni fin dal momento della sua stesura, è stato poi pressoché completamente demolito dalla perversa combinazione di almeno 3 fattori: il DL 95/2012 (che ha sostanzialmente dimezzato i risparmi previsti dalla riforma nel suo impianto originale), dallo sciagurato passaggio parlamentare dei decreti attuativi (che ha provveduto a indebolire i meccanismi di uscita del personale in eccesso) e, da ultimo, l’abbandono del poco sopra ricordato requisito della stabilità nel corso del tempo per le risorse assegnate allo strumento militare.

Dunque, le nubi che si addensano sulle Forze Armate si fanno sempre più scure, tanto da evocare (ancora una volta) quello scenario da “tempesta perfetta” già immaginato tempo addietro: bilanci in continua diminuzione, all’interno dei quali le spese per il Personale continuano a pesare in maniera eccesiva a discapito di un Esercizio in sempre più profonda sofferenza, che si sommano a una Legge di revisione dello strumento militare che non funziona. A questi elementi, a dir poco dirompenti, si aggiunge poi una ulteriore serie di rischi, sempre meno potenziali e sempre più prossimi: una rimozione (o anche solo un’attenuazione) del blocco stipendiale per i militari tale da far esplodere la voce di spesa per il Personale, un nuovo ricorso (anche solo parziale) ai fondi interni del Dicastero per finanziare le missioni all’estero e gli interventi che (con ogni probabilità) saranno decisi nell’ambito della Legge di Stabilità 2015 sotto forma di un’applicazione (pure in questo caso, anche solo parziale) della “cura” Cottarelli; cura che per l‘anno prossimo prevede 1,8 miliardi di euro di taglio al bilancio delle Forze Armate.

A titolo di esempio, si evidenzia che una sua applicazione integrale porterebbe/porterà la Funzione Difesa ad attestarsi intorno alla soglia dei 12 miliardi di euro (9,8 circa dei quali presumibilmente sempre dedicati al Personale) nel 2015. Con i 2,5 miliardi in meno poi previsti nel medesimo piano di revisione della spesa per il 2016 e sempre sulla base delle cifre indicate dal DPP, la stessa Funzione Difesa scenderebbe sotto gli 11,3 miliardi, con il Personale che assorbirebbe ancora poco meno di 9,8 miliardi e cioè l’87% circa del totale delle risorse disponibili. A un soffio… da quel 50% indicato dalla 244/2012!
Aggiungiamo un’età media del Personale in continua crescita nonchè tabelle organiche lontane dalla composizione ottimale, ed ecco che il quadro si può dire completo.
In sintesi, non un solo dato, non solo un elemento, non una sola previsione fanno (a oggi) propendere per uno scenario diverso da quello di un vero e proprio «shutdown», con le Forze Armate letteralmente costrette ad “abbassare la saracinesca e chiudere l’attività”.

Foto: G. Gaiani, Difesa.it, Isaf RC-W

Giovanni MartinelliVedi tutti gli articoli

Giovanni Martinelli è nato a Milano nel 1968 ma risiede a Viareggio dove si diplomato presso l’Istituto Tecnico Nautico per poi lavorare in un cantiere navale. Collabora con Analisi Difesa dal 2002 occupandosi di temi navali in generale e delle politiche di Difesa del nostro Paese in particolare. Fino al 2009 ha collaborato con la webzine Pagine di Difesa.

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