Ucraina: la (quasi) quiete prima della prossima tempesta?
“L’esercito ucraino ha bisogno urgentemente di ulteriori attrezzature militari, letali e non letali. “La guerra non si può vincere con le coperte”. Le dichiarazioni del presidente ucraino Petro Poroshenko al Congresso statunitense suonano come la migliore conferma che la tregua precaria in atto in Ucraina tra i governativi e i separatisti appoggiati da Mosca è solo uno strumento utile a entrambi i contendenti a riorganizzare e potenziare le proprie fila in attesa della ripresa delle ostilità. Una ripresa quanto mai probabile dopo che i separatisti hanno rifiutato l’offerta di ampia autonomia amministrativa offerta da Poroshenko puntando decisamente sulla piena indipendenza. Un elemento che rischia di creare forti tensioni nella stessa Kiev dove i movimenti nazionalisti e di estrema destra minacciano di non riconoscere eventuali concessioni ai separatisti.
Finora, l’amministrazione Obama si è rifiutata ufficialmente di fornire aiuto letali a Kiev forse per timore di una escalation delle tensioni con la Russia o forse perché non vogliono rischiare di fornire armi ai gruppi neonazisti che compongono la gran parte della Guardia Nazionale, l’organismo paramilitare che finora non ha registrato brillanti performances sotto il fuoco ed è vista con sospetto e distacco anche dall’esercito regolare ucraino.
Poroshenko, ha chiesto al Congresso Usa di concedere all’Ucraina lo status speciale di difesa e di sicurezza come non membro all’interno della Nato sostenendo che “i soldati ucraini hanno bisogno di maggior sostegno militare e ne hanno bisogno con molta urgenza”. Washington si è impegnata a stanziare 53 milioni di dollari in aiuti di cui 46 milioni per la sicurezza ma senza forniture di armi e 7 destinati agli aiuti umanitari. Nonostante ieri a Minsk siano ripresi i colloqui di pace tra Kiev e i secessionisti alla presenza dell’inviato di Mosca Mikhail Zurabov e dei rappresentanti dell’Osce, anche i separatisti e i loro alleati russi sembrano prepararsi alla ripresa del conflitto.
Le truppe di Mosca che avevano guidato a inizio settembre il contrattacco vittorioso che aveva indotto Poroshenko a negoziare la tregua a Minsk si sarebbero quasi tutte ritirate oltre confine. Dei 5 mila soldati russi che secondo le stime erano penetrati in Ucraina ne sarebbero rimasti meno di mille nel Donbass. Restano però schierati al confine circa 20 mila militari pronti a intervenire più altri 4 mila dislocati nella Crimea annessa alla Federazione Russa. Queste truppe avrebbero preso posizione alla “frontiera amministrativa” con l’Ucraina con tutti i loro equipaggiamenti e munizioni” ha detto il portavoce militare Andriy Lysenko. Truppe che potrebbero convergere su Mariupol creando una continuità territoriale tra le repubbliche secessioniste e la Penisola di Crimea. A Donetsk intanto si registrano sporadici scambi d’artiglieria tra le opposte fazioni nella zona dell’aeroporto che la notte del 18 settembre hanno provocato 2 morti e 4 feriti colpiti dai governativi e l’uccisione di un altro civile la notte successiva.
I separatisti, che denunciano sei casi di violazione del cessate il fuoco da parte delle forze di sicurezza di Kiev, hanno impiegato ancora una volta i prigionieri per ripulire le strade di Donetsk dalle macerie dei bombardamenti.
A Varsavia i ministri della Difesa di Lituania, Polonia ed Ucraina hanno firmato ieri un accordo per la creazione di una brigata comune. La firma è avvenuta nel corso di una cerimonia alla presenza del presidente polacco Bronislaw Komorowski. “Quest’accordo testimonia il nostro profondo impegno a rafforzare la sicurezza e la capacità di difesa nella nostra regione dove la situazione è divenuta pericolosa” dopo l’intervento russo in Ucraina, ha dichiarato Komorowski La nuova unità, progettata per impegnarsi principalmente in operazioni di mantenimento della pace, potrebbe iniziare – ha anticipato il presidente polacco – le sue prime esercitazioni dal prossimo anno e raggiungere la sua piena operatività in due anni.
Foto: Reuters, Ministero Difesa ucraino, RIA Novosti,, FOI
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