A Roma è bagarre sull'F-35

Dichiarazioni contraddittorie, insulti e provocazioni. A Roma è bagarre sull’F-35. Il programma relativo ai cacciabomnbardieri di Lockheed Martin andrà “ridefinito” sulla base delle esigenze evidenziate nel Libro Bianco della Difesa, che sarà concluso entro l’anno, ma intanto – dice in Parlamento il ministro della Difesa, Roberta Pinotti – la prosecuzione della partecipazione italiana al programma richiede che “entro la fine dell’anno sia dato mandato di procedere almeno alla firma dell’impegno relativo all’anno in corso per la produzione di un lotto di due velivoli e che siano effettuati i relativi pagamenti”.

Il Ministro ha di fatto ribadito che il programma complessivo verrà ridefinito “alla luce delle risultanze del Libro Bianco”, ma nelle more di questa ridefinizione “la continuazione del programma indispensabilmente implica” che si dia “mandato a procedere alla firma dell’impegno relativo all’anno 2014, già assunto in passato, per evitare di perdere le risorse fino a oggi investite, per sostenere la credibilità internazionale delle capacità produttive italiane e poter giungere a gestire in futuro la manutenzione e l’aggiornamento del velivolo per tutti i Paesi europei”.

Si tratta dunque di firmare l’impegno per la produzione di un lotto di due velivoli, che si aggiungono ai sei per i quali i contratti sono già stati firmati e sono operanti, con consegne previste tra il 2015 e il 2016. Secondo il ministro della Difesa “tutto ciò è’ in linea con le mozioni approvate il 24 settembre dalla Camera che impegnano il Governo a proseguire il programma fornendo ad esso alcune indicazioni concernenti la sicurezza e le capacità del velivolo, l’ottimizzazione dei ritorni economici ed occupazionali e l’adeguamento in senso riduttivo dell’impegno di spesa complessivo rispetto a quello originariamente previsto”: che era di circa 14 miliardi di euro per 90 velivoli, somma che la mozione del Pd ha chiesto di dimezzare.

Le parole della Pinotti, secondo Nicola Latorre, presidente Pd della Commissione Difesa di Palazzo Madama, “ci hanno restituito una rotta chiara” e anche da Forza Italia si parla di “un momento di chiarezza che apprezziamo, perché il programma non si ferma, ne’ si dimezza”.

Le dichiarazioni del ministro hanno scatenato dure reazioni sia dalla minoranza del  Pd che dalle opposizioni, che contestano tra l’altro il fatto che si proceda a nuovi acquisti dopo che era stato annunciata la sospensione dei contratti. Durissimo, in particolare, il parlamentare di Sel, Giulio Marcon. Che twitta: “Oggi al Senato la ministra Pinotti ha annunciato l’acquisto di due nuovi F35. Una presa in giro al Parlamento fatta da una ministra falsa”. Immediata la replica di palazzo Baracchini: dichiarazioni “incomprensibili, infondate e offensive” di cui il parlamentare “sarà chiamato a rispondere anche in sede giudiziaria”.

Anche Civati e Ricchiuti, della minoranza Pd, attaccano il ministro  ricordando che le mozioni approvate alla Camera “non impegnano il governo all’acquisto” e  definendo “a dir poco sorprendente quanto affermato sull’acquisizione, entro la fine del 2014, di due F35 il cui costo, peraltro, il Ministro non specifica”. per il Movimento 5 Stelle “rimane ancora un mistero quella che è la programmazione della Difesa sull’acquisto degli F35. Per l’ennesima volta il ministro Pinotti è stata evasiva”. “Falsa”, rincara Sel. Accuse che la Difesa ha seccamente rimandato al mittente.

”Dall’inizio del mio mandato ho detto che giocare sui numeri è un gioco che non possiamo permetterci. Il termine dimezzamento non ha senso. Io non avrei mai accettato un termine numerico. Non arrivo a dei numeri senza un’analisi specifica della situazione e ad una verifica di quanto ci serve. Noi possiamo ridurre del 50% l’impatto finanziario iniziale, che era di 16,6 miliardi poi diventati 14.

Ma stiamo parlando di quote spalmate dal 1998 al 2026” tanto quanto si estende il programma per gli F35, ha aggiunto il ministro Pinotti confermando che c’è ‘ un’rallentamento, ma nel rispetto degli impegni del programma” e auspicando che ” Cameri possa essere scelto quanto prima come hub europeo” per il programma degli F35. Il ministro ha sottolineato come ”il disimpegno in questo settore sarebbe sbagliato. Siamo gli unici ad aver fatto una fabbrica di questo genere. Oggi potremmo decidere solo di buttare via” la fabbrica e l’impegno finanziario sottostante, per un investimento già fatto. Nel dibattito è intervenuto ieri anche il generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e presidente della Fondazione Icsa presentando in sala stampa alla Camera lo studio sulla linea aerotattica dell’Aeronautica militare realizzato per la stessa Fondazione con lo storico militare Gregorio Alegy.

“Se oggi disponessimo già di F35 come saranno tra qualche anno e dovessimo impiegarli in Iraq e in Siria, potremmo eliminare in larga parte i difetti per cui oggi l’impiego di forze aeree in uno scenario di questo tipo non solo è poco efficace e, di fatto, non risolutivo, ma dopo pochi giorni produce solo danni collaterali” ha detto Tricarico (nella foto a sinidstra). Tra le principali caratteristiche richieste a un futuro velivolo aerotattico – spiega lo studio – rientrano la bassa osservabilità, capacità Isr (Intelligence Sorveglianza e Reicognizione) avanzate, capacità di elaborazione e gestione automatica delle informazioni da qualsiasi fonte acquisite, totale interoperabilità con i Paesi alleati: tutte qualità che si trovano nell’F35 “che ha 9,2 milioni di linee software contro il milione e mezzo al massimo di altri caccia – ha ricordato Tricarico – e che quindi è in grado di integrare automaticamente nel suo sistema una quantità infinita di dati”, ‘dialogando’ anche con le forze di terra.

Sui costi del programma, l’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica non ha risparmiato critiche alla mozione Pd, votata recentemente dalla Camera, che impegna il governo a dimezzare il budget originariamente previsto. “Non ha senso decidere oggi – ha premesso il generale – si parla di soldi che non ci sono, visto che si tratta di un impegno di spesa spalmato fino al 2027. Entro la fine dell’anno, dovremmo avere un ‘Libro bianco’ che manca almeno dal 2001 e finalmente si saprà che cosa devono fare, e soprattutto che cosa non devono fare, le forze armate e di che cosa hanno bisogno per farlo”.

Non solo: “chi prende oggi certe decisioni, deve assumersi le proprie responsabilità: ci sono accordi già presi con altri Paesi che andrebbero annullati, l’impianto di Cameri perderebbe lavoro per anni e molte piccole e medie imprese che hanno investito e cominciato ad assumere sarebbero costrette a rivedere i loro piani”.

Pronta la risposta del capogruppo del Pd nella commissione Difesa, Gian Piero Scanu. “E’ sconcertante che il generale Tricarico si rifiuti di tener conto dei vincoli imposti dalle finanze pubbliche per il programma F35″. “Il documento votato dalla Camera – sottolinea Scanu – tiene conto del programma pluriennale, impegna il governo italiano a non superare la metà del budget originario e a valorizzare lo stabilimento di Cameri. Dunque, il Parlamento sostiene il Governo ad ottenere condizioni migliori e compatibili con il nostro drammatico quadro finanziario. Noi, in definitiva, abbiamo assunto il limite imposto dalla scarsità di risorse: perché il generale non ne vuole tener conto?”.

L’onorevole Carlo Galli, sempre del PD, ha ricordato “che gli F35 non sono al momento operativi per gravissimi difetti di progettazione che non dipendono certamente dai documenti approvati dal parlamento italiano, tanto che nessuna aeronautica militare sta schierando questi aerei”.

Fot0: Lockheed Martin, Difesa.it

Vignetta: Alberto Scafella

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