Accordo Fincantieri-Finmeccanica al varo del sottomarino Venuti

Quella che si è svolta il 9 ottobre presso lo stabilimento della Fincantieri del Muggiano potrebbe essere definita una sorta di cerimonia di varo con “sorpresa”; un’espressione che, per quanto inusuale, avrà modo di trovare una sua spiegazione più avanti.
L’evento principale della giornata è infatti stato il varo del sottomarino Pietro Venuti, terza unità della classe Todaro e primo di quella seconda serie che, rispetto alla prima, presenta alcune innovazioni importanti.
Ora, per quanto l’argomento relativo a queste nuove unità della componente subacquea della nostra Marina Militare sia già stato affrontato in passato, pare comunque utile ricordarne i tratti salienti. Quelli in questione sono infatti battelli nati dall’esigenza della Marina Militare stessa di procedere con un tempestivo rinnovamento dei mezzi a propria diposizione.

Il programma
Alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso furono così avviati i primi studi per un progetto nazionale che avrebbe poi assunto la denominazione di S-90.Ben presto però le difficoltà tecniche insite nello sviluppo di una piattaforma che si voleva avanzata, unite a costi in continuo aumento, determinarono l’abbandono del progetto; in quel contesto, l’unica strada percorribile diventava perciò quella di cercare accordi di collaborazione con altri Paesi.

Sono queste le basi che hanno condotto la Forza Armata, ma anche l’industria, a rivolgere la propria attenzione alla Germania, leader pressoché indiscusso nella realizzazione di piattaforme subacquee. Una scelta in qualche modo naturale, resa ancora più logica dal fatto che anche quel Paese si stava lavorando a una nuova classe di sottomarini dalle caratteristiche molto avanzate. Tutti questi fattori, uniti a requisiti operativi con importanti tratti in comune, sfociarono così il 22 aprile 1996 nella sigla del MOU (Memorandum Of Understanding) che avrebbe portato alla costruzione in Italia di 2 battelli del tipo U212A (con l’opzione per una seconda coppia) e a una serie di iniziative volte a garantire l’integrazione dei supporti tecnico-logistici e addestrativi tra i 2 Paesi; ciò al fine di realizzare significative economie di esercizio nonché un’ampia interoperabilità tra la Marina Militare e la Marine tedesca.

Il programma congiunto, che vede come “protagonista” assoluto lo stabilimento di Muggiano per la costruzione di tutte le unità, prende così corpo nel 1999 con l’impostazione del Salvatore Todaro, a cui fa seguito poco meno di un anno dopo quella dello Scirè; il 2003 e il 2004 sono quindi segnati dai vari dei 2 sottomarini che, infine, saranno consegnati alla Marina poco meno di 3 anni dopo.

Proprio l’esperienza rapidamente acquisita con queste nuove piattaforme convince la Forza Armata a procedere con l’esercizio dell’opzione per i secondi 2 battelli; ecco così nascere la classe U212A II serie, composta dal Pietro Venuti e dal Romeo Romei (attualmente in fase di costruzione); per questi ultimi non si conoscono ancora nel dettaglio le date relative alla consegna ma, con ogni probabilità, la tempistica non dovrebbe differire di molto dalla precedente.

Per ciò che riguarda le caratteristiche tecniche, solo alcuni dati essenziali: lunghezza di 55,9 metri, diametro massimo di 7 e un dislocamento in immersione che supera le 1.800 tonnellate. Nonostante simili dimensioni, i Todaro si contraddistinguono in particolare per la bassa segnatura magnetica (conseguita soprattutto attraverso l’impiego di acciaio amagnetico per la costruzione) e un altrettanto ridotta segnatura acustica (grazie all’esteso ricorso a sospensioni elastiche per impianti/macchinari di bordo).

Elemento altrettanto, se non più, distintivo è l’impianto di generazione elettrica e propulsione, basato su di un gruppo diesel-generatore, un motore elettrico di propulsione a magneti permanenti e da un sistema AIP (Air Indipendent Propulsion) composto da 8+1 moduli di Fuel Cells del tipo PEM (Polymer Electrolyte Membrane).

Le prestazioni, soprattutto in termini di autonomia, presentano così valori importanti se paragonati a quelli di un sottomarino a propulsione convenzionale; mentre infatti le velocità massime (in superficie e in immersione) sono sostanzialmente in linea con quelle delle moderne realizzazioni, è quando si passa per l‘appunto all’autonomia che il confronto con battelli privi di AIP si fa più “pesante” in virtù di miglioramenti significativi.

Non meno importanti gli aspetti legati alle capacità di combattimento vere e proprie, per le quali si segnala il sistema di combattimento MSI90U che gestisce una suite di sensori e di apparati di comunicazione completa; la gestione, ovviamente, si estende anche alle armi e cioè i siluri A184 mod.3 (che utilizzano 6 tubi lanciasiluri da 533 mm).

La seconda serie della classe Todaro
Come si diceva, i sottomarini della seconda serie presentano alcune, significative differenze quali un aumento della dotazione di combustibile, nuovi alberi optronici, un nuovo sistema di comunicazione satellitare in SHF e aggiornamenti al sistema di combattimento; a fattor comune di tutti gli U212A infine, è previsto in futuro l’integrazione dei nuovi siluri Black Shark Advanced.

Negli ultimi anni i battelli classe Todaro hanno effettuato importanti missioni  addestrative negli Stati Uniti. Nel 2008 e nel 2009 Todaro e Scirè sono stati impegnati in una serie di esercitazioni quali JTFEX (cioè quella Joint Task Force EXercise destinata a qualificare il gruppo di battaglia di una portaerei) e CONUS (CONtinental US, contrassegnate anche da confronti con sottomarini d’attacco della classe Virginia), entrambi gli U212A sono stati in grado di disimpegnarsi con ottimi risultati. Tanto che, aggiungendo le importanti attività reali in diversi teatri operativi anche lontani dalla madre patria, non si è mancato di rimarcare la differenza con le analoghe unità tedesche, prive di un simile bagaglio di esperienza.

Al tempo stesso però grande risalto mantiene il rapporto di collaborazione con la Marina tedesca sotto l’aspetto dell’addestramento, del supporto logistico fino allo scambio di informazioni. Anche la componente  subacquea infine risente dei tagli alle risorse e se fino a qualche anno fa era possibile garantire un’equa ripartizione fra addestramento e attività operativa per le uscite in mare, oggi il problema non si pone perché l’unica (o quasi) attività addestrativa che è possibile condurre è rappresentata dal ricorso dei simulatori o a una qualche forma di addestramento in banchina.

Il varo
Tra gli interventi alla cerimonia di varo si segnala quello appassionato (nonché, come il solito, “scoppiettante”) del padrone di casa e cioè l’Amministratore Delegato di Fincantieri, Ingegner Giuseppe Bono.

Partendo dalle difficili condizioni generali del Paese, Bono ha sì ricordato come il gruppo da lui guidato si presenti con le carte in regola (per dimensioni complessive e diversificazione dei prodotti) sui mercati internazionali, vantando una leadership mondiale in molti settori. Ma al tempo stesso non ha mancato di evidenziare come, sia la situazione economica sia la sempre più forte competizione nell’acquisizione delle commesse, rendano sempre più complesso competere con i gruppi concorrenti.

Ciò di cui c’è bisogno è dunque un mix di ingredienti: flessibilità (sotto ogni punto di vista), coesione all’interno del gruppo (e a tal proposito sono stati ricordati anche gli sforzi fatti per garantire i livelli occupazionali), rapidità delle scelte (e qui si è stata sottolineata quella che ha portato al Cantiere Integrato Navale Militare Integrato Riva Trigoso-Muggiano) e, infine, la capacità di generare utili attraverso i quali alimentare quegli investimenti necessari per garantire lo sviluppo del gruppo stesso.

Per quanto riguarda l’intervento del Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio Giuseppe De Giorgi, dopo aver ricordato la splendida figura del 2° Capo Silurista Pietro Venuti, Medaglia d’Oro al Valore Militare (con la doverosa aggiunta rispetto alla presenza quale madrina del varo della Signora Maria Venuti, nipote della MOVM), di particolare rilievo sono apparsi i passaggi con i quali si è voluto tornare a sottolineare la straordinaria valenza strategica della componente subacquea e, dunque, di un assetto quale il sottomarino.
Una valenza direttamente paragonata a quella di una portaerei; e questo perché piattaforme moderne come i Todaro garantiscono ormai l’assolvimento di una gamma di missioni particolarmente ampia. Forse anche troppo visto che è stato perfino prospettato un loro prossimo impiego nel contrasto alle trivellazioni abusive dei nostri fondali.

Una nuova flotta
L’altro argomento affrontato dall’Amm. De Giorgi è stato quello della nuova “Legge Navale” varata con la Legge di Stabilità 2014; qui l’invito è stato quello di velocizzare le procedure per giungere a una sua rapida attuazione.

Argomento trattato anche dal Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che si è pure sbilanciata sulla tempistica ipotizzando il mese di dicembre quale possibile periodo per la contrattualizzazione dei vari programmi. Uno scenario poi “corretto” nel corso della successiva conferenza stampa, laddove si è ricordato come si renderà comunque necessario l’approvazione delle competenti Commissioni Parlamentari, precisando però che da parte sua ci sarà il massimo impegno per rendere il più spedito possibile tale passaggio. In questo senso, è parso opportuno il richiamo (non senza un qualche accento polemico) ad alcune vicende recenti. Portando ad esempio proprio il programma dei Todaro e ricordando il lungo arco temporale entro il quale si sta sviluppando, ciò che si è voluto evidenziare è che l’attuale contesto internazionale ci ricorda (una volta ancora) quanto sia complesso garantire la sicurezza del Paese e quanto siano necessari determinati strumenti.
Da qui la necessità di compiere le scelte giuste nei momenti giusti in prima battuta e, in seconda, di assicurare nel corso del tempo le risorse necessarie per dare concretezza a quelle stesse scelte. Resta da vedere se il Parlamento, proprio sul tema della “Legge Navale” sarà così disponibile; a tal proposito, avanzare qualche dubbio appare più che lecito.

L’accordo Fincantieri-Finmeccanica
Terminata la cerimonia è stata dunque la volta della conferenza stampa nel corso della quale è stata annunciata la firma dell’accordo
tra Fincantieri e Finmeccanica; la “sorpresa” della giornata.

Oltre allo stesso Ing. Bono e al Ministro Pinotti, erano presenti anche l’Amm. Delegato di Finmeccanica Ing. Mauro Moretti e l’Amministratore Delegato di Cassa Depositi e Prestiti Dott. Giovanni Gorno Tempini. Punto centrale dell’accordo è l’instaurazione di un profondo rapporto di collaborazione che riguarderà il settore delle costruzioni navali militari di Fincantieri e coinvolgerà alcune aziende del settore difesa di Finmeccanica; in particolare, quelle interessate saranno Selex ES, Oto Melara, WASS e MBDA Italia.

Una collaborazione che riguarderà diversi settori; dalle attività di ricerca e innovazione a quelle che portano direttamente alla progettazione/realizzazione di unità navali, fino a quelle commerciali/di supporto. Un’intesa a tutto campo dunque, rivolta sia ai mercati nazionali sia a quelli internazionali e con numeri importanti dato che il potenziale giro di affari annuo generato da tale accordo potrebbe raggiungere gli 1,5 miliardi di euro annui.

A fronte poi del rapporto consolidato che Fincantieri ha con le varie Marine, quest’ultima continuerà ad agire come interfaccia unica nei confronti dei clienti.

La parola d’ordine dunque è una sola: sinergia. Si tratta, come hanno confermato Sia Bono che Moretti, di mettere a fattor comune le rispettive competenze, eliminando sprechi, sovrapposizioni e ridondanze; operando al tempo stesso delle precise scelte rispetto a quelli che saranno i settori da privilegiare e quelli che (gioco forza) dovranno essere abbandonati perché non più sostenibili economicamente.

Considerazioni che assumono un valore ancora più importante nell’ambito di Finmeccanica stessa (attualmente in fase di profonda riorganizzazione) e che dovranno trovare un loro sbocco nel piano industriale in fase di preparazione.
Per quanto dunque tutto interessante (e, soprattutto, promettente) appare evidente che quelli mossi non possono che essere solo i primi passi, con diversi passaggi ancora bisognosi di una più puntuale definizione.

Si pensi, ad esempio, alla sorte di Orizzonti Sistemi Navali e cioè a quell’azienda costituita nel 2002 proprio dalle stesse Fincantieri e Finmeccanica peraltro già operante in questo settore; anche alla luce del fatto che proprio i possibili sviluppi sul fronte degli assetti societari sono tra gli aspetti che dovranno essere definiti, così come detto dalle parti interessate, proprio sulla base dell’esperienza accumulata.

Nel frattempo, uno degli aspetti più visibili di tale accordo sarà rappresentato dalla volontà di offrire ai potenziali clienti una presenza più integrata nell’ambito delle grandi manifestazioni internazionali; tanto che, nonostante i tempi a dir poco stretti, già dal prossimo salone Euronaval di fine mese, si dovrebbero vedere i primi segnali di questo nuovo approccio.

Giovanni MartinelliVedi tutti gli articoli

Giovanni Martinelli è nato a Milano nel 1968 ma risiede a Viareggio dove si diplomato presso l’Istituto Tecnico Nautico per poi lavorare in un cantiere navale. Collabora con Analisi Difesa dal 2002 occupandosi di temi navali in generale e delle politiche di Difesa del nostro Paese in particolare. Fino al 2009 ha collaborato con la webzine Pagine di Difesa.

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