Chi sono i miliziani curdi che difendono Kobane
Nelle ultime 72 ore sono state effettuate dagli Usa e dagli alleati arabi una sessantina diraid aerei nell’area di Kobane, la città siriana al confine con la Turchia. Nel corso dei bombardamenti sono state distrutte diverse postazioni dell’Isis e colpiti 16 edifici occupati dai jihadisti costretti a ritirarsi quasi del tutto dal centro urbano che avevano conquistato per circa metà. Difficile dire se si tratta di un ripiegamento tattico o se il Califfato abbia rinunciato per ora a conquistare Kobane dove peraltro sarebbero giunti negli ultimi giorni non meglio precisati aiuti e armamenti alle milizie curde rimaste isolate dopo che la Turchia aveva chiuso la frontiera a combattenti e rifornimenti destinati alla città assediata.
A contrastare i jihadisti a Kobane sono schierate le forze le Unità di difesa del popolo curdo, l’esercito di fatto della regione siriana dell’ipotetico ‘Grande Kurdistan’. Si tratta di una milizia attiva nei territori a maggioranza curda nel nord e nel nordest della Siria, una milizia che fa parte dell’amministrazione di governo nota come Kurdish Supreme Committee (Ksc)
. Non ci sono dati certi sul numero di combattenti. Secondo un’analisi di inizio anno dell’International Crisis Group, per gli stipendi ogni mese se ne vanno circa 150 dollari per ogni componente di un ‘contingente’ di circa 25-30mila persone. I fondi, stando agli esperti, arrivano dalle ‘imposte’ raccolte nelle aree curde e grazie al sostegno del PKK che conta su un’ampia rete di ‘donatori’.
Nelle unità di difesa popolare ci sono anche le donne della Ypj. La milizia è la forza di difesa nel ‘Rojava’, il territorio siriano che si estende lungo la linea di confine tra Siria e Turchia, una regione autonoma di fatto, formata dopo l’esplosione del conflitto nel Paese arabo a seguito dell’inizio nel 2011 di inedite proteste contro il regime di Bashar al-Assad.
Le unità YPG sono di fatto il braccio armato dell’ala siriana del Kurdish Democratic Union Party (Pyd) e sono impegnate nella battaglia contro i jihadisti dell’Is. Il Jane’s sottolinea come le brigate YPG godano di un “ampio livello di libertà” e come al pari dell’IS siano emerse dalle “ceneri del conflitto siriano”.
Secondo Wladimir van Wilgenburg, analista della Jamestown Foundation, le unità YPG sono state in realtà create nel 2004 dopo una manifestazione dei curdi contro il governo siriano, ma la loro nascita è stata annunciata ufficialmente solo nell’estate del 2012, dopo il ritiro delle forze del regime di Assad dalle zone a maggioranza curda. Mentre le forze curde irachene, i peshmerga, hanno ricevuto assistenza militare da vari Paesi -Francia, Gran Bretagna e Usa, compresi- i curdi siriani hanno ricevuto ben pochi aiuti. Su di loro pesa l’accusa di essere rimasti vicini al regime di Assad, le cui forze si sono ritirate dal territorio curdo nel 2012, e di essere -scrive Jane’s- strettamente legate al PKK. Accuse respinte dalle milizie YPG.
La Turchia in particolare considera l’YPG uno strumento di Damasco. “L’YPG è riuscito a espandersi fino al territorio iracheno per lo più grazie alla ritirata dei peshmerga del governo regionale curdo (KRG) dalla zona del monte Sinjar dopo l’avanzata dell’Is a inizio agosto – si legge nell’analisi – La minoranza perseguitata degli yazidi in fuga dal conflitto è stata protetta da unità YPG”.
Desiderosi di vendicare le atrocità dell’IS, molti yazidi si sarebbero rivolti all’YPG per armi e addestramento e in tanti, stando a Jane’s, sono stati inviati a Sinjar, dove operano come unità di difesa locale sotto l’Ypg e la supervisione del PKK. “Il risultato – si legge – è che ora l’YPG occupa aree in Iraq che in precedenza erano controllate dai peshmerga”.
(con fonte Adnkronos)
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