FORZE SPECIALI: IL REOS DIVENTA REGGIMENTO
La recente costituzione a Pisa del COMFOSE, il Comando delle Forze Speciali dell’Esercito, ha consentito di raggruppare sotto un unico comando reparti in precedenza assegnati ad enti assai differenti per dimensioni, finalità e livello gerarchico, come la Brigata Paracadutisti Folgore, il Comando Truppe Alpine, il Comando Aviazione dell’Esercito o il Comando Artiglieria.
Certo in un’ottica di linearità essenziale e di completa semplificazione i reparti interessati sarebbero potuti essere posti alle dipendenze dirette del COFS, il Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali incaricato dell’impiego delle unità. Si è preferito perseguire un approccio più graduale costituendo in ambito forza armata terrestre, sul modello francese della BFST, la Brigade Des Forces Spéciales Terre, una grande unità di livello brigata incaricata innanzi tutto di coordinare le specifiche esigenze dei singoli reparti dipendenti in materia di reclutamento, formazione ed addestramento, garantirne la necessaria osmosi, standardizzazione ed interoperabilità.
D’altro canto la costituzione del COMFOSE risponde anche alla necessità di assicurare all’Esercito, cui appartengono la gran parte degli assetti nazionali destinati a vario titolo alle Operazioni Speciali, un livello gerarchico di comando almeno equivalente a quello delle altre componenti, ed in particolare dell’Aeronautica. Non dimentichiamo che in questi ultimi anni la forza armata terrestre ha fornito alla Task Force 45, il Joint Special Operation Task Group “land oriented” operante in Afghanistan, oltre il 70% del personale e l’assoluta maggioranza delle capacità di comando e controllo, comunicazioni e logistiche, assicurando la disponibilità costante di un comando a framework 9° Rgt Col Moschin.
Le Operazioni Speciali richiedono infatti, oltre ovviamente agli operatori incaricati dell’esecuzione materiale degli atti tattici, anche una struttura C2 totalmente rischiarabile e sostenibile nel tempo nel caso, sempre più frequente, di missioni di lunga durata, il tutto in ambito interforze e, sempre più spesso, multinazionale ed inter-agenzia.
Non deve pertanto stupire che l’Esercito abbia avvertito la necessità di destinare nei prossimi mesi al COMFOSE, accanto ai ben noti reggimenti di élite terrestri, anche una pedina aerea di potenzialità adeguate (si può dire che non esista oggi un’Operazione Speciale che non investa a vario titolo la terza dimensione), con la quale poter costituire in caso di necessità uno Special Operations Air Task Group.
E’ proprio quest’ultima esigenza, chiaramente emersa in sede di pianificazione e di riesame delle lezioni apprese nei teatri, più ancora della semplice necessità di una crescita numerica dei vettori aerei ad ala rotante, ad aver suggerito l’opportunità di riconfigurare a livello reggimentale il 26° Reparto Elicotteri per Operazioni Speciali prima del suo trasferimento formale dal Comando Aviazione dell’Esercito al COMFOSE.
IL REOS
Il REOS venne costituito a Viterbo il 4 novembre del 2002 quale Gruppo Squadroni in seno all’allora 1° Reggimento di Cavalleria dell’Aria, poi Aviazione dell’Esercito, “Antares”, con il compito di supportare l’azione delle Forze Speciali e per Operazioni Speciali dell’Esercito con l’impiego di due squadroni di volo, uno di ETT su AB-412, un elicottero multiruolo leggero qualificato per il volo tattico notturno (con l’impiego di NVG) e strumentale, ed uno di ETM dotato di CH-47C, una macchina di classe media di analoghe capacità ogni-tempo.
Ben presto il reparto iniziò un’intensa attività addestrativa specifica, tesa a mettere rapidamente gli equipaggi di volo in condizione di effettuare elisbarchi, trasporti tattici, aviolanci, infiltrazioni in territorio ostile, inserzioni con la tecnica del “fast rope”, missioni di ricerca e recupero, evacuazione tattica e medica, il tutto in condizioni climatiche ed ambientali estreme, sia di giorno che di notte. Fondamentale la pratica del volo tattico a bassa quota, prevalentemente notturno, con l’impiego di goggles ad intensificazione di luminescenza della terza generazione.
Accanto all’incremento delle prestazioni di volo degli equipaggi si iniziò anche a valutare l’opportunità di conferire a piloti, specialisti e mitraglieri di bordo adeguate capacità professionali anche nell’impiego a terra, sia per esigenze particolari di una specifica missione (si pensi ad esempio al recupero di personale) sia in caso di abbattimento ed atterraggio forzato.
Si decise pertanto di conferire al personale di volo del reparto le capacità basiche comuni all’intero comparto FOS, sottoponendo i volontari neo assegnati ad un’attività selettiva preliminare imperniata su visite mediche d’idoneità, test psico-attitudinali e prove fisiche di resistenza.
Gli elementi giudicati idonei affrontavano poi un corso basico di “Operatore FOS/REOS”, della durata di cinque settimane, finalizzato all’acquisizione delle tecniche di movimento tattico in vari ambienti naturali con lezioni di topografia, orientamento, navigazione terrestre, superamento ostacoli naturali, tiro, sia statico che dinamico, con le armi in dotazione e breve corso di ardimento di una settimana.
A questo punto gli allievi erano inviati a frequentare tre corsi di mobilità ambientale presso la CEALP: quello basico di sci, quello di sopravvivenza in ambiente innevato (due settimane) e quello basico di roccia.
La formazione proseguiva quindi con la fase avanzata della durata di tre settimane incentrata sull’acquisizione delle tecniche di sopravvivenza dell’equipaggio in ambiente ostile a seguito di abbattimento, comprendendo nozioni di sopravvivenza, evasione, fuga e resistenza all’interrogatorio.
L’iter addestrativo si concludeva in alcuni casi con un corso intensivo di lingua inglese presso la S.L.E.di Perugia.
Su queste basi il reparto venne schierato in Iraq dal novembre 2003 al marzo 2004 nell’ambito della missione Antica Babilonia, impiegando con profitto 4 AB-412, di cui due dotati di radar meteo, e 3 CH-47C: i primi, relativamente piccoli e maneggevoli, idonei anche a compiti di scorta, i secondi che univano ad un maggior raggio d’azione elevate capacità di carico e la possibilità di imbarcare due Defender 90 in dotazione ai Distaccamenti Operativi di Incursori.
Negli anni successivi macchine ed equipaggi del REOS saranno ripetutamente impiegati per il supporto alle nostre Forze Speciali nei teatri esterni più impegnativi, ed in particolare, fino ai giorni nostri, in Aghanistan.
Il 26° Reparto Elicotteri per Operazioni Speciali di Viterbo comprende oggi due Squadroni di Volo, uno dotato di CH-47C e l’altro in configurazione mista con AB-412 ed NH-90, uno Squadrone Mantenimento, in grado di presiedere alle attività manutentive per gli elicotteri in dotazione, ed un comando di Gruppo che include una Sezione O.A.I. ed una Sezione Logistica, entrambe destinate a garantire al reparto, pur inquadrato nel Reggimento Antares, un certo livello di autonomia operativa e logistica.
Per incrementare le capacità operative e di auto protezione degli aeromobili in dotazione si è provveduto ad equipaggiarli con sistemi di contromisure attive e passive, sono stati introdotti moderni apparati di comunicazione satellitare, di video sorveglianza e radio-localizzazione.
Le macchine più datate sono state ammodernate e sottoposte ad una serie di modifiche tendenti a migliorare le possibilità di sopravvivenza in ambiente ostile e le caratteristiche ogni tempo.
Gli AB-412 hanno vista incrementata la protezione passiva con l’applicazione al pavimento della cabina di pannelli in kevlar, sia in corrispondenza dell’equipaggio che del vano di carico, e l’installazione di due sedili corazzati per i piloti, mentre per quanto riguarda le contromisure elettroniche Il sistema di allarme radar, Radar Warning Receiver (RWR), che segnala “l’illuminazione” del mezzo da parte di un radar nemico, è stato rimpiazzato dal SIAP, una suite di autoprotezione integrata costituita da sensori passivi sia radar che IR associati a lanciatori d’inganni ed esche termiche (“chaff” e “flares”).
Analoghe migliorie sono state apportate ai CH-47C, che dispongono ora di SIAP, protezioni balistiche e sedili corazzati. Queste macchine, che pur si sono rivelate insostituibili nelle difficili condizioni del teatro afghano, soffrono comunque di problemi di obsolescenza che ne limitano la disponibilità operativa e saranno sostituite a breve dai nuovi CH-47F.
Fino a quel momento gli aeromobili più moderni a disposizione del REOS rimarranno gli NH-90 in configurazione IOC+ Improved, ossia allo stadio di Initial Operational Capability migliorato e dotati di alcune caratteristiche dei FOC, lo stadio finale di evoluzione della macchina, quali protezioni balistiche e migliorie ai sistemi di autoprotezione.
Anche nella configurazione attuale si tratta comunque di elicotteri molto sofisticati, dotati di strumentazioni che permettono prestazioni ogni tempo complete: il FLIR, combinato con il sistema di mappa mobile digitale e con il visore integrato applicato all’elmetto del pilota, fornisce a quest’ultimo una consapevolezza della situazione senza precedenti, mentre il radar meteo di bordo fornisce anche il rilevamento del terreno ed incrementa la sicurezza.
Le armi M134D da 7,62 mm a canne rotanti a disposizione dei mitraglieri di bordo assicurano una potenza di fuoco di assoluto rilievo, mentre il sistema di autoprotezione integra gli apparati del SIAP con un Radar Warning Receiver ed un elemento di controllo di nuova generazione.
Gli equipaggi di volo del REOS sono addestrati ad operare con modalità non convenzionali, in ambiente non permissivo, di notte, in condizioni di visibilità limitata e condimeteo avverse, assicurando profili di missione occulti.
I mitraglieri di bordo del reparto frequentano a partire dal 2006 il Corso OBOS di Operatore Basico per Operazioni Speciali presso il RAFOS del 9° Col Moschin in maniera del tutto analoga agli altri operatori dei reparti di Forze per Operazioni Speciali dell’Esercito, in sostituzione del breve corso basico descritto in precedenza.
Qui ricordiamo che la formazione OBOS, preceduta da un tirocinio di selezione di una dozzina di giorni, ha una durata di 20 settimane: cinque mesi di addestramento duro e selettivo, teso a far acquisire la capacità di muovere ed operare in ambiente ostile con le tecniche e le tattiche della pattuglia da combattimento e ricognizione paracadutisti, impegnata in atti tattici elementari in zone controllate dal nemico ed in fase di interdizione d’area.
La trasformazione in reggimento
Nonostante l’elevato livello professionale degli equipaggi ed i molti significativi riconoscimenti ottenuti nelle varie missioni cui ha partecipato, il REOS non si è però dimostrato, nell’attuale configurazione, pienamente in grado di rispondere alle specifiche necessità del comparto Operazioni Speciali, disponendo di un’insufficiente capacità di spiegamento autonomo in missioni di lunga durata.
Con il mutare delle esigenze operative e sulla base delle lezioni apprese nei teatri più impegnativi è emersa infatti in sede di pianificazione, come accennato in precedenza, la necessità di disporre in ambito forza armata terrestre di un reparto aereo dedicato alle Operazioni Speciali, pienamente autonomo e soprattutto in grado di esprimere il framework, ossia la struttura portante e le capacità di comando e controllo, di uno Special Operations Air Task Group – SOATG, una pedina rapidamente proiettabile e con capacità di supportare assetti interforze ed internazionali.
Secondo le previsioni della dottrina NATO e di quella nazionale lo SOATG potrà esercitare il comando operativo su un massimo di 5 unità dipendenti, configurate come SOATU – Special Operations Air Task Unit, unità che semplificando potremmo definire all’incirca di livello squadrone.
Almeno due SOATU saranno di norma espressi dallo stesso REOS, mentre gli altri, eventuali, potrebbero essere forniti dalle altre Forze Armate nazionali e/o da Paesi alleati.
Lo SOATG così strutturato dovrà inoltre poter inquadrare ed impiegare in caso di necessità e per specifiche missioni anche elementi convenzionali, sia aerei (il particolar modo elicotteri da combattimento A-129 Mangusta, assolutamente preziosi nei compiti di ricognizione armata, appoggio di fuoco e scorta) che terrestri, quali ad esempio fanteria aeromobile o paracadutista, impiegati a supporto di un’Operazione Speciale
Per soddisfare queste specifiche esigenze lo Stato Maggiore dell’Esercito ha deciso di riconfigurare il 26° Gruppo Squadroni in reggimento, per assegnargli organicamente le capacità necessarie a soddisfare il livello di ambizione individuato, dando così vita al 3° Reggimento Aviazione dell’Esercito “Aldebaran”, la cui costituzione ufficiale è prevista a breve.
La trasformazione avverrà in quattro fasi successive.
Nella prima, in pieno svolgimento, è prevista la costituzione di un terzo squadrone di volo, con il quale sarà possibile incrementare il numero complessivo degli elicotteri in dotazione e disporre di tre pedine omogenee equipaggiate con CH-47C, NH-90 ed AB-412. Accanto a macchine più prestanti o moderne si è infatti deciso di mantenere anche quest’ultima linea, costituita da elicotteri che in scenari non esasperati o caratterizzati da quote e temperature troppo elevate possono ancora risultare preziosi.
Contemporaneamente il reparto verrà potenziato con l’assegnazione di circa 60 nuovi effettivi, ripartiti tra linea di volo ed attività di supporto e, pur mantenendo la propria sede a Viterbo, costituirà una base di schieramento avanzata permanente presso l’aeroporto militare di Pisa, località assai prossima alla sede ed alle aree addestrative delle nostre Forze Speciali.
A questo punto, verosimilmente entro la fine del corrente anno, il Reparto si trasformerà formalmente in Reggimento, inquadrando Comando, Squadrone Comando e Servizi (ancora in via di costituzione), Squadrone Mantenimento e Gruppo Volo.
Nella seconda fase immediatamente successiva il Reggimento completerà le dotazioni organiche dello Squadrone Comando e Servizi nelle componenti Tramat e Sanità con l’assegnazione di altro personale, mentre nella terza è previsto sia il raggiungimento della piena autonomia in campo manutentivo per quanto riguarda la logistica di primo livello tecnico, che la costituzione dello Squadrone Corsi e Formazione Equipaggi, una pedina assolutamente fondamentale per l’assolvimento dei compiti di natura particolare assegnati al reggimento.
Al completamento di questa terza fase e comunque con ogni probabilità entro il 2015 il 3° Reggimento AVES raggiungerà la FOC, la piena capacità operativa, e verrà ufficialmente assegnato al COMFOSE.
L’ultimo gradino evolutivo, eventuale, previsto è di natura essenzialmente amministrativa e potrebbe prevedere l’esclusione o meno di ogni forma di supporto residuo da parte del Reggimento Antares per quanto riguarda la linea di volo CH-47C/F.
La costituzione dello Squadrone Corsi e Formazione Equipaggi risponde all’esigenza di assicurare al REOS personale in possesso dell’elevato profilo psico-fisico e professionale richiesto ad un reparto per Operazioni Speciali.
A tal fine tutto il processo formativo degli equipaggi à stato rivisto e suddiviso in due fasi, una basica ed una di specializzazione, in maniera analoga a quanto avviene negli altri reparti di Forze per Operazioni Speciali.
La formazione basica di piloti e specialisti, che a differenza dei mitraglieri di bordo non frequentano l’impegnativo Corso OBOS presso il 9° Col Moschin, prevede un Corso Basico per Operatori OS della durata di 19 settimane, svolto in gran parte presso lo stesso REOS e che riprende a livello basico molti temi previsti dall’OBOS, inserendoli però nel contesto specifico delle attività di volo.
Nelle prime tre settimane si susseguono lezioni sui procedimenti operativi delle Forze Speciali, cenni sulla dottrina NATO per le Operazioni Speciali, un richiamo delle nozioni di topografia e navigazione terrestre con marcia notturna in assetto tattico, tecniche di sopravvivenza, sfruttamento dell’ambiente e superamento ostacoli naturali.
Fanno seguito 3 settimane di addestramento individuale al combattimento (condizionamento dell’equipaggiamento, movimento tattico individuale e di team, stazionamento e bivacco, Reazioni Automatiche Immediate), mentre si inizia a pianificare una Special Air Operation con simulazione di abbattimento e applicazione delle procedure basiche di evasione e fuga.
Le 4 successive settimane si svolgono presso il RAFOS, a cura degli istruttori del 9° Col Moschin, e riguardano lezioni di armi e tiro, maneggio esplosivi e tecniche di medicina tattica avanzata.
Si torna quindi al REOS per il corso SERE di comportamento in caso di cattura e resistenza agli interrogatori: un’impegnativa fase continuativa di una decina di giorni calata nella particolare realtà del reparto e quindi inserita in un’esercitazione di volo notturno con simulazione di abbattimento.
Conclude il corso, sempre a cura degli istruttori del REOS, una fase di 5 settimane di apprendimento delle tecniche e procedure di volo diurno e notturno per l’impiego in OS, con allestimento delle macchine per impieghi speciali (discesa di personale con fast rope o corda doppia, trasporto e rilascio di battelli), predisposizione di punti avanzati di rifornimento e riarmo (FARP) e pianificazione ed esecuzione di missioni di volo diurne e notturne (con NVG) specifiche per le varie tipologie di Operazioni Speciali.
La fase di specializzazione, svolta sia presso il REOS che in altre strutture, dura 21 settimane per piloti e specialisti e 24 per i mitraglieri di bordo, che frequentano inizialmente un corso di tre settimane dedicato all’impiego dell’armamento in dotazione agli elicotteri del reparto.
Le successive 21 settimane sono invece sostanzialmente uguali, pur nella diversità dei ruoli, per le tre categorie.
Per tutti sono infatti previste quattro distinte fasi di attività di volo, diurna e notturna, di due settimane ciascuna, svolte in differenti scenari operativi: sul mare, in montagna innevata e non innevata ed in zone aride e polverose per il controllo del cosiddetto Brown Out, il sollevamento di polvere e sabbia in fase di atterraggio.
Queste attività sono alternate da 3 specifici corsi tenuti al reparto con il concorso di altre unità FOS e dedicati all’apprendimento delle tecniche di sopravvivenza in montagna, sia in ambiente estivo che invernale, e sul mare (quest’ultimo a cura degli istruttori dell’Aeronautica Militare).
Infine, a completamento della fase di specializzazione, tutto il personale di volo, ciascuno per il proprio ruolo, approfondisce per 7 settimane le tecniche e le procedure avanzate di volo, diurno e notturno con NVG, peculiari per l’impiego nelle Operazioni Speciali.
Ottenuta la qualifica di Pilota, Specialista o Mitragliere di Bordo per Operazioni Speciali, il personale di volo del REOS potrà poi frequentare, sulla base delle esigenze del reparto e delle risorse disponibili, ulteriori corsi di specializzazione individuale, come il corso di inglese di 12 settimane o quello di sopravvivenza in climi caldi (2 settimane).
I piloti potranno inoltre conseguire l’abilitazione al volo strumentale e frequentare il tirocinio per comandanti di aeromobili, gli specialisti superare il Nato Winter Survival Course for Aircrew della durata di un mese presso la Royal Norwegian Air Force o qualificarsi nelle operazioni con l’impiego del verricello di soccorso in collaborazione con l’AMI.
I mitraglieri di bordo, infine, potranno frequentare il corso di aerorecupero di 14 settimane, sempre presso le strutture dell’Aeronautica Militare.
Foto: Alberto Scarpitta
Alberto ScarpittaVedi tutti gli articoli
Nato a Padova nel 1955, ex ufficiale dei Lagunari, collabora da molti anni a riviste specializzate nel settore militare, tra cui ANALISI DIFESA, di cui è assiduo collaboratore sin dalla nascita della pubblicazione, distinguendosi per l’estrema professionalità ed il rigore tecnico dei suoi lavori. Si occupa prevalentemente di equipaggiamenti, tecniche e tattiche dei reparti di fanteria ed è uno dei giornalisti italiani maggiormente esperti nel difficile settore delle Forze Speciali. Ha realizzato alcuni volumi a carattere militare ed è coautore di importanti pubblicazioni sulle Forze Speciali italiane ed internazionali.