Patriot PAC-3 per l'Arabia Saudita
L’Agenzia governativa americana DSCA (Defense Security Cooperation Agency) ha avviato la procedura di vendita all’Arabia Saudita del sistema di difesa antimissile/antiaereo di nuova generazione Patriot Advanced Capability (PAC) -3prodotto da Lockheed Martin e Raytheon, per un spesa stimata di 1 miliardo e 750 milioni di dollari.
Nello specifico, la commessa prevede la fornitura di 202 missili con relativa attrezzatura di installazione/supporto, 1 missile guidato (GEM, “Guidance Enhanced Missile”) in configurazione bersaglio, 2 kit di sistemi telemetrici, 6 sistemi computerizzati per acquisizione obiettivi e direzione di tiro, 36 kit per la modifica delle postazioni di lancio nonché varie altre componenti tecniche, addestrative, manutentive e ricambistica. Inoltre è compreso l’invio di personale di supporto tecnico e formativo fino alla definitiva autonomia operativa, prevista nell’arco di 3 anni.
La versione PAC-3 in realtà non sarebbe la più avanzata dato che, almeno in linea teorica, esiste già un’ulteriore sviluppo denominato “Patriot Advanced Affordable Capability-4” (PAAC-4), iniziato nel 2013 ma ancora in fase di realizzazione, in joint-venture tra l’americana Raytheon e l’israeliana Rafael ADS.
La PAC-3, seppur resa operativa dagli USA già nel 2002, rappresenta comunque oggi il livello tecnologicamente più avanzato di difesa antimissile in dotazione ai paesi occidentali e loro alleati. Oltre agli USA, ne dispongono anche Olanda, Giappone, Germania, Taiwan ed Emirati Arabi Uniti, mentre sono a livello di acquirenti potenziali Qatar, Turchia, Polonia e India.
Rispetto alla versione PAC-2, la nuova PAC-3 presenta alcune notevoli differenze a cominciare dalle dimensioni che sono all’incirca un quarto del modello precedente, consentendo il caricamento di 16 missili per ogni postazione di lancio anziché 4, com’era per il PAC-2.
L’aggiornamento principale consiste però nelle aumentate capacità del radar di bordo, con l’innesto di funzioni che gli consentono di attivarsi separatamente dal radar integrato di sistema acquisendo autonomamente il bersaglio, individuato nella testata del missile avversario. Calcolata la traiettoria d’intercettazione, il Patriot non viene distolto da contromisure, frammenti o falsi obiettivi. A questo scopo è dotato di un dispositivo aggiuntivo TWT (una sorta di amplificatore di segnale) in grado di determinare se l’obiettivo è pilotato o se contiene date quantità d’esplosivo in un’area di rilevamento (detection range) di circa 100 km, entro cui può seguire simultaneamente fino a 100 bersagli. Selezionato l’obiettivo finale, lo raggiunge alla velocità di Mach 5.
La cessione di un simile sistema d’arma a forze armate straniere comporta evidentemente delle scelte ben precise in tema di politica estera, e la procedura governativa americana prevede infatti che il paese interessato non si rivolga direttamente alle aziende produttrici di materiali d’interesse militare bensì all’Agenzia citata all’inizio (DSCA).
Quest’ultima opera nell’ambito del Dipartimento della Difesa attraverso progetti contenuti nel Foreign Military Sales Program, a loro volta inclusi in un atto normativo denominato AECA (Arms Export Control Act), di competenza della Segreteria di Stato. Acquisita tale approvazione, l’Agenzia notifica l’avvio della procedura al Congresso, che dispone di 30 giorni per eventuali osservazioni, richieste, dinieghi ecc. (nel caso della fornitura del PAC-3 all’Arabia Saudita, il termine verrà a scadenza il 30 ottobre prossimo).
E’ interessante vedere che, nelle motivazioni fornite dalla DSCA al Congresso USA, viene evidenziato che -“il programma contribuirà alla politica estera e di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, contribuendo a migliorare la sicurezza di un partner che è stato, e continua ad essere, una forza importante per la stabilità politica e il progresso economico in Medio Oriente”-
L’Arabia Saudita è certamente, dopo Israele, il più importante partner degli USA nel Medio Oriente anche in virtù del fatto che gli viene normalmente attribuita la qualifica di “paese arabo moderato” nonostante tale definizione non sia in realtà la più adeguata, dato che in quel paese vige la strettissima osservanza della legge islamica. Nel 2013 l’Arabia Saudita, con 60 miliardi di dollari, è risultata il quarto paese al mondo per spese militari dopo USA (600 mld), Cina (112 mld ) e Russia (68 mld).
Foto: Raytheon, US DoD, Boeing
Fabio RagnoVedi tutti gli articoli
Padovano, classe 1954, è Colonnello dell'Esercito in Ausiliaria. Ha iniziato la carriera come sottufficiale paracadutista. Congedatosi, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza ed è rientrato in servizio come Ufficiale del corpo di Commissariato svolgendo incarichi funzionali in varie sedi. Ha frequentato il corso di Logistic Officer presso l'US Army ed in ambito Nato ha partecipato nei Balcani alle missioni Joint Guarantor, Joint Forge e Joint Guardian.