F-16 giordano cade in siria: il pilota prigioniero del'IS
Un pilota della Royal Jordanian Air Force assegnato alla Coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti è stato catturato da jihadisti dello Stato islamico nel nord della Siria, dopo che il suo cacciabombardiere F-16 è stato abbattuto da un missile nella regione di Raqqa. Non era mai accaduto prima in quattro mesi di raid aerei della Coalizione tra Siria e Iraq.
Una fonte militare giordana ha confermato l’abbattimento di un suo velivolo e la cattura del pilota, identificato da documenti di identità prontamente pubblicati dall’IS sui suoi account Facebook e Twitter. Si chiama Muadh al Kassasbe e ha 26 anni. L’Isis ha diffuso foto della sua cattura: appare seminudo trascinato a braccio da miliziani jihadisti da un bacino d’acqua dove, probabilmente, l’aereo è caduto dopo esser stato abbattuto da un missile terra-aria. Un’altra immagine ritrae il pilota mentre viene spinto da un gruppo di miliziani in un terreno sabbioso.
Il tenente giordano ha l’espressione spaventata, ben diversa da quella rilassata che appare in un’altra immagine, presa da un’istantanea che il pilota deve aver avuto con sé al momento della cattura e che lo mostra seduto su un divano, forse nella sua abitazione, con accanto una foto incorniciata in cui posa accanto a un aereo militare.
Secondo le autorità giordane, il velivolo abbattuto faceva parte di una missione composta da diversi aerei dell’aeronautica giordana che aveva come obiettivo le basi dei miliziani dell’IS nella regione di Raqqa.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani (ONDUS) ha confermato l’abbattimento dell’F-16 giordano ad opera di un missile antiaereo mentre il Comando della Coalizione in Kuwait nega l’abbattimento e sostiene che l’aereo sia caduto per un guasto. Solitamente i jet della Coalizione non scendono sotto i b20 mila piedi (poco meno di 7 mila metri) per non essere vulnerabili ai missili portatili in dotazione al califfato che ha però catturato anche sistemi missilistici antiaerei a più ampia portata nelle basi strappate alle forze irachene e siriane.
Inoltre la Coalizione non dispone sui cieli della Siria di un servizio di Combat SAR dedicato al recupero dei piloti abbattuti così capillare come quello schierato invece in Iraq.
Il re di Giordania Abdallah II sta “seguendo da vicino e con grande attenzione” tutta la vicenda e si è augurato che al Kassasbe possa ritornare dai suoi cari “sani e salvo”. Al momento non trapelano altre notizie e si ignora la sorte del giovane 26enne. Una unità di crisi con l’obiettivo di “mobilitare tutti i mezzi” è stata organizzata ad Amman ha precisato il quotidiano governativo Al-Rai.
“Siamo fiduciosi: il nostro coraggioso pilota sarà liberato”, ha assicurato con un tacito riferimento all’approntamento delle forze speciali giordane che secondo indiscrezioni sarebbero pronte a un raid a Raqqa per liberare il pilota con il supporto informativo della ricognizione statunitense (droni e satelliti).
Il generale Lloyd Austin, alla testa del Central Command (Centcom) responsabile nella regione e delle operazioni in Iraq e Siria, ha assicurato che gli Usa sostengono “tutti gli sforzi per garantire che venga salvato”.
Un miliziano contattato dalla France Press a Raqqa, roccaforte dell’Isis in Siria, ha affermato che i jihadisti sono divisi sulla sorte del loro ostaggio: alcuni di loro, come i “ceceni” vogliono giustiziarlo, mentre altri opterebbero per una sua reclusione a vita. Sia Washington che Amman hanno ribadito che non ci siano prove che il jet sia stato abbattuto dal fuoco nemici.
Secondo entrambe le fonti, l’F-16 potrebbe aver avuto un problema di natura tecnica ed essere precipitato ed il pilota che avrebbe fatto in tempo a lanciarsi, salvo essere catturato una volta a terra.
Foto Stato Islamico, Royal Jordanian Air Force, US. DoD e Marco Papa,
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