Il varo della fregata Alpino

Quello svoltosi il 13 dicembre presso lo stabilimento di Riva Trigoso (facente parte, lo si ricorda, del Cantiere Integrato Navale Militare che comprende anche l’altro sito produttivo di La Spezia) è un varo che rappresenta un passaggio fondamentale del programma FREMM.  Nave Alpino è infatti l’ultima delle unità allestite in versione ASW (Anti-Submarine Warfare), preceduta dalle altre 3 facenti parte di questo programma (Fasan e Margottini, entrambe già in servizio con la Marina Militare, nonché Carabiniere, prossima a esserlo). Sarà dunque questo gruppo di piattaforme a rappresentare l’ossatura principale della componente dedicata alla lotta antisom; in un primo momento affiancando le unità oggi in servizio le quali, in un secondo passaggio, saranno a loro volta avvicendate da quelle future.

In questo senso, viste le obiezioni circa una ridotta consistenza di piattaforme ASW dedicate, appare quanto mai utile porre fin da ora l’accento sul fatto che proprio per queste nuove unità (è il riferimento, diretto, è a quei Pattugliatori Polivalenti d’Altura – PPA – inseriti nel “Programma Navale 2014”) siano presenti sistemi dedicati a tale specifico contesto operativo.  Un contesto che, di fronte alla proliferazione di una minaccia subacquea in costante aumento e rappresentata da piattaforme sempre più sofisticate, necessita con tutta evidenza di un’adeguata attenzione.

Esaurita questa rapida nota a margine, peraltro niente affatto fuori luogo visto che il tema è stato oggetto proprio di uno specifico passaggio in uno degli interventi della cerimonia, c’è da dire subito che mai come in questa occasione, il varo di una nave era stato così “simbolico”. Se già in condizioni normali, la classica immagine dell’imbarcazione che scivola in acqua al suono delle sirene è solo un pallido ricordo, le avverse condizioni del mare hanno perfino impedito il trasferimento di nave Alpino sulla chiatta che avrebbe dovuto portarla al cantiere del Muggiano di La Spezia (sito designato per il suo completamento). In realtà, tutto ciò può essere considerato solo come un aspetto meramente estetico perché il vero (e alto) valore di una cerimonia del genere resta assolutamente intatto, a prescindere da come essa si sia svolta.

Il programma FREMM
Per quanto noto ai più, appare comunque utile ricordare alcuni passaggi essenziali del programma relativo alle Fregate Europee Multi Missione (FREMM, per l’appunto), condotto in collaborazione con la Francia e con il coordinamento di OCCAR (Organisation Conjointe de Coopération en matière d’ARmement), l’organizzazione per la cooperazione europea in materia di armamenti.

Ccollaborazione con la Francia che trae le proprie origini da un’altra esperienza, quella relativa ai cacciatorpediniere della classe Orizzonte (o Andrea Doria per il nostro Paese).

Dopo l’approvazione parlamentare avvenuta nell’aprile del 2002, il programma, che vede la partecipazione in qualità di “prime contractor” per l’Italia di Orizzonte Sistemi Navali (51% Fincantieri, 49% Finmeccanica), si è poi sviluppato e si sta sviluppando tuttora all’insegna della rapidità; almeno per quanto riguarda il nostro Paese. Laddove invece, sia pure per svariate ragioni, la controparte francese sta procedendo con un passo più lento.

Tant’è che a oggi, 3 unità sono state già consegnate alla Marina Militare (navi Carlo Bergamini, Virginio Fasan e Carlo Margottini, la prima delle quali in versione GP o General Purpose, le altre 2 in configurazione ASW) mentre per una quarta (nave Carabiniere, anch’essa ASW) si dovrà attendere ancora solo pochi mesi.

Oltre a queste, e a nave Alpino la cui consegna è prevista all’inizio del 2016, nei capannoni dello stabilimento di Riva Trigoso era chiaramente visibile la sesta unità (Luigi Rizzo, seconda unità in versione GP). Il 13 ottobre scorso si è svolta la cerimonia dell’impostazione della settima unità (ancora priva di nome, in versione GP), mentre il 2015 segnerà anche l’avvio dei lavori per l’ottava (anch’essa priva di nominativo e anch’essa del tipo GP).

Le consegne di queste ultime 3 navi si dovrebbero comunque completare tutte nei primi mesi del 2018. Il prossimo poi sarà un anno cruciale per il programma FREMM; esso infatti sarà segnato non solo dai vari ”step” appena ricordati ma anche dalla scadenza del mese di aprile.

Entro quel mese dovrà infatti essere esercitata l’opzione per la firma del contratto relativo alla quinta e ultima coppia di fregate; la quale, quasi a voler riaffermare l’importanza degli avvenimenti, potrebbe inoltre nascere all’insegna di una profonda evoluzione sotto forma di navi con una forte vocazione per l’Anti-Air Warfare (AAW). Dunque, non resta che attendere.

La piattaforma
Breve ripasso anche sul fronte delle caratteristiche tecniche, giusto il tempo per ricordare le dimensioni, e cioè 114,6 di lunghezza per 19,7 metri di larghezza, con un pescaggio massimo di 8,7 metri, nonchè il dislocamento a pieno carico, pari a 6.700 tonnellate.

La propulsione è assicurata da un apparato in configurazione CODLAG (COmbined Diesel-Electric And Gas turbine), composto da una turbina GE LM2500+G4 da 32 MW, da 4 generatori diesel Isotta Fraschini VL 1716 HPCR da 2,8 MW ciascuno e da 2 motori elettrici reversibili da 2,15 MW ciascuno montati sugli assi (con 2 due eliche a passo variabile). Una configurazione innovativa, caratterizzata da un’elevata flessibilità in termini di configurazioni utilizzabili per le varie andature.
La velocità massima viene indicata in oltre 27 nodi mentre quella di crociera è pari a 15 nodi, ai quali corrisponde un’autonomia di 6.000 miglia.

Proprio quello dell’autonomia è uno dei tratti distintivi delle FREMM, pensate per operare anche a grandi distanze dalla madre patria e per lunghi periodi, all’interno di gruppi navali o da sole. Occorre però notare come proprio tali esigenze, confermate dalle prime esperienze operative, abbiano portato a una ridefinizione complessiva delle tabelle di equipaggiamento; ciò ha determinato un aumento del numero degli uomini d’equipaggio e il conseguente “sacrificio” degli spazi inizialmente riservati ai 16 VLS aggiuntivi previsti (quale opzione) in fase di progetto.

Ciò detto, e ricordato che la configurazione standard è di circa 167 uomini a fronte dei 200 posti totali disponibili a bordo, si deve comunque evidenziare la diminuzione del personale imbarcato rispetto a fregate della generazione precedente. Riduzione conseguita grazie al ricorso a un Integrated Platform Management System (IPMS) per la gestione integrata degli impianti di piattaforma e a un Integrated Bridge System (IBS) per la condotta dell’unità.

Sempre con riferimento ai sistemi complessi dell’unità, la rassegna prosegue con il Sistema di gestione del combattimento (o CMS, Combat Management System) Athena della Selex ES. L’ultima sistema complesso delle FREMM è quello di combattimento propriamente detto, inteso dunque come insieme di sensori e sistemi d’arma; avendo cura di precisare come alcuni di essi siano comuni alle 2 versioni mentre altri sono specifici per la GP o per la ASW.

Per la parte dei sensori principali, esso risulta composto da un MFRA (Multi-Function Radar Active MMI/SPY-790, per la sorveglianza aerea/tracciamento bersagli/uplink missili antiaerei) e da un radar di scoperta di superficie RAN-30X; a essi si aggiungono 2 radar di navigazione SPN-730 e un sensore di ricerca all’infrarosso SASS-IRST (Silent Acquisition and Surveillance System-Infra Red Search and Track). Se questa è la dotazione comune alle 2 versioni, è nella ricca dotazione di sensori subacquei che si riscontrano le maggiori differenze; oltre al sonar a scafo posizionato a prua del tipo UMS 4110 CL e presente anche sulle GP (corredato però sulle ASW di un Mine Avoidance Sonar SNA-2000-I), troviamo infatti un sonar rimorchiato a profondità variabile UMS 4249 CAPTAS4 e una cortina trainata multifunzione; a questi apparati, si aggiunge infine un sonar ad alta frequenza Panoramic Echo Sounder.

Detto dei sistemi R-ESM, C-ESM e R-ECM (Radar Electronic Support/ Communication Electronic Support/ Radar Electronic Counter Measures), nonché dei 2 sistemi SLAT (Systeme de Lutte Anti-Torpille) per il lancio di inganni in funzione anti-siluri e degli altrettanti lanciarazzi SCLAR-H per il medesimo scopo ma in funzione antimissile, l’attenzione si sposta sulla dotazione dei sistemi d’arma della versione ASW.

Questa è incentrata su di un sistema per la difesa aerea estesa SAAM-ESD (Surface Anti Air Missile-Extended Self Defence) dotato di lanciatore verticale Sylver A50 capace di ospitare fino a 16 missili tra Aster 15 e 30, su 2 pezzi da 76/62 mm dotati di kit Strales (e asserviti ad altrettanti radar di tiro RTN-25X), su altrettanti pezzi di piccolo calibro da 25/80 mm, di 8 contenitori/lanciatori per missili antinave Teseo Mk2/A (per un totale di 4) e di missili antisom MILAS (per i restanti 4) mentre sempre in funzione antisom si segnalano anche i 2 lanciasiluri trinati per ordigni MU-90.

L’ultima peculiarità delle FREMM destinate alla Marina Militare è costituita dalle importanti dotazioni aeronautiche, efficacemente rappresentate dalla presenza di un doppio hangar capace di ospitare 2 SH-90 o, in alternativa, 1 SH-90 e 1 EH-101.

Il varo
Per tornare al varo di nave Alpino, se è possibile affermare che esso è stato disturbato dalle avverse condizioni del mare, appare altrettanto ragionevole affermare che molto probabilmente lo stesso brutto tempo ha influito sulla stringatezza degli interventi succedutesi nel corso della cerimonia; anche in questo caso tuttavia, la quantità non ha pesato sulla qualità, nel senso che non sono comunque mancati gli spunti di interesse.

A partire dal rappresentante sindacale che ha voluto ricordare come e quanto sarebbe auspicabile, dopo 4 anni di ricorso agli ammortizzatori sociali per governare un’importante fase di ristrutturazione, una nuova spinta agli investimenti anche in funzione di una diversificazione del gruppo Fincantieri stesso.

Con l’ulteriore auspicio che essa, per quanto possibile, fosse accompagnata anche da un’analoga ripresa degli ingressi di nuovi lavoratori anche allo scopo di non perdere quelle capacità e quelle esperienze proprie di maestranze così qualificate.

Subito dopo, ha preso la parola l’Amministratore Delegato di Fincantieri Ing. Bono, il quale ha ricordato come il fatto di costruire mezzi militari in tempo di pace abbia una natura solo all’apparenza paradossale; in realtà, essi rappresentano a tutti gli effetti uno sforzo effettuato da tutto il Paese per dotare le Forze Armate di strumenti credibili per espletare al meglio i propri compiti nel campo della sicurezza e della difesa.

Con l’aggiunta di una tutt’altro che marginale considerazione e cioè che essi rappresentano anche un importante volano per l’economia, con i suoi significativi risvolti in termini occupazionali e tecnologici. Tutte considerazioni che si adattano alla perfezione proprio al programma FREMM, a proposito del quale si è ricordato (come testimonia la breve cronologia poco sopra tratteggiata) come esso si stia dipanando nel sostanziale rispetto dei tempi e dei costi.

Dunque, delineate le esigenze del Paese, in termini di programmi navali complessi, Fincantieri ha dimostrato di essere in grado di dare una risposta pronta ed efficace; considerazione rapidamente estesa alla cosiddetta “Legge navale 2014”, cioè quel finanziamento straordinario approvato dalla Legge di stabilità per l’anno 2014 e che finanzia con 5,4 miliardi di euro iscritti nel bilancio del Ministero dello Sviluppo Economico la costruzione di 10 navi (6 pattugliatori PPA, 1 unità di supporto logistico, LSS/Logistic Support Ship, 1 unità anfibia LHD/Landing Helicopter Dock e 2 mezzi veloci per le Forze Speciali).

Tale provvedimento, appena approvato dalle competenti commissioni parlamentari (per questo ringraziate dall’Ing. Bono per l’esito positivo nonché per la rapidità dell’esame), rappresenta in qualche modo una sfida già vinta dal gruppo cantieristico di Trieste; nell’arco di neanche 8 mesi, con l’ovvia e proficua collaborazione della Marina Militare stessa, è stato infatti possibile giungere alla definizione delle configurazioni (caratterizzate da numerose soluzioni innovative) per ciascuna delle navi previste dalla “Legge Navale”.

Tanto che lo stesso Bono, come confermato al termine della cerimonia in breve incontro con la stampa, ha anticipato come la tanto attesa firma dei contratti dovrebbe avvenire entro breve, giusto il tempo necessario per espletare gli ultimi adempimenti burocratici.

Considerato l’entità del contratto, la sua durata (19 anni), il numero di navi coinvolte e le sfide tecnologiche connesse (a questo proposito si è richiamato il recente accordo tra Fincantieri e Finmeccanica per sottolineare come esso troverà una sua prima applicazione proprio in questo specifico contesto), è evidente che l’impegno sarà importante; ma proprio su questo particolare aspetto, l’Ing. Bono ha voluto ribadire che il gruppo da lui guidato è pronto ad affrontarlo, anche nell’ambito di una visione diversa dal passato. Una visione cioè che sappia coniugare il radicamento con il territorio, e le sue competenze specifiche, con uno sguardo più ampio in virtù dei rapidi processi di globalizzazione dei mercati così come della dimensione sempre più internazionale del gruppo stesso.
Da ultimo, non è mancato un puntuale ringraziamento alla Cassa Depositi e Prestiti, rappresentata dal suo Amministratore Delegato dott. Giovanni Gorno Tempini, per il continuo nonchè prezioso supporto a Fincantieri.

Sintetico, ma non per questo meno sentito, l’intervento del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale di Corpo d’armata Graziano; introdotto da un ringraziamento personale all’Ammiraglio De Giorgi per la scelta di assegnare un tale nome a una unità della Marina Militare, il generale Graziano ha voluto ricordare come il varo di una nuova nave non debba essere considerato un evento significativo per la sola Marina o per le sole Forze Armate quanto, piuttosto, per l’intera collettività.

Dopo aver poi brevemente ripercorso la storia delle altre 3 unità della Marina che prima di queste hanno portato il nome Alpino sulle proprie fiancate (a testimonianza di un legame, quello che tra monti e mare, che invece sembrerebbe improbabile), non è mancato il ricordo della figura della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria Francesco Solimano; ricordo reso ancora più vivo dalla presenza come madrina del varo della cugina della MOVM, la signora Maria Rosa Solimano.

Argomento centrale dell’intervento del Capo di Stato Maggiore della Marina Ammiraglio di Squadra Giuseppe De Giorgi è stato quello della già ricordata “Legge Navale” (espressione che, per quanto impropria, è oramai diventata di uso pressoché comune).

Punto di partenza della riflessione: la crescente importanza del mare e della dimensione marittima per il nostro strumento militare, così come per il Paese intero. Proprio in questa direzione va il provvedimento approvato dal Parlamento, avviato in tempi rapidi grazie alla collaborazione con Fincantieri e grazie all’efficienza delle strutture preposte al settore del “procurement”.

Da qui un ringraziamento al Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti, Generale di Corpo d’Armata Enzo Sfefanini (anch’egli presente alla cerimonia) e all’ente tecnico ancor più direttamente coinvolto e cioè la Direzione degli Armamenti Navali (NAVARM).

L’Amm. De Giorgi non ha mancato di ampliare il ragionamento sul fronte degli aspetti industriali e tecnologici coinvolti; da un lato è stato infatti evidenziato come, in assenza di questo finanziamento straordinario, la Marina Militare sarebbe stata destinata a qualcosa di simile all’estinzione.

Dall’altro si è ricordato come il danno sociale (sotto forma di un più che probabile e ampio ricorso ad ammortizzatori sociali per l’assenza di lavoro) e tecnologico (sotto forma di perdita di capacità produttive e tecnologiche, potenzialmente in grado di porci in una condizione futura di dipendenza dall’estero) che ne sarebbero derivati avrebbero prodotto danni pesanti. A questo proposito, e per quanto sia ampiamente condivisibile l’impianto del ragionamento (anzi, perfino inattaccabile), a parere di chi scrive restano alcune perplessità; ancora oggi, anche dopo il passaggio parlamentare, i punti da chiarire, soprattutto sulle caratteristiche specifiche di queste nuove unità, non sono né pochi né marginali.

L’auspicio è che dunque sia possibile, fin dalle prossime settimane, un ulteriore sforzo nella direzione di una maggiore chiarezza/trasparenza.

Gli interventi delle autorità militari si sono conclusi con quello del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio di Squadra Luigi Binelli Mantelli che dopo aver ringraziato tutti coloro i quali erano intervenuti alla cerimonia (si ricorda che, tra gli altri, il presidente di Fincantieri Amb. Vincenzo Petrone e il Presidente della Regione Liguria Luigi Burlando) nonché dirigenti e maestranze che hanno contribuito alla costruzione di nave Alpino, ha voluto tracciare una sorta di parallelismo tra il “Programma Navale 2014” e la “Legge Navale del 1975”.

Così come quel provvedimento salvò la Marina Militare da un rapido declino, offrendo al tempo stesso l’occasione per sperimentare un salto di qualità operativo e tecnologico, quanto ci si propone di fare oggi non è molto diverso da quanto fatto allora.

Le nuove unità saranno infatti moderne, con caratteristiche innovative e, soprattutto, dovranno saper fronte a contesti operativi (e qui sta la differenza con il passato) caratterizzati dall’estrema complessità delle minacce da affrontare.

Nel complesso dunque, la Marina Militare del prossimo futuro è destinata ad avere caratteristiche di prim’ordine, con una serie di piattaforme di capacità superiori a quella che vanno a sostituire e di cui nave Alpino (e le FREMM nel loro complesso) costituisce oggi il miglior esempio in termini di rispondenza alle missioni richieste; con uno specifico richiamo (secondo quanto sottolineato in apertura) a quei contesti subacquei diventati di cosi grande attualità e, soprattutto, di notevole pericolosità.

In assenza di rappresentanti del Governo, è toccato al Presidente della Commissione Difesa del Senato, Sen. Nicola Latorre, svolgere il ragionamento più “politico”.

In esso si è infatti riaffermato il principio in base al quale il nostro Paese ha una precisa responsabilità rispetto a quanto accade nel Mediterraneo, considerato (a ragione) un ambiente geopolitico dalle caratteristiche peculiari; e a dircelo sono prima di tutto considerazioni di natura geografica (solo all’apparenza scontate) ma poi anche ragioni di carattere economico, storico, culturale (di natura ben più complessa). Questo bacino d’acqua, anche per la sua centralità rispetto a zone geografiche a esso esterne ma comunque di nostro interesse, riveste dunque un’importanza fondamentale per l’Italia.

Ne deriva che, prima di tutto, occorre elaborare una strategia che metabolizzi e sviluppi la dimensione marittima della nostra sicurezza, anche in funzione di quella “Maritime Security Strategy” approvata nel giugno scorso dall’Unione Europea.

Non sono poi mancati i riferimenti più puntuali; dal programma FREMM stesso a quelli inseriti nella nuova “Legge Navale” e anche in questo caso la riflessione ha coperto diverse questioni di grande interesse.

Ricordato doverosamente come la più che sfavorevole congiuntura economica imponga delle scelte difficili, il Presidente Latorre non ha mancato di sottolineare come gli investimenti nel settore militare rimangano comunque necessari per conferire alle Forze Armate nel loro complesso (e alla Marina Militare in particolare) tutti gli strumenti necessari per fornire il proprio contributo alla pace e alla stabilità internazionale.

Considerazione che acquista un valore ancora maggiore se riferita all’attuale momento storico che ci restituisce invece, lo stesso bacino del Mediterraneo contrassegnato da un vasto arco di crisi; crisi che possono insistere direttamente su di esso (e qui il riferimento alla Libia è perfino scontato), e altre che, pur non manifestandosi geograficamente al suo interno, per le loro implicazioni possono comunque costituire una fonte di minaccia agli interessi del Paese.

Ancora più diretto il riferimento al varo di nave Alpino, laddove si è ricordato come il suo varo sia comunque capace di restituirci 2 diversi messaggi; con il primo che si traduce in una testimonianza dell’alto livello produttivo/ tecnologico raggiunto dall’industria nazionale (laddove, oltre a Fincantieri, a essere coinvolte sono numerose altre eccellenze italiane). Mentre il secondo rappresenta la conferma dell’importanza dello strumento militare nel suo complesso rispetto alle esigenze di sicurezza del Paese. Considerazioni che sono poi state prontamente estese alle future unità del “Programma Navale 2014”.

Ora, se da una parte occorre riconoscere come tra le parole e l’azione concreta del Senatore Latorre, nella sua veste di Presidente della Commissione Difesa del Senato, sia a dir poco agevole riscontrare una coerenza di fondo (testimoniata dalla sua attenzione verso questi temi), non si può fare a meno di notare allo stesso tempo come fin troppo spesso la politica italiana ci regali passaggi molto meno edificanti.

Foto: Fincantieri, Orizzonte Sistemi Navali, Marina Militare, Esercito Italiano

Giovanni MartinelliVedi tutti gli articoli

Giovanni Martinelli è nato a Milano nel 1968 ma risiede a Viareggio dove si diplomato presso l’Istituto Tecnico Nautico per poi lavorare in un cantiere navale. Collabora con Analisi Difesa dal 2002 occupandosi di temi navali in generale e delle politiche di Difesa del nostro Paese in particolare. Fino al 2009 ha collaborato con la webzine Pagine di Difesa.

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