Iraq: il Califfo avvelena l'acqua a Balad

di Francesco Bussoletti da Il Velino/AGV NEWS

In Iraq l’Isis cerca di emulare alcune tattiche dei talebani in alcune zone dell’Afghanistan. Ha avvelenato l’acqua potabile nel distretto di Balad, a sud di Tikrit, versando all’interno delle condotte petrolio e obbligando le autorità locali a chiudere temporaneamente l’erogazione. Per alcuni si tratta di una vendetta a seguito delle clamorose sconfitte che la formazione sta subendo nell’area da qualche tempo. Altri invece ritengono che sia un tentativo per rallentare le operazioni dell’esercito iracheno nella zona e per colpire la popolazione locale, obbligandola a fornire sostegno ai miliziani per evitare altre rappresaglie.

Che in Iraq sia in atto un conflitto nel conflitto, è ormai cosa appurata. I jihadisti  cercano di assumere il controllo di infrastrutture critiche, soprattutto idriche. Lo aveva spiegato al VELINO il generale Luciano Piacentini, consigliere della fondazione Icsa (Intelligence culture & strategic analysis) e già comandante del Nono reggimento incursori Col Moschin, nonché dirigente dei servizi di sicurezza italiani.

“L’acqua è uno di quegli elementi che potrebbero essere l’innesco per conflitti futuri vista la carenza nell’area – aveva sottolineato in una recente intervista -. Quando l’IS ha occupato la diga di Mosul (Mosul Dam), gli Stati Uniti unitamente ai curdi sono intervenuti immediatamente per evitare che la formazione mantenesse la disponibilità di questo bene fondamentale. Chi controlla l’acqua, infatti, sostanzialmente controlla la popolazione”.

Inoltre, l’Isis da tempo ha cominciato a trasformarsi da un esercito “regolare” a una formazione asimmetrica vera e propria, in cui la guerriglia e le sue tecniche assumono sempre più un ruolo centrale. Questa mutazione, peraltro, sta avvenendo in maniera simile a quella che vide protagonisti i talebani in Afghanistan a partire dal 2004, con tecniche molto simili. All’inizio si combatteva faccia a faccia (gli afghani sono un popolo guerriero e non era onorevole morire facendosi esplodere. Si doveva combattere fino all’ultimo, col fucile in mano), poi sempre più si è passati all’uso di ordigni improvvisati (Ied) e di attentati suicidi, perpetrati dai cosiddetti “shahid” (i martiri). A ciò si è aggiunta, da un paio d’anni, la prassi di avvelenare il personale della sicurezza nei check-point per poi rubare loro le armi e passare indisturbati.

Foto: Stato Islamico

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