ISAF chiude e lascia Kabul piena di incognite

Addio all’Afghanistan per l’Isaf, la International Security Assistance Force della Nato che per 13 anni ha affiancato le forze di Kabul nella lotta contro i talebani. “Insieme abbiamo portato il popolo afghano fuori dal buio della disperazione e gli abbiamo dato speranze per il futuro”, ha dichiarato il comandante dell’Isaf, il generale americano John Campbell, durante la cerimonia blindata a Kabul, “per l’Afghanistan comincia una nuova fase in cui la Nato e le forze di sicurezza afghane (Ansf) lavoreranno insieme per un futuro migliore”.  “Avete reso l’Afghanistan più forte e i nostri Paesi più sicuri”, ha dichiarato Campbell rivolgendosi alle truppe della forza multinazionale. La cerimonia è stata tenuta segreta fino all’ultimo per evitare attentati.

Il generale Campbell si è rivolto nel suo discorso “ai nostri nemici”, considerando che “è venuto il momento per loro di ascoltare l’appello del presidente Ghani di deporre le armi, scegliere la pace e partecipare alla ricostruzione della nazione afghana”.    La risposta degli insorti non si è fatta attendere.

E il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, ha dichiarato che “i 13 anni di intervento della Coalizione internazionale sono stati un fallimento” e che “nessun negoziato con il governo del presidente Ashraf Ghani sarà possibile in presenza di soldati stranieri sul territorio afghano”.

Dal primo gennaio 2015 la missione di combattimento  dell’Isaf, che ha subito 3.485 morti dal 2001, sarà rimpiazzata da una missione di addestramento e supporto della Nato, “Resolute Support”, composta da 13 mila militari di 14 nazioni ma incentrata su circa 11 mila statunitensi cui sui aggiungeranno 700 italiani, altrettanti tedeschi, 200 britannici più altri 10 contingenti minori.

Si completa così il passaggio della responsabilità della sicurezza ai 350.000 uomini dell’esercito e polizia afghani. Il timore è quello di una ripetizione dell’Iraq, dove il ritiro delle truppe americane nel 2011 ha sprofondato il Paese nel caos.

All’inizio di dicembre l’Onu ha diffuso dati preoccupanti sull’aumento delle vittime civili, sostenendo che i 3.188 morti registrati alla fine di novembre 2014 rappresentavano un aumento di ben il 19% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A questi decessi devono aggiungersi gli oltre 4.600 soldati e agenti di polizia afghani uccisi soltanto fra gennaio e ottobre di quest’anno. Una cifra che in 10 mesi è stata superiore a tutte le circa 3.500 perdite (54 italiane) registrate dalla Coalizione internazionale dal 2001.

Foto ISAF e UK MoD

(con fonti AGI, AFP e ANSA)

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