Sommergibili nel Mediterraneo
Ormai più di un decennio è trascorso da quando il compianto professor Santoro definì il Mediterraneo una mare di “faglia” ossia contenente una linea immaginaria che lo spezza in due parti attraverso una divisione culturale e religiosa (Islam e Cristianesimo), linguistica (arabo, romanzo, slavo), etnica (arabi, turchi, slavi, neolatini) e politica (autoritarismo e democrazia).
Il professore si dilungava poi in un’accurata ed approfondita analisi geostrategica con alcune previsioni che in questi ultimi anni si stanno rivelando quasi profetiche. Tra queste la riduzione numerica e qualitativa della 6^ Flotta americana, le cui navi sono state ridistribuite ad altri teatri operativi, l’accrescere dell’importanza della Turchia con importanti idee neo-ottomane ed il ruolo sempre più significativo delle Marine “minori” (rispetto a quella USA) quali la francese, la spagnola e l’italiana.
A nostro parere le cosiddette “primavere arabe” non hanno contribuito a migliorare la situazione complessiva creando centri di turbolenza in zone in cui la auspicata democrazia stenta a stabilirsi e le logiche degli integralismi continuano a risorgere. Nulla pare cambiato nella difficile situazione dei rapporti israelo-palestinesi, che potrebbero avere anche ripercussioni marittime.
Tra le Marine del Mediterraneo, anche quelle che non sono legate dall’Alleanza Atlantica, i rapporti sono comunque molto collaborativi e la necessità di giungere ad un buon controllo di che naviga sui nostri mari è sentito ormai da tutti anche attraverso esercitazioni comuni rivolte soprattutto a difendere i paesi costieri da ogni tipo di attività illecita con particolare importanza a quella dell’immigrazione clandestina.
Per tale fine il costante rimodernamento dei mezzi delle Forze Navali mediterranee ha fortemente migliorato la capacità di sorveglianza di superficie con l’entrata in servizio di OPV e corvette particolarmente idonee alla svolgimento di quello che la letteratura strategica anglosassone definisce constabulary role.
Se comprendiamo la logica strategica che è dietro le decisioni di ammodernare adeguatamente gli strumenti navali nazionali nella loro componente di superficie, mi pare che dovremo anche iniziare una serena discussione anche sulle altre componenti delle Marine mediterranee ed in particolare su quella subacquea.
La caduta del muro e le difficoltà economiche della Russia hanno visto la sparizione della famosa 5^ Eskadra sovietica e con essa dei numerosi sommergibili che la accompagnavano.
Il numero di unità subacquee presenti stabilmente nel bacino non è però diminuito a riprova della fiducia che gli Ammiragliati sia europei che africani ed asiatici hanno nel ruolo dei battelli per garantirsi in periodi di crisi una certa capacità di deterrenza ed una raccolta di informazioni, che solo questo tipo di unità consente con grande riservatezza.
Oggi nel “Mare Nostrum” sono stabilmente presenti una cinquantina di sommergibili tutti abbastanza moderni ed efficienti. La seguente tabellina, tratta da alcuni siti Internet, ne mostra la loro distribuzione:
Algeria 4
Egitto 4 + 4 ordinati che rimpiazzeranno i mezzi presenti
Francia 6 a propulsione nucleare
Grecia 11
Israele 3 + 3 ordinati che affiancheranno i mezzi presenti
Italia 6
Marocco 1 in trattativa con la Russia
Spagna 3
Turchia 14
Se soltanto i battelli della Marine Nationale sono dei sottomarini a propulsione nucleare gran parte degli altri battelli sono di tipo molto moderno e spesso dotati di propulsione AIP, che li rende particolarmente efficienti ed autonomi nel loro impiego in immersione.
Come vediamo l’arma subacquea è particolarmente presente nello scacchiere orientale del nostro mare e necessiterebbe di un accordo per evitare possibili incidenti nel loro impiego che per natura stessa del mezzo è necessariamente occulto.
Sarebbe probabilmente bene accetto un accordo tra le Marine del bacino per informare dei propri movimenti di unità subacquee in esercitazione ovvero chiarire meglio le zone ove queste attività si svolgono normalmente.
Non ci sembra che l’attuale situazione internazionale sia la più vicina a discutere di un accordo di questo tipo e quindi appare sempre più opportuno non perdere la grande capacità antisommergibile (ASW) che l’Occidente aveva acquisito nel vecchio confronto della Guerra Fredda. “Analisi Difesa” potrebbe essere una buona palestra di discussione su questa, a nostro parere, importante problematica.
Foto Marina Militare Italiana
Pier Paolo RamoinoVedi tutti gli articoli
L'ammiraglio Ramoino è Vice Presidente del Centro Universitario di Studi Strategici e Internazionali dell'Università di Firenze, Docente di Studi Strategici presso l'Accademia Navale di Livorno e cultore della materia presso la Cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali dell'Università Cattolica del S. Cuore a Milano. Dal 1982 a tutto il 1996 ha ricoperto le cattedre di Strategia e di Storia Militare dell'Istituto di Guerra Marittima di Livorno, di cui è stato per dieci anni anche Direttore dei Corsi di Stato Maggiore. Nella sua carriera in Marina ha comandato diverse unità incluso il caccia Ardito e l'Istituto di Guerra Marittima.