Le grandi manovre per il rinnovo dei vertici militari

Il rinnovo di alcuni vertici militari sta determinando qualche malumore nei piani alti degli stati maggiori in una fase in cui le ristrettezze di bilancio alimentano purtroppo una “guerra tra poveri” che contrappone, a volte anche aspramente, le tre forze armate.

La decisione di nominare al vertice dello Stato Maggiore Difesa (SMD)  il generale di corpo d’armata Claudio Graziano, attuale Capo di Stato maggiore dell’Esercito (SME), ha irritato l’Aeronautica e contraddice il principio di rotazione tra le tre Forze Armate nell’esprimere il vertice militare della Difesa.

In base a questo principio (quasi sempre rispettato) dopo il generale di corpo d’armata degli alpini Biagio Abrate e l’ammiraglio di squadra Luigi Binelli Mantelli sarebbe stato naturale assegnare l’incarico al generale di squadra aerea Pasquale Preziosa, attuale Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica (SMA).

Indiscrezioni raccolte da Analisi Difesa riferiscono però che a cambiare i programmi siano state determinanti le decisioni politiche e le tensioni tra il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e alcuni vertici militari.

Con l’ammiraglio di squadra Binelli Mantelli pare che i rapporti siano da tempo tesi, forse per le reiterate dichiarazioni dell’alto ufficiale circa le drammatiche condizioni delle forze armate in seguito ai continui tagli al bilancio attuati anche dall’attuale  governo, il cui interesse nei confronti delle forze armate è ben dimostrato dal fatto che Matteo Renzi non ha mai visitato nessun contingente militare schierato all’estero e dalle sue spesso improvvide dichiarazioni in tema di Difesa.

A conferma di queste tensioni sembra che il ministro Pinotti non abbia sostenuto con convinzione presso i suoi omologhi degli altri Paesi della NATO la candidatura  di Binelli Mantelli al vertice del Comitato Militare Alleato (già ricoperto in passato dagli ammiragli Venturoni e Di Paola), incarico poi assegnato al generale ceco Petr Pavel.

Da quanto si dice sarebbero difficili anche i rapporti tra il ministro e il generale Preziosa, probabilmente per il suo attivismo nel sostenere l’F-35 in contesti pubblici e industriali in una fase in cui la Pinotti era pressata dalle commissioni parlamentari e da molti esponenti del suo stesso partito per rivedere al ribasso il programma  di acquisizione dell’aereo statunitense.

Secondo alcune fonti neppure la difesa a tutto campo del ministro dagli attacchi del M5S per l’utilizzo di un volo militare da Roma a Genova nel settembre scorso (lo SMA arrivò a minacciare denuncia a chi parlava di uso improprio del velivolo) è stata sufficiente a rimettere in corsa Preziosa per la nomina al vertice di SMD.

Il generale Graziano si avvia quindi a completare con l’incarico militare più alto una carriera brillantissima non priva di aspetti curiosi.

Ufficiale stimatissimo in Italia e all’estero (è stato Addetto militare a Washington) anche per la sua eccellente esperienza operativa (dal Mozambico all’Afghanistan, al Libano), Graziano ha guidato il Gabinetto del ministro Ignazio La Russa dopo la conclusione del triennio di comando delle forze dell’ONU in Libano.

La sua nomina al vertice dell’Esercito fu uno degli ultimi atti del governo Berlusconi e creò non pochi malumori tra gli alti gradi perché per la prima volta venne scelto un generale di corpo d’armata giovane che, anche in virtù di un curriculum senza rivali, “bruciò” tutti i suoi colleghi più anziani.

La sua nomina ha creato un precedente “rivoluzionario” in cui l’anzianità del grado ha cessato di fatto di costituire il fattore prioritario per la scelta dei vertici  militari a discapito di meriti ed esperienze.

Per certi versi può apparire paradossale oggi che il generale “preferito” da La Russa finisca al vertice della Difesa per decisione di un governo partorito dalla segreteria del PD.

Un’ulteriore conferma dell’indipendenza e del prestigio di Graziano anche se qualcuno fa maliziosamente notare che la mancata (o solo ritardata?) soppressione delle brigate Granatieri di Sardegna e Pozzuolo del Friuli, prevista nell’ambito dei piani di riduzione della forza armata, è risultata molto gradita dalle amministrazioni targate PD di Roma e Friuli Venezia Giulia.

La scelta del successore di Graziano ai vertici dello SME sembra ormai cosa fatta (almeno secondo insistenti “voci di Palazzo”)  a meno di colpi di scena dell’ultimo momento.

Il generale Enzo Stefanini, attualmente a alla guida di Segredifesa (l’agenzia che si occupa delle acquisizioni di armamenti ed equipaggiamenti) è infatti da tempo indicato da più fonti come il prossimo capo di stato maggiore dell’Esercito.

Veterano dell’Iraq (dove guidò la brigata aeromobile Friuli)  e poi comandante dell’Aviazione dell’Esercito, Stefanini dovrebbe lasciare il servizio ad aprile ma il nuovo incarico gli assicurerebbe un prolungamento di carriera di almeno due anni.

La sua nomina  a Capo di SME spalancherebbe le porte del vertice di Segredifesa all’ammiraglio Valter Girardelli, attuale numero due dell’agenzia. Incarico particolarmente gradito alla Marina che punta a completare il rinnovo della flotta  avviato con i fondi della precedente legge di Stabilità.

Tra i diversi candidati a sostituire Graziano a Palazzi Esercito spicca Marco Bertolini, paracadutista incursore oggi alla guida del Comando Operativo di Vertice Interforze (COI) molto noto a livello internazionale e che vanta un curriculum operativo impressionante.

A ridurre le chanches di Bertolini, sempre secondo le indiscrezioni raccolte, contribuirebbe però la sua proverbiale schiettezza (che già in passato ha urtato qualche sensibilità politica) ed il fatto di essere paradossalmente “troppo qualificato”.

Graziano potrebbe infatti preferire avvalersi delle ampie competenze operative di Bertolini al COI, struttura che gestisce le operazioni all’estero, specie oggi che sembrano delinearsi nuove difficili missioni.

In corsa con buone quotazioni vengono segnalati anche Danilo Errico, attuale sottocapo di SMD che dovrebbe comunque lasciare l’incarico dopo l’insediamento di Graziano (l’Esercito non può ricoprire entrambi gli incarichi apicali di SMD) e Giovanbattista Borrini  che ricopre l’incarico di sottocapo di SME.

Se la scelta del nuovo vertice dell’Esercito privilegiasse il profilo operativo potrebbe avere buone possibilità anche Giorgio Battisti, alpino con un lungo curriculum di operazioni e incarichi in ambito internazionale e NATO.

Incluso il comando del Corpo di Reazione Rapida NRDC-IT) che ha lasciato da poche settimane per assumere la guida dell’Ispettorato alle Infrastrutture a Roma.

L’Ispettorato è però destinato a chiudere a breve i battenti e si dice che Battisti potrebbe assumere la guida del nuovo Comando delle Scuole a Torino.

C’è però chi fa notare che in caso di nomina al vertice dell’Esercito di Marco Bertolini sarebbe difficile trovare un generale di corpo d’armata più qualificato di Battisti per guidare il COI.
Foto: Difesa.it, ISAF, La Repubblica

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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