Sì a militari non russi. Così Putin lancia la sua legione straniera

di Nicola Lombardozzi  da  La Repubblica  5 gennaio 2015

Non sarà proprio come la Legione straniera. Tempi, fascino, e condizioni sono molto diverse. Ma comunque se un giovane europeo, asiatico, e perfino americano, avesse voglia di arruolarsi nell’esercito russo da oggi sarà in grado di farlo. Con un decreto firmato da Putin, l’Armata Russa apre infatti i suoi arruolamenti a tutti i maschi che abbiano compiuto 18 anni da qualsiasi Paese provengano.

I parametri sanitari e fisici necessari saranno gli stessi che per i loro coetanei russi. E potranno, viene opportunamente precisato nel decreto, «essere impiegati in azioni di combattimento». Unica apparente condizione è l’assoluta padronanza della lingua russa che sarà testata da apposite e puntigliose commissioni d’esame. Il giovane accettato dalla commissione reclutamento sarà inglobato nell’esercito e assegnato in una delle tante unità sparse per il Paese, dal confine ucraino all’Estermo Oriente.

La decisione di Putin accelera i tempi di una proposta già avanzata nel 2003 e persasi per strada, tra lungaggini amministrative, gelosie tra gli alti gradi militari. Il motivo principale della fretta di Putin è certamente la profonda crisi di “vocazioni” tra i giovani russi che sono sempre meno affascinati dalla prospettiva di una vita in divisa come testimoniano impietosamente le statistiche del Ministero della Difesa.

Ma la causa che lo ha spinto a firmare un decreto ancora tutto da perfezionare è certamente la difficile crisi internazionale.

In Ucraina dell’Est, dove si continua a combattere una guerra che ogni tanto scompare da notiziari e tv, combattono infatti migliaia di giovani “stranieri” provenienti in genere dall’Europa (alcuni anche dall’Italia) che ogni giorno si confrontano con i ribelli secessionisti filo russi.

Una specie di internazionale nera, fortemente ideologizzata, composta da volontari che marciano al passo dell’oca, ostentano insegne neonaziste, inneggiano a oscure icone del locale passato come il collaborazionista Stepan Bandera, o addirittura allo stesso Adolf Hitler.

Gente non proprio raccomandabile cui il presidente ucraino Poroshenko ha appena annunciato di voler concedere la cittadinanza ucraina per i servigi resi, nel silenzio imbarazzato di Europa e Stati Uniti. La prima spiegazione della nascita contrapposta di una “legione straniera russa” è dunque quella che i diplomatici di Mosca definiscono “risposta simmetrica”.

Contemporaneamente l’Armata Russa potrebbe certamente arruolare molti dei filorussi di Ucraina che da mesi combattono nel bacino carbonifero del Donbass. Quello che serve all’esercito di Putin è soprattutto un’iniezione di forze nuove e motivate.

Per questo si punta soprattutto ai paesi dell’ex Urss, molto più poveri e bisognosi di occupazione, che da anni riversano nelle grandi città russe centinaia di migliaia di giovani disposti a lavori pesanti, pericolosi e sottopagati pur di racimolare qualche risparmio.

I vertici militari già sognano di disporre di reclute del Kirghizistan, Tagikistan, Armenia, Uzbekistan. Una forza determinata e multirazziale da impiegare nelle missioni più pericolose come avveniva ai bei tempi dell’Armata Rossa sovietica.Non ci saranno facilitazioni per la concessione della cittadinanza. Per poter disporre di un piccolo appartamento privato si dovrà completare una ferma di almeno vent’anni.

Non verranno prese in considerazione particolari esigenze religiose o alimentari. E bisognerà subire un attento controllo del proprio passato e un bombardamento di lezioni sui valori e la Storia della Russia, secondo la prassi sovietica rispolverata da un paio d’anni. Insomma, per chi ci stesse pensando, non sarà molto facile.

Foto: Cremlino, Ministero Difesa Russo

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