La propaganda dell'IS: razzi su Italia ed Europa

AdnKronos – “Missili verso il cuore dell’Europa”, come vendetta per quanto patito “dai fratelli in Siria”. E’ quanto annuncia un documento propagandistico che l’Isis sta facendo circolare su internet, contenente minacce all’Europa e all’Italia, attualmente allo studio degli apparati antiterrorismo.

E’ il portale online Wikilao del giornalista Lao Petrilli, specializzato in temi geopolitici e di sicurezza, a dare notizia quello che al momento “viene ritenuto più che altro un wishful thinking”, ovvero un documento programmatico di natura teorica e non di immediata attuazione.    Si tratta di un testo di cento pagine, scritto “prevalentemente in un inglese non perfetto, sebbene si ipotizzi che gli estensori siano persone in possesso di cittadinanza occidentale passate con Abu Bakr al-Baghdadi. Di certo è stato elaborato per volere dei vertici stessi dell’Isis”.

Il documento, “di chiaro stampo propagandistico, contiene le istruzioni per raggiungere i campi di combattimento dello scacchiere siro-iracheno. Si presume sia stato concepito prevalentemente per popolare il sedicente Stato islamico di nuovi combattenti”.

Nelle pagine conclusive vi si prefigura un attacco all’Europa, “una volta sconfitti ‘i persiani iraniani’ (riferimento agli sciiti). ‘I tiranni del Maghreb islamico -si legge nel documento- saranno battuti per il 2020’ e ‘i mujaheddin tunisini, libici’ e di altre località ‘si impossesseranno degli arsenali di quei dittatori’, delle loro basi e dei loro razzi a lunga gittata”.

Quanto al nostro Paese, “se Al Qaeda nel Maghreb Islamico lanciasse missili dalla costa tunisina verso l’Italia la potrebbero raggiungere”. Nel conflitto immaginato dal testo jihadista dovrebbe quindi arrivare anche il momento dell’ingresso di truppe di terra in Italia “per appoggiare i musulmani oppressi d’Europa (che saranno  sottoposti a torture perché ‘nemici interni’)”. Quanto alla Spagna, “anche dei Grad rudimentali possono essere lanciati dalla città marocchina di Rabat” per la “liberazione dell’Andalusia”.

La battaglia, nella visione dell’Isis, comprenderà tutto il Medio Oriente e tutta l’Europa al punto che “gli uccelli non potranno sopravvivere, probabilmente per i missili che saranno lanciati in tutti i cieli del mondo musulmano ed europeo”. “Sappiamo che Ansar Bayt al-Maqdis nel Sinai (adesso parte dello StatoIslamico) ha contrabbandato missili con Hamas in Palestina qualche anno fa.

Quindi avranno dei canali per entrare in possesso di altri missili e per farli consegnare ad altri gruppi armati islamici. Sappiamo -si legge nel documento- che anche Ansar al Sharia, a Bengasi, in Libia, ha preso dei razzi” dagli arsenali di Gheddafi.

“La Tunisia è giusto accanto alla Libia e Al Qaeda nel Maghreb Islamico ha una sua presenza lì. Quando il confine tra Libia e Tunisia sarà crollato ci potrà essere una condivisione di missili”.

“‘Ansar al Sharia in Libia e Al Qaeda nel Maghreb Islamico  cominceranno a sparare missili verso il cuore dell’Europa, come vendetta per quanto patito dai loro fratelli in Siria’.  C’è anche una considerazione tecnica messa in evidenza e riguarda gli M-25 “usati da alcuni gruppi jihadisti oggi (da Hamas, per esempio)”: “osserviamo che possono percorrere una distanza di 170 chilometri”.

“Se Al Qaeda nel Maghreb Islamico lanciasse missili dalla costa  tunisina verso l’Italia la potrebbero raggiungere”. L’obiettivo, poi, è ancora una volta indicato in Roma, il nome della quale, come d’altronde quello stesso del nostro Paese, è cerchiato in rosso.

Nel conflitto immaginato dal testo dell’ISIS arriverà anche il momento dell’ingresso di truppe di terra in Italia “per appoggiare i musulmani oppressi d’Europa (che saranno sottoposti a torture perché ‘nemici interni’)”.  Quanto alla Spagna: “anche dei Grad rudimentali possono essere lanciati dalla città marocchina di Rabat” per la “liberazione dell’Andalusia”. “L’unica ragione per la quale Al Qaeda nel Maghreb Islamico non può farlo ora” è per la sua presenza limitata nell’area e per le difficoltà di far arrivare lì i razzi.

Foto: Stato Islamico

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