Alta tensione in Libano. Parla il generale Portolano

Il Comando di Unifil, la missione delle Nazioni Unite nel Sud del Libano,  ha incrementato le misure di sicurezza in tutta l’area di responsabilità dopo gli scontri tra l’esercito israeliano e le milizie di Hezbollah dei giorni scorsi che hanno provocato la morte anche di un casco blu spagnolo (nelle prime due foto la cerimonia di commiato all’aeroporto di Beirut).

“Ho dato mandato ai comandanti dei settori di aumentare soprattutto le pattuglie a piedi nei centri urbani e mercatini. La generale situazione di forte instabilità nell’area, ha generato tensione tra la gente. Incentivare la presenza dei Caschi Blu tra la popolazione contribuisce a disinnescare ogni possibile agitazione” spiega all’Adnkronos il generale Luciano Portolano, comandante della missione Unifil.

La missione dell’ONU, in stretto coordinamento con le forze armate libanesi, ha incrementato il monitoraggio e il controllo del territorio lungo la Blue Line, dello spazio aereo e delle acque antistanti il Libano, grazie agli assetti navali in forza alla Maritime Task Force. Intensificata la vigilanza anche “nel settore ovest” di competenza italiana “a guida Brigata Pinerolo che insieme alle forze armate libanesi svolgono servizio di pattugliamento lungo la Blue Line.

L’atteggiamento della popolazione locale nei confronti dei soldati italiani è sempre positivo”, rileva Portolano.  “Inoltre – prosegue il comandante della missione Onu – il contatto diretto con gli abitanti mi consente di monitorare la situazione, stringere e consolidare i rapporti con le autorità locali e la popolazione, il cui supporto e consenso sono fondamentali per il successo della missione. La creazione di un ambiente favorevole è presupposto imprescindibile per consentire ai Caschi Blu di operare efficacemente nel pieno rispetto della Risoluzione 1701 delle Nazioni Unite”.

La situazione viene costantemente monitorata anche a causa della minaccia che l’Isis rappresenta nel Medio Oriente, anche se, al momento, chiarisce il generale Portolano “non si ha evidenza della presenza nella area di operazioni di cellule terroristiche affiliate all’ISIS o alle altre milizie jihadiste riconducibili soprattutto al Fronte al-Nusra.

Per ora, non vi è alcun aumento del livello di allerta – rimarca – I sistemi di sicurezza in atto sono adeguati al livello e tipo della minaccia attualmente apprezzata nel teatro operativo libanese”.

Intanto, grazie all’importanza del ruolo di mediatore politico e diplomatico tra il Libano e Israele che il Capo Missione e Comandante di Unifil ricopre in questo delicato contesto geo-politico, ha contribuito ad impedire che la situazione degenerasse. Mi sono messo immediatamente in contatto con i vertici militari delle forze armate Libanesi e delle Forze di Difesa Israeliane – racconta Portolano – richiamando entrambi alla massima moderazione”.   Un intervento, spiega Portolano, che “ha impedito che l’incidente potesse avere ripercussioni su tutta l’area di responsabilità e ha fatto in modo che rimanesse, a tutt’oggi, un fatto isolato.

Naturalmente, ho avviato un’indagine per determinare accuratamente i fatti e le circostanze dell’incidente. In qualità di Capo Missione e Comandante della Forza di Unifil – chiarisce il generale – il mio compito è quello di far dialogare le opposte delegazioni e ricercare soluzioni di comune accordo.

Durante questi incontri, i rappresentanti dei due Paesi hanno sempre confermato il loro massimo impegno per il conseguimento della Risoluzione 1701. Nonostante i momenti di crisi, non c’è alcuna volontà delle parti in causa a scatenare un conflitto.

Il mantenimento della pace, seppur tra mille difficoltà, in questa area del Medio Oriente è di fondamentale importanza per contrastare le turbolenze in atto e rappresenta un vantaggio sia per Israele sia per il Libano”.

Intanto, grazie ai fondi di Unifil e a quelli resi disponibili dai 37 Paesi contributori della missione, vengono sviluppati dei progetti a breve e medio termine, che consentono la fornitura di beni e servizi di prima necessità, come acqua, luce e gas, e infrastrutturali come strade, giardini pubblici, sistemi di irrigazione ed altro in favore delle comunità più bisognose.

A questi, si aggiungono le attività di assistenza medica e veterinaria, sportive e corsi di lingua. “Progetti che hanno una ricaduta positiva in termini economici su tutta la zona e questo determina le giuste condizioni per un ambiente sociale più solido e pacifico, reso possibile solo grazie alla presenza di Unifil”.

Ma il Libano si trova anche a dover affrontare un’altra emergenza: la questione dei profughi siriani che secondo i dati riportati dall’Unhcr, agenzia dell’Onu sono circa 1.200.000 su una popolazione di 4 milioni di libanesi.

“Nell’Area di Responsabilità di  Unifil si contano quasi 50.000 rifugiati su un totale di circa 600.000 abitanti. Il numero si riferisce solo a quelli registrati che vengono poi avviati verso gli insediamenti prestabiliti definiti di comune accordo tra Unhcr e i sindaci delle città.

Unifil é in costante  contatto con Unhcr per monitorare l’entità del fenomeno nella misura in cui questo può avere dei riflessi sulla stabilità sociale nell’Area di Operazioni”.

Eppure, secondo il generale Portolano, “nonostante quanto è successo in questi giorni, in questa zona del Libano si sta vivendo un periodo di relativa stabilità così come non lo si era vissuto da oltre trent’anni. In termini di sicurezza la situazione, ancorché fluida, sta tornando alla normalità”, anche se “oggi più che mai,

Unifil è consapevole del proprio ruolo e delle impegnative sfide che quotidianamente deve affrontare, insieme alle forze armate Libanesi, per assicurare la stabilità in questa zona”. É un percorso ancora lungo, “molto c’è da fare e tanto è stato fatto fino ad oggi”.

(con fonte Adnkronos)

Foto: Unifil e G. Gaiani

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