Il Turkmenistan teme la minaccia jihadista afghana

Ashgabat (AsiaNews) – Contro la minaccia dello Stato islamico (IS), il Turkmenistan sta pensando di chiudere la frontiera con l’Afghanistan. A fine febbraio il vice ministro degli Esteri turkmeno, Vepa Hajiyev, ha guidato una delegazione governativa in Afghanistan per condurre negoziati segreti con i gli anziani della comunità turkmena che vivono in quel Paese. Agli inizi di marzo sono stati richiamati 1.200 riservisti per eseguire esercitazioni militari. Nuovi posti di blocco sono stati stabiliti lungo il confine meridionale turkmeno.

Queste sono solo alcune delle iniziative che il governo del Turkmenistan ha attuato durante le ultime settimane per rafforzare i controlli alla frontiera con l’Afghanistan, lunga 462 miglia. Le azioni della leadership di Ashgabat fanno supporre che il Turkmenistan voglia distanziarsi dalla politica di assoluta neutralità diplomatica attuata fin dalla risoluzione “Permanent neutrality of Turkmenistan”, che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato nel 1995. A 20 anni dall’approvazione della risoluzione, il confine tra i due Paesi dell’Asia centrale è diventato sempre più irrequieto, prima con la presenza dei militanti talebani, ora con i terroristi dello Stato islamico.

La missione diplomatica del vice ministro Hajiyev aveva l’obiettivo di rinsaldare i rapporti di amicizia con i turkmeni in Afghanistan e prevenire una loro partecipazione nelle file dei talebani. Come riporta la Jamestown Foundation, proprio i fondamentalisti islamici sono i responsabili del recente attacco contro alcune infrastrutture elettriche nel distretto di Dawlat Abad (provincia di Faryab, in Afghanistan settentrionale), che trasportano l’elettricità prodotta in Turkmenistan.

Il Paese continua a ribadire la sua completa neutralità, come si evince anche dall’ultima conferenza sulla sicurezza regionale organizzata dal governo di Ashgabat in collaborazione con l’Ufficio Relazioni per l’Asia centrale della North Atlantic Treaty Organization (NATO).

La conferenza – dal titolo “Issues of peace and stability in Central Asia and Afghanistan: a view from neutral Turkmenistan” – ha offerto, però, anche l’opportunità di avere primi contatti con partner stranieri, primi fra tutti l’Unione Europea e l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). Tali partner potrebbero in futuro sostenere il Turkmenistan a mantenere l’ordine pubblico e garantire la stabilità politica nella regione, contro la minaccia crescente del terrorismo islamico.

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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