La corruzione dilaga tra i vertici militari cinesi
AsiaNews – Un’intervista ad alcuni generali in pensione che denunciavano la “diffusa” corruzione dell’Esercito per la liberazione del popolo (PLA) è stata tolta dal sito della Phoenix Television dopo poche ore. L’intervista è stata trasmessa due giorni fa, ma ieri era già stata tolta dal sito ufficiale della tivu, legata al governo di Pechino.
Il programma voleva essere un sostegno alla campagna anti-corruzione del presidente Xi Jinping. In esso, tre generali in pensione descrivono il mondo dei militari come un luogo in cui si comprano le cariche, si fanno favori ai propri amici e parenti, si copre con l’omertà ogni sbaglio.
Tutte le interviste si concludono con un’esortazione a rafforzare le verifiche anti-corruzione nell’esercito, a promuovere la trasparenza nelle spese militari, a bloccare l’enorme giro di centinaia di milioni di yuan [decine di milioni di euro] in bustarelle.
Fra gli intervistati, Yang Chunchang, già generale e vicecapo dipartimento all’Accademia di scienze militari, dice: “Tutti nella società sanno che nel Pla… hai bisogno di pagare per entrare nel Partito [in Cina non si è liberi di iscriversi al Partito, ma si viene cooptati e invitati a iscriversi da membri già iscritti, come in una lobby -ndr]. Le promozioni per diventare capi di un plotone, di una compagnia, di un reggimento o di una divisione hanno tutte il loro prezzo…
E’ una cosa orribile. Le bustarelle sono dell’ordine di decine di milioni [di yuan]”.
La campagna anti-corruzione lanciata dal presidente Xi Jinping, con la promessa di colpire “tigri e mosche” (alti papaveri e semplici quadri) ha già colpito alte personalità del Politburo e almeno 30 generali dell’esercito. Fra questi vi è il generale Xu Caihou, vice presidente della Commissione militare centrale.
A proposito di lui, Yang afferma che lo stile di Xu nello scegliere le persone era: “numero uno, i soldi; numero due, i contatti; numero tre, i legami personali”. Per una posizione molto alta, egli poteva ricevere “10 milioni di yuan”, ma se arrivava uno con 20 milioni, “gettava nella spazzatura il primo che gli aveva dato 10 milioni”.
Nell’intervista Yang afferma pure che l’esercito è così corrotto che se anche qualcuno vuole denunciare le malefatte, viene bloccato dai suoi superiori.
Jiang Chunliang, un altro generale in pensione, mette in luce il favoritismo presente nei ranghi. Ai posti di comando si promuovono “i figli, i generi, i segretari, gli amici degli alti ufficiali, quelli disposti a pagare la mazzetta. In tal modo, candidati incompetenti sono scelti per importanti ruoli di comando”.
Un terzo intervistato, l’ex generale Luo Yuan, afferma sconsolato: “Quale soldato sarebbe disposto a sacrificarsi per un ufficiale corrotto, o combattere per un ufficiale corrotto? E quell’ufficiale corrotto, con il suo tesoro personale, come potrebbe rischiare la sua vita per la nazione?”.
La scomparsa dell’intervista dal sito internet della Phoenix spinge a diverse supposizioni. La più evidente è che la lotta anti-corruzione è ancora mal digerita nell’esercito, i cui capi – anche al tempo di Xi Jinping e del suo predecessore Hu Jintao – rispondono ancora al potere dell’ex presidente Jiang Zemin.
Foto: Reuters, PLA, Xinhua
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