Terroristi tra i migranti: ora l'allarme lo lancia la UE

Il coordinatore europeo per la lotta al terrorismo, Gilles de Kerchove (foto a sinistra), ha sollecitato oggi Frontex a vigilare sul rischio di infiltrazioni terroristiche tra i migranti. “Dobbiamo essere vigili. È relativamente facile entrare nell’Unione europea unendosi al flusso dei migranti”, ha detto a margine di una riunione ministeriale che ha riunito a Vienna i rappresentanti dei Paesi dei Balcani, di Austria e Italia per discutere di cooperazione internazionale nella lotta contro i jihadisti provenienti dai Balcani o che transitano nella regione.

De  Kerchove ha aggiunto di aver evitato finora di parlare del rischio di infiltrazioni attraverso i canali umanitari, “perché non bisogna confondere le cose”. Ma “oggi dico: dobbiamo essere vigili”, ha proseguito, chiedendo maggiore consapevolezza da parte delle forze di Frontex, in particolare a fronte dei flussi in arrivo da Siria e Iraq, ma anche dalla Libia.

Il reiterato allarme lanciato da di De Kerchove non sembra modificare né la missione europea Triton né la politica italiana dell’accoglienza per tutti gli immigrati clandestini che pagano il “biglietto” a criminalità e terroristi islamici. Dopo l’attacco di Tunisi che ha ucciso 4 italiani Roma si è limitata a varare l’operazione “Mare Sicuro” per proteggere mercantili, pescherecci e le piattaforme off-shore dell’ENI.
Incursori della Marina militare, compagnie di fucilieri del San Marco, quattro navi tra cui unità dotate di attrezzature sanitarie ed elicotteri, aerei senza pilota Predator dell’Aeronautica per la sorveglianza dal cielo: questa, secondo quanto appreso dall’agenzia Adnkronos, la fisionomia della operazione Mare Sicuro che sta prendendo forma nelle pianificazioni ormai in fase di avanzata elaborazione presso gli stati maggiori.

Si concretizzerà così, con un gruppo navale di cui faranno presumibilmente parte una nave da sbarco della classe San Marco o San Giusto, una o più fregate e cacciatorpedinieri, in tutto un migliaio di militari italiani, il “potenziamento del dispositivo aeronavale dispiegato nel Mediterraneo centrale” annunciato ieri in Parlamento dal ministro della Difesa Roberta Pinotti dopo l’attentato in Tunisia.

Il compito assegnato alle unità navali e agli assetti aerei sarà quello di incrementare il dispositivo di sorveglianza davanti alle coste del Nord Africa. Si punta così ad assicurare un più rapido intervento in caso di necessità per la tutela di connazionali in pericolo e per la sicurezza di infrastrutture di interesse nazionale come aziende e piattaforme petrolifere italiane situate nelle aree a rischio.

In tutto dovrebbero essere quindi impegnati circa mille militari, che andranno ad aggiungersi ai 3.900 soldati che, sul territorio italiano, prendono parte in questi mesi all’analoga operazione ‘Strade Sicure’ per la vigilanza degli obiettivi sensibili a rischio di attentato terroristico. Non si tratterà comunque, precisano fonti qualificate, di un blocco navale ma di una missione operativa per innalzare il livello di vigilanza e di sicurezza in mare.

Non è escluso infine che a questo scopo si possa far ricorso alle unità navali già impiegate in queste settimane nell’esercitazione ‘Mare Aperto 2015’ di fronte alle coste libiche in una serie di attività addestrative nei settori della sicurezza marittima, della difesa aerea e delle contromisure antisommergibile. Mare Sicuro sarà quindi un’operazione preventiva e difensiva che non influirà sui traffici di esseri umani né sul contrasto ai terroristi islamici in Libia o Tunisia.

(con fonte AFP e Adnkronos)

Fotop: Euronews, Frontex e Marina Militare Italiana)

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