Il Canada invia consiglieri militari a Kiev

Il Primo Ministro canadese Stephen Harper (foto a sinistra) ha annunciato l’invio a breve di consiglieri militari in Ucraina per il sostegno nella lotta contro i separatisti. Com’è poi stato precisato in conferenza-stampa dal Ministro della Difesa Jason Kenney e dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Thomas Lawson, si tratta di un contingente di 200 militari che verranno impiegati, per una durata prevista di 2 anni, nei centri addestrativi dell’Ucraina occidentale di Yavoriv e di Kamyanets-Podilsky (quest’ultimo per corsi di sminamento).

Nello specifico, i militari canadesi fungeranno da istruttori per l’Esercito e la neo-costituita Guardia Nazionale per la rimozione-bonifica di ordigni esplosivi, trappole IED (Improvised Explosive Device), formazione e addestramento della Polizia Militare, personale sanitario, di volo, addetti alla branca logistica.

I militari canadesi andranno così ad unirsi ai circa 300 consiglieri militari statunitensi della 173^ Brigata aerotrasportata di Vicenza in afflusso presso il centro di Yavoriv, ed ai circa 35 consiglieri militari britannici (o 75, secondo altre fonti) già presenti a Mykolaiv (Ucraina meridionale), sede della 79^ Brigata aerotrasportata, di un poligono per corazzati ed altri insediamenti militari.

L’invio dei consiglieri militari canadesi è stato apertamente criticato dal portavoce del Ministero degli Esteri russo Aleksandr Lukashevich che l’ha definito “un maldestro tentativo di ostacolare l’attuazione degli accordi di Minsk”, concetto ripreso dall’ambasciatore russo ad Ottawa che, come riporta la stampa canadese,  ha parlato di un’iniziativa “controproducente e deplorevole, che non aiuta in nessun modo gli sforzi per la pace” peraltro in corso proprio in questi giorni a Berlino con l’incontro  svoltosi tra i Ministri degli Esteri di Germania, Francia, Russia e Ucraina per l’implementazione degli accordi di Minsk sul cessate-il-fuoco nel Donbass.

Il governo canadese non ha comunque mutato opinione, anzi, senza molti giri di parole il premier Harper ha precisato che “il Canada rimane a fianco del popolo ucraino contro l’aggressione portata avanti dal regime di Putin. L’annunciato contributo militare canadese aiuterà le forze ucraine a meglio difendere la sovranità del paese e la sua integrità territoriale”.

In effetti il Canada ha finora contribuito con grande generosità alla causa ucraina. Come elenca scrupolosamente il sito del Primo Ministro,  nell’agosto 2014 sono stati consegnati all’Esercito ucraino (foto a sinistra) 7.000 elmetti, 30.000 occhiali protettivi balistici, 2.300 giubbetti anti-proiettile, 300 kit di pronto soccorso, 100 tende e 735 sacchi a pelo cui è seguita, nel mese di novembre, la consegna di vario materiale di vestiario in membrana Gore-tex (30.000 sopravestiti, 30.000 pantaloni, 70.000 stivaletti) e prossimamente l’ulteriore consegna di 22 apparati radio ad alta-frequenza, 238 visori notturni, 1.134 kit di soccorso, un ospedale da campo, e varie attrezzature per attività di bonifica dagli esplosivi.

Inoltre, il Canada ha versato 1 milione di dollari ad uno speciale fondo della NATO (NATO Trust Fund for Ukraine) finalizzato alla fornitura di sistemi di comunicazione, comando e controllo, come rateo di un programma di aiuti del valore complessivo 11 milioni di dollari.

Oltre a tutto questo, il Canada poi partecipa attivamente con le proprie Forze Armate al piano della NATO per la sicurezza in Europa con l’Operazione “Reassurance”,  concettualmente analoga all’Operazione “Atlantic Resolve”, di cui si è già parlato in un precedente articolo a proposito degli aiuti militari USA all’Ucraina.
V’è da dire che in ambito europeo, fatta eccezione per la Gran Bretagna – che ha scelto di accollarsi 850.000 sterline (1 milione 267 dollari) di aiuti “non-letali” all’Ucraina – la linea che sembra prevalere non è quella del sostegno militare bensì quella opposta della ricerca del compromesso diplomatico inaugurata da Francia e Germania. A evidenziare quel che rappresenta una sorta di “strappo” rispetto alla politica seguita da Washington è capitata di recente (25 marzo) un’inaspettata rivelazione da parte francese.

In un’ audizione  davanti alla commissione parlamentare per la Difesa e le Forze Armate, il generale Christophe Gomart, capo dell’intelligence francese (DRM, Direction du Renseignement Militaire) ha messo in luce una non concorde visione tra i partners dell’Alleanza Atlantica in cui sostanzialmente quel che alla fine prevale è la linea dettata dagli USA.

“La vera difficoltà con la NATO”- ha detto Gomart (nella foto a sinistra)  -“è la preponderanza delle informazioni di provenienza americana, tanto che le notizie di fonte francese, più o meno, non vengono prese in considerazione”- Oltre a questa situazione, peraltro intuibile, Gomart ha però detto qualcosa di più, forse non intenzionalmente, a proposito della “invasione russa” dell’Ucraina .

“La NATO aveva annunciato che i Russi avrebbero invaso l’Ucraina mentre, in base alle informazioni della DRM, non c’era nessun elemento per sostenere questa ipotesi. Avevamo constatato che in effetti i Russi non avevano dispiegato né un comando né un sostegno logistico, specialmente ospedali da campo, che permettessero di prevedere un’invasione militare, e nemmeno che erano avanzate le unità di seconda schiera”.

Nel frattempo, come è emerso nell’incontro di Berlino sulla base dei reports dell’OSCE, i combattimenti nel Donbass continuano, in particolare nei dintorni di Shirokyno e Mariupol, con sporadici tiri di artiglieria e attività di cecchini. Dall’inizio delle operazioni, secondo stime ONU, i morti sono stati 6.100, i feriti 15.500, e 430.000 profughi si sono riversati oltre i confini russi, una situazione che ha portato il Ministro degli Esteri tedesco a dire, al termine dell’incontro berlinese, che non possono esserci alternative agli accordi di cessate-il-fuoco di Minsk.

Foto: EMA, AP, Edomonton Sun, Royal Canadian Air Force

Padovano, classe 1954, è Colonnello dell'Esercito in Ausiliaria. Ha iniziato la carriera come sottufficiale paracadutista. Congedatosi, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza ed è rientrato in servizio come Ufficiale del corpo di Commissariato svolgendo incarichi funzionali in varie sedi. Ha frequentato il corso di Logistic Officer presso l'US Army ed in ambito Nato ha partecipato nei Balcani alle missioni Joint Guarantor, Joint Forge e Joint Guardian.

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