Abu Sayyaf ucciso in Siria dalla Delta Force

Dopo il Pentagono, anche la Casa Bianca ha annunciato l’uccisione di un importante membro dell’Isis nell’Est della Siria e la cattura della moglie da parte delle forze speciali americane della Delta Force. “Sotto la direzione del presidente le forze americane di stanza in Iraq hanno condotto una operazione a una palazzina nel giacimento di petrolio di al-Amar, il più grande della Siria conquistato dall’Isis la scorsa estate, per catturare l’alto responsabile dell’Isis, Abu Sayyaf e la moglie”, ha spiegato la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale (NSC) Bernadette Meehan.

“Durante l’operazione, Abu Sayyaf è stato ucciso in scontri con le forze americane”, ha aggiunto, precisando che “l’operazione ha anche permesso di liberare una giovane donna  yazida che sembra sia stata tenuta come schiava dalla coppia”. Nella nota, l’NSC aggiunge che la moglie di Abu Sayyaf “è stata catturata e si trova in detenzione in una prigione americana in Iraq”.

Il raid, che no0mn ha provocato vittime tra gli uomini della Delta Force, si è sviluppato nella notte del 15 maggio ed è stato condotto da una squadra della Delta Force arrivata sul posto a bordo di elicotteri Back Hawk e di un convertiplano Osprey. Lo ha rivelato al “Washington Post” una fonte della Difesa americana, secondo cui non appena i mezzi hanno toccato terra, nei pressi di un edificio dove si riteneva si trovasse Abu Sayyaf, è scoppiato uno scontro a fuoco tra i militari ed i jihadisti, che hanno cercato di usare donne e bambini come scudi umani.

“Si è trattato di una battaglia vera e propria”, ha detto la fonte, secondo cui nello scontro a fuoco sono rimasti uccisi una decina di militanti, oltre ad Abu Sayyaf, tunisino che aveva una posizione “abbastanza alta” nella gerarchia dell’IS anche se non figurava tra i quattro super ricercati dalle autorità americane. Secondo la Casa Bianca, oltre ad essere il responsabile del contrabbando di gas e petrolio in Siria, Sayyaf “era coinvolto anche nelle operazioni militari del gruppo”.

Ancora, la fonte sostiene che le forze speciali hanno tentato di catturare Abu Sayyaf non solo per il suo ruolo, ma anche per cercare di ottenere possibili informazioni sugli americani ancora in ostaggio dei jihadisti (tra questi il giornalisti Austin Tice, rapito nell’agosto del 2012 a Damasco), informazioni che potrebbe avere anche la moglie, arrestata nell’operazione.

Anche se Sayyaf non è stato preso vivo, le  forze Usa sono riuscite ad entrare in possesso dei suoi dispositivi di comunicazione.

Abu Sayyaf, conosciuto anche come Abu Muhammad al Iraqi,Abd al Ghani e Mohammed Shalabi, non era un nome noto a molti osservatori dell’IS, ma, sottolinea la Cnn, il fatto che gli Usa lo  tenessero sotto controllo e fossero pronti a mettere le loro forze a rischio con un raid di terra, anziché ordinare che a sferrare l’attacco fosse un drone, lascia immaginare quanto fosse importante.

Da parte sua, Peter Bergen, analista della sicurezza nazionale della Cnn, ha spiegato che la decisione di inviare forze speciali americane in Siria è insolita, ma non senza precedenti. Bergen ha anche sottolineato quanto potrebbero essere “veramente significativi” i dati sul computer e “tutto il materiale che avrà avuto con sé in quanto capo del braccio finanziario”. La possibilità di ottenere materiale di intelligence e documenti, ha aggiunto, potrebbe esser stato il motivo per cui il governo americano ha optato per un’operazione sul campo ad alto rischio piuttosto che una missionedi bombardamento.

Bernadette Meehan (nella foto a fianco) ha precisato che il blitz delle forze speciali americane non è stato “comunicato in anticipo” al governo di Damasco ne’ tanto meno vi è stato con quest’ultimo “alcun coordinamento”.

“Abbiamo avvertito il regime di Bashar al-Assad”, ha ricordato Meehan, “di non interferire con le iniziative in atto da parte nostra contro lo Stato Islamico all’interno del territorio siriano”, poiché quel “regime non può essere nostro alleato nella lotta” al gruppo jihadista. Alla luce di cio’, potrebbe essere interpretata come una sorta di ritorsione propagandistica per essere stati tenuti all’oscuro la notizia,diramata dalla televisione di Stato siriana poco prima che il Pentagono ufficializzasse l’eliminazione del capo jihadista, secondo cui l’Esercito lealista aveva appena eliminato un gerarca dell’IS coinvolto nel contrabbando d’idrocarburi e identificato come Abu al-Taym al-Saudi. Quanto a Umm Sayyaf, la moglie irachena di Abu Sayyaf catturata nella medesima circostanza, avrebbe avuto un ruolo diretto nelle attività terroristiche del gruppo ultra-radicale.

Foto: Reuters, Stato Islamico, Casa Bianca, US DoD

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