La Reale Marina Norvegese
La Sjoforsvaret o “Reale Marina Norvegese” ha insieme alla Kystvakten (Guardia Costiera) la responsabilità di assicurare al Regno di Norvegia la sovranità su una immensa zona di mare (EEZ) di ben 2, 4 milioni di chilometri quadrati oltre che contribuire alle forze alleate della NATO e sostenere, quando occorra, la politica estera del Paese.
Per mantenere questi importanti obiettivi strategici la politica di difesa della grande nazione scandinava ha nell’ultimo decennio preso importanti decisioni sulla quantità e qualità dei mezzi navali da mantenere in servizio e anche grazie ad un industria militare importante ha realizzato uno strumento aeronavale che merita un approfondito commento.
Paese marittimo sin dalla sua indipendenza, la Norvegia ha un’enorme e complessa estensione di coste, ricava gran parte delle sue ricchezze dall’estrazione di idrocarburi in mare ed è il terzo paese al mondo per PIL/pro capite (circa 99.000 $) con un numero di abitanti piuttosto basso (poco più di 5 milioni), molti dei quali impiegati in attività sul mare quali la pesca ed il trasporto marittimo (la Marina Mercantile norvegese è di oltre 1.300 navi ripartite su vari Registri).
Durante la Guerra Fredda la Norvegia era uno dei paesi più esposti ad un’improvvisa azione del Patto di Varsavia ed il cosiddetto “fianco Nord” dell’Alleanza Atlantica rappresentava una non piccola preoccupazione per gli Stati Maggiori della NATO.
Rinforzare lo schieramento norvegese con l’arrivo di Marines americani ed inglesi e con truppe specializzate al combattimento in climi rigidi (come i nostri alpini del “Susa”) era essenziale per l’Occidente e tema di numerose esercitazioni alleate.
Caduto il Muro, tale necessità perse rapidamente di valore e le Forze Armate del Regno iniziarono un programma di importanti cambiamenti, che per la Marina, si stanno concludendo in questi ultimi anni. Oslo ha subito compreso che quale importante nazione marittima non può limitare le sue forze ad alcuni reparti costieri, ma necessita di unità d’altura in grado di difendere gli interessi norvegesi su tutti gli Oceani.
In considerazione dell’amplissima zona economica esclusiva, di cui abbiamo già accennato, e del possesso della sua notevole marina mercantile, la Norvegia è certamente un “paese marittimo” nel suo significato politico e strategico e pertanto ha scelto di proteggere i suoi investimenti sul mare con una Marina da Guerra in grado di esercitare la sua funzione operativa sia in un quadro di forze multinazionali che operando da sola.
La scelta tecnica si è basata sulla completa sostituzione di quanto era stato realizzato prima del 1990, in un’ottica di mero sea-denial delle proprie acque nazionali, con una forza che di fatto è composta da due differenti componenti, che possono operare in modo indipendente: una componente costiera ed una veramente d’altura.
Quest’ultima è oggi composta dalle cinque grosse “fregate” della classe Nansen (foto a sinistra), costruite da Navantia (ex Bazan) in Spagna, dotate di un buon armamento sia per la lotta antinave, che antiaerea (radar AEGIS), ma progettate in particolare per quella antisom.
L’armamento appare ulteriormente migliorabile in futuri lavori di mezza vita data l’ampiezza degli scafi con, ad esempio, la sostituzione del pezzo da 76/62 con una torre da 127/54 e dei missili “Evolved Sea Sparrow” con “Standard SM2”. Chiamare queste grosse unità “fregate” è certamente riduttivo dislocando a pieno carico 5.290 tonnellate ed essendo dotate di un’autonomia di 4.500 miglia alla velocità economica di 16 nodi.
La loro funzione “politica” è già stata ampiamente dimostrata con l’impiego di una di esse nelle operazioni antipirateria nell’Oceano Indiano e la recente partecipazione ad una esercitazione RIMPAC in Oceano Pacifico. Alla Flottiglia delle fregate sono aggregate alcune navi ausiliarie e l’elegante Nave Reale Norge, dono nel 1948 del popolo norvegese al suo sovrano.
La componente d’altura sarà notevolmente presto potenziata da una “Logistic Support Vessel” da 180 metri di lunghezza ordinata in Sud Corea ai cantieri DSME in grado di dare ogni genere di rifornimento alle unità maggiori e dotata di attrezzature sanitarie idonee a missioni di sostegno umanitario in ogni parte del mondo.
La componente costiera pur abbastanza ridotta nei numeri è tecnologicamente all’avanguardia essendo composta da un gruppo di sei “corvette” della classe Skjold (foto a fianco) da 260 tonnellate, armate con un pezzo da 76/62 e missili sup/sup NSM. Queste unità con scafo in vetroresina tipo SES (effetto superficie) hanno raggiunto alle prove con la loro propulsione a getto la strabiliante velocità di 57 nodi ed hanno un’autonomia di 400 miglia a 40 nodi.
La particolarità del progetto ha interessato nei primi anni 2000 anche la US Navy e la US Coast Guard che hanno svolto una campagna di valutazione della capoclasse negli USA. Analoga soluzione di scafo e propulsione era stata adottata alla fine degli anni ’90 per i cacciamine/dragamine della classe Oksoy/Alta da 375 tonnellate, che possono sviluppare in attività operativa velocità tra i 20 ed i 30 nodi presentando bassissime segnature magnetiche.
Le missioni di sea-denial sono ancora affidate ai sommergibili convenzionali di progettazione tedesca tipo “U21” o classe Ula entrati in servizio alla fine degli anni ’80, ma ammodernati in modo da poter essere sostituiti dopo il 2020.
La Sjoforsvaret possiede anche un efficiente Gruppo di ranger/incursori, che gestisce anche una ventina di imbarcazioni d’assalto tipo CB90 (foto a sinistra), ed un Gruppo di operatori subacquei per la guerra di mine. La formazione iniziale e l’addestramento sono assicurati da un Centro per l’Addestramento Basico a Stavanger, dalla Scuola Ufficiali di Horten e dall’Accademia Navale di Bergen.
Questa complessa organizzazione è veramente gestita con una sorprendente economia di personale, infatti la Marina Reale è di sole 3.700 persone, a cui si aggiungono 9.450 richiamati periodicamente su una forza di riservisti di 32.000 unità.
La piccola, ma efficiente Marina Norvegese è affiancata da una altrettanto efficiente “Guardia Costiera”. Creata contemporaneamente alla proclamazione da parte di Oslo della Zona Economica Esclusiva (1977) la Kystvakten ha ereditato le tradizioni dei servizi di protezione della pesca degli inizi del XX secolo, dotandosi di unità adatte a svolgere un costante lavoro di pattugliamento nei freddissimi ed agitati mari del Nord. La Guardia, dipendente dalla Marina, è suddivisa in una organizzazione per l’alto mare composta dai più grandi pattugliatori ed un reparto costiero con le unità minori, mentre velivoli P3 Orion ed elicotteri Lynx (in sostituzione con NH90), gestiti dall’Aeronautica, rappresentano la sua componente aerea.
La Guardia Costiera impiega solo 370 persone, compreso il personale di leva, ma alcuni dei suoi mezzi sono gestiti da ditte private specializzate.
L’inventario della Kystvakten comprende: l’OPV Svalbard da 6.300 tonnellate e con autonomia di 10.000 miglia, i tre OPV Nordkapp da 3.200 tonnellate e 7.500 miglia di autonomia, i nuovi Baretshav di 3.200 tonnellate, e i minori sette delle classi Nornen e Reine da 760 tonnellate, noleggiate per 15 anni. Tutti i pattugliatori sono normalmente dotati di un leggero armamento di mitragliere, ma hanno la predisposizione per imbarcare sistemi d’arma più performanti come armi antisom e missili sup/sup. Nel complesso circa 15 unità svolgono i compiti di sorveglianza marittima, vigilanza pesca e SAR affidati alla Guardia Costiera, che è diretta dal suo comando specializzato a Sortland nel nord del paese.
In conclusione possiamo vedere come il Regno di Norvegia abbia saputo dotarsi di forze navali tecnologicamente all’avanguardia e perfettamente rispondenti alle esigenze della politica generale dello stato scandinavo riuscendo in tempi piuttosto brevi a modificare il suo strumento marittimo, che negli anni ’80 era quasi esclusivamente votato alla difesa del “fianco Nord” dell’Alleanza Atlantica, in una forza ben equilibrata ed adeguata alle aspirazioni del Paese ed alle sue particolari necessità economiche ed internazionali.
Foto: Reale Marina Norvegese
Pier Paolo RamoinoVedi tutti gli articoli
L'ammiraglio Ramoino è Vice Presidente del Centro Universitario di Studi Strategici e Internazionali dell'Università di Firenze, Docente di Studi Strategici presso l'Accademia Navale di Livorno e cultore della materia presso la Cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali dell'Università Cattolica del S. Cuore a Milano. Dal 1982 a tutto il 1996 ha ricoperto le cattedre di Strategia e di Storia Militare dell'Istituto di Guerra Marittima di Livorno, di cui è stato per dieci anni anche Direttore dei Corsi di Stato Maggiore. Nella sua carriera in Marina ha comandato diverse unità incluso il caccia Ardito e l'Istituto di Guerra Marittima.