Le compagnie militari private in Ucraina
Uno dei tredici punti dell’accordo Minsk-2 – che a metà febbraio è riuscito almeno parzialmente ad imporre un cessate il fuoco – prevede il disarmo e/o il ritiro dal territorio ucraino di militari di altri Paesi, mercenari e gruppi di combattenti illegali. Tra le modalità valutate, la più interessante e controversa è la creazione di un vero e proprio settore ucraino delle PMSCs.
La suddetta clausola risulta di non poca importanza in una crisi iniziata proprio con il dispiegamento (presunto o confermato) di PMSCs sia russo-indipendentiste che occidental-lealiste. Dai misteriosi soldati in Crimea – forze di autodifesa o uomini della Vnevedomstvenaya Okhrana russa? – agli operatori con equipaggiamento occidentale ed accento anglosassone per le vie di Donestsk – personale di Academi, Greystone Ltd o semplici patrioti?
Il tutto accompagnato da un forte ricorso a volontari provenienti dall’ attivismo ed estremismo politico nonché foreign fighters che si sono organizzati in battaglioni, prevalentemente a fianco delle truppe di Kiev.
Questi raggruppamenti, inizialmente più forti di una gran motivazione ed appoggio popolare che non di vere e proprie abilità sul campo, grazie all’esperienza maturata, equipaggiamenti e finanziamenti privati e/o governativi, hanno visto evolvere il loro ruolo: da semplici operazioni di supporto e presidio ad offensive di rilevanza. Non essendo inquadrati nelle forze regolari, hanno potuto operare con maggior autonomia e flessibilità, riportando inaspettate vittorie.
Ora che la situazione nel Donbass è apparentemente migliorata, il presidente ucraino Poroshenko, per adempiere a Minsk-2, ha nominato Dmytro Yarosh consigliere del Capo di Stato Maggiore. Yarosh , leader del partito di estrema destra Pravy Sektor, antisemita, antirusso e anticomunista, sta creando con il Colonnello Generale Viktor Muzhenko, una riserva dell’esercito che inglobi tutti i volontari, patrioti e difensori dell’Ucraina.
Di tale progetto si è preponderantemente occupata la stampa russa rimarcando il fatto che il leader neonazista, ricercato dell’Interpol su proposta di Mosca
, intenda legalizzare migliaia di combattenti irregolari attraverso l’istituzione di un reparto d’assalto professionale. Lui stesso avrebbe annunciato di aver pronto un progetto di legge per l’istituzione di Private Military Companies come opportunità a chi soffre di “psicopatologie di guerra” e contributo all’occupazione e stabilità del Paese. I reduci infatti potrebbero esser impiegati in vari ambiti tra cui la scorta ai convogli merci come in tutte le compagnie militari private del mondo. A tal riguardo starebbe iniziando una collaborazione con Privat Group, gruppo che controlla migliaia di aziende di ogni tipo in vari Paesi e facente capo ad oligarchi ucraini
Tra questi spicca Igor Kolomoisky, governatore della regione orientale di Dnipropetrovsk, destituito a fine marzo. Il magnate, nominato per fermare l’avanzata dei ribelli, ha incaricato compagnie di sicurezza private di sostituire le forze di polizia che avevano abbandonato le proprie posizioni e ha costituito e finanziato (di tasca propria, con circa $ 10 milioni) il suo esercito privato con volontari provenienti da tutto il Paese, ma anche da est Europa e qualche americano.
Il suo battaglione, il Dnipro-1 contava circa 2.000 uomini che potevano arrivare a 20.000 con la riserva. La fedeltà di queste truppe al governo centrale è sempre stata alquanto dubbia in quanto considerate più al servizio e a protezione degli interessi privati del governatore.
Il culmine è stato raggiunto proprio a fine mese quando uomini mascherati hanno assaltato la sede della compagnia petrolifera nazionale UkrTransNafta dopo il licenziamento del direttore, uomo chiave di Kolomoisky n seguito a quello che diversi giornalisti hanno descritto come un apparente tentativo di colpo di stato, Poroshenko ha cacciato Kolomoisky ed ha dichiarato che nessun governatore dovrà disporre di un proprio esercito privato.
L’oligarca si è difeso sostenendo che gli uomini armati appartenevano ad una società di sicurezza privata incaricata dalla dirigenza aziendale
Il presidente ucraino, per continuare a governare con una popolarità ai minimi storici, ha dovuto circondarsi degli uomini più ricchi ed influenti del Paese, affidandogli incarichi politici. Allo stesso modo si è trovato a dover regolarizzare la posizione dei comandanti dei battaglioni e loro volontari.
L’alternativa infatti era la loro smobilitazione e disarmo che, in Paese ancora in conflitto, non sarebbe di certo una mossa saggia visto le provate capacità militari e l’ampio sostegno popolare. Inoltre tali gruppi paramilitari parrebbero alquanto riluttanti a deporre le armi vista la non ancora ristabilita integrità territoriale del Paese ed il dover rinunciare a quell’autonomia e potere guadagnati sul campo.
Imbrigliandoli sotto la forma di PMCS, Poroshenko (nella foto sotto) potrebbe tenerli sotto controllo e guadagnare legittimità ed autorevolezza internazionale, ma anche prenderne le distanze nascondendosi dietro la responsabilità aziendale qualora dovessero – come già successo – violare gli accordi internazionali, abbandonarsi a crimini o agire contrariamente al potere centrale.
Per un settore delle PMSC che nasce, un altro più consolidato sembra continuare a proliferare sul territorio ucraino. A fine febbraio, il gruppo di hackers antifascisti ucraini CyberBerkut, giá famoso per aver pubblicato il “F**k the EU!” della diplomatica statunitense Victoria Nuland, è riuscito ad entrare in possesso di documenti che proverebbero l’intenzione americana di fornire equipaggiamento letale all’Ucraina.
Nella fattispecie fucili di precisione e d’assalto, lanciagranate, mortai, missili anticarro ed antiaereo che dovrebbero essere consegnati “volontariamente” da compagnie militari e di sicurezza private, oltre al’invio di personale addestrativo e combattente.
n particolare sarebbe coinvolta la società Green Group il cui rappresentante è giunto a Kiev con una delegazione dello U.S. Army.
La Green Group é una società fondata nel 2007 in Oklahoma con una succursale europea in Georgia – altro presunto teatro operativo di contractors occidentali il cui personale può variare in numero da poche decine a migliaia, a seconda dei contratti.
La nascita ufficiale delle Private Military Companies ucraine quindi, a differenza di altri contesti, sembrerebbe più dovuta ad escamotage e motivazioni politico-diplomatiche che non da vuoti di potere o da specifiche esigenze della clientela. Per ora trattasi ancora di voci non confermate, ma la pubblicazione di un bando di gara del Dipartimento di Stato Usa per la fornitura di 6.000 uniformi (comprensive di polo, berretti da baseball, pantaloni e giubbetti tattici, cinturoni ecc.) alla Polizia ucraina che la NATO sta addestrando, ha spinto Paul McLeary e Sabine Muscat di Foreign Policy a “ironiche” conclusioni
Foto: Valentina Cominetti, TM News, Eliseo Bertolasi
Pietro OrizioVedi tutti gli articoli
Nato nel 1983 a Brescia, ha conseguito la laurea specialistica con lode in Management Internazionale presso l'Università Cattolica effettuando un tirocinio alla Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite in materia di terrorismo, crimine organizzato e traffico di droga. Giornalista, ha frequentato il Corso di Analista in Relazioni Internazionali presso ASERI e si occupa di tematiche storico-militari seguendo in modo particolare la realtà delle Private Military Companies.