Nuove sfide per l’esercito francese

Ha perso smalto, ma è sempre un istituto d’eccellenza. Fu Napoleone a conferire all’École Polytecnique uno statuto militare, nel primo decennale dalla nascita. Era il 1804. La Scuola formava già i migliori ingegneri della giovanissima Repubblica francese, ma bisognò attendere il 1970 perché passasse sotto tutela del ministero della Difesa.

I legami con l’Armée sono ancora talmente stretti che il generale Jean-Pierre Bosser (nella foto sotto), capo di stato maggiore dell’Esercito, presenterà qui il piano «Au Contact!», che sintetizza efficacemente il futuro modello dell’Armée de Terre. L’appuntamento è per il 28 maggio prossimo, ma il generale ha già fornito molti dettagli, intervenendo pochi giorni fa in Senato. Servono più uomini, per fronteggiare le missioni all’estero e nella metropoli «perché il nemico è lo stesso tanto a Gao, quanto a Parigi».

Ed ecco auspicare allora una forza operativa terrestre di 77.000 unità, contro le 66.000 attuali. Quando la Legge di programmazione militare per il 2014-2019 sarà rivisitata tra fine maggio e giugno, bisognerà trovare un punto di equilibrio fra il contratto operativo fissato dal Libro Bianco del 2013 e gli impegni aggiuntivi derivanti dalla missione nazionale antiterrorismo Sentinelle, garantendo all’esercito tutti i mezzi necessari a essere «numericamente sufficiente, ben addestrato e correttamente equipaggiato».

Belle parole, se non fosse che le operazioni tipo Sentinelle tendono a iniziare e a perdurare, sprecando risorse e reparti in compiti che esulano dalla vocazione primaria di un esercito, chiamato a fare la guerra piuttosto che la vigilanza semi-statica a obiettivi sensibili. Sentinelle assorbe (n0on senza polemiche interne anche alle forze armate ormai stabilmente 7.000 uomini, che ruotano per periodi di un mese e mezzo.

Nei fatti ha già inciso sul ritmo degli avvicendamenti dei reparti impegnati in missioni all’estero, soprattutto in Centrafrica e nell’area sahelo-sahariana (operazioni Sangaris e Barkhane). Sta peggiorando la qualità dell’addestramento dei soldati, che dovrebbe essere continuo, e intaccando il periodo cruciale di formazione pre-schieramento in teatro (MCP), durante il quale si affiatano e si integrano le unità dei Gruppi Tattici Interarma (GTIA), con cui i francesi sogliono identificare unità di manovra della consistenza di un reggimento, composte in genere da 3 a 5 compagnie di fanteria o squadroni blindati, più elementi d’appoggio.

Invece sta accadendo l’inverso e pare ormai inarrestabile anche la pessima abitudine di formare un GTIA con unità provenienti da brigate differenti. Se non altro, proprio ieri, il presidente François Hollande ha garantito fino al 2019 3,8 miliardi di euro supplementari al bilancio della Difesa.

Mancano i dettagli della ripartizione delle risorse, ma non si fatica a comprendere che parte servirà a finanziare il costo di Sentinelle, stimato dal ministero della Difesa in un milione di euro al giorno, poi bisognerà pagare gli stipendi agli effettivi non più tagliati e garantire gli acquisti di materiali urgenti ormai da anni. Ma torniamo ai fatti, che interessano molto di più.

Il generale Bosser ha chiarito che sorgeranno nuovi comandi. Quello per il «territorio nazionale sarà collegato allo Stato maggiore generale a al circuito interministeriale, per preparare e coordinare il dispiegamento delle unità» nel quadro di un’OPINT (OPération INTérieure).

Seguendo le orme dell’Italia, che ha istituito recentemente un Comando per le Forze Speciali dell’Esercito, così l’Armée de Terre punta a dotarsi di una struttura ad hoc, di «un unico pilastro che le raggruppi e ne faciliti l’impiego interarma», un passo in avanti rispetto alla Brigade des Forces Spéciales Terre, già esistente. E non è finita, perché sono previsti 5 comandi specialistici nel campo della formazione e dell’addestramento, dell’intelligence ‘rafforzata’, della logistica, della manutenzione e dei sistemi di comando della difesa cibernetica.

Come se non bastasse, cinque anni dopo lo scioglimento della 4a Brigata Aeromobile, i francesi ci ripensano e parlano ormai di una nuova Brigata d’Aérocombat, per federare tutte le unità aeree dell’Esercito. L’ammodernamento della forza operativa terrestre ruoterà invece intorno al programma SCORPION  (Synergie du Contact Renforcée par la Polyvalence et l’Infovalorisation) e presenterà innovazioni non trascurabili.

Lasciamo nuovamente la parola al generale: «la forza da combattimento SCORPION sarà articolata su due divisioni, ciascuna su 3 brigate interarma. Due brigate saranno ad alta intensità, con carri Leclerc ammodernati, altre due medie, equipaggiate con blindati Jaguar e Griffon, il nerbo di SCORPION, e le rimanenti due brigate saranno leggere, una di paracadutisti e l’altra di fanteria da montagna».

Riemergono quindi le divisioni, soppresse nel 1999, mutuando quanto già fatto dall’Armée de l’Air con il ripristino dell’Escadre. Che fine farà la settima brigata prevista dal vecchio modello? È molto probabile, ma non ancora certo, che si colpirà una fra la 3a, la 6a o la 9a brigata leggera. I suoi reggimenti saranno ripartiti fra le altre, per riequilibrarne gli effettivi. Quanto a SCORPION il minimo che si possa dire è che si tratta di un programma strutturante, ideato nel 2005 e lanciato con molto ritardo il 5 dicembre scorso.

L’ambizione è quella di rinnovare e ammodernare gli equipaggiamenti dell’Armée de Terre, in primis dei GTIA, integrandone fra l’altro tutti i sistemi d’informazione e comunicazione con interfacce compatibili. I sistemi tattici attualmente esistenti, SIT V1, SIR, SITEL e SITCOMDE cederanno il posto al SICS (Système d’Information et de Communication de SCORPION). Sono della partita due giganti dell’armamento terrestre d’oltralpe, Nexter e Renault Trucks Defense (RTD), più il colosso dell’elettronica Thales, riuniti in un raggruppamento temporaneo d’imprese.

Sei le tranche previste, per un investimento complessivo che potrebbe superare ampiamente i 5 miliardi di euro stimati e attestarsi oltre gli 8,4 miliardi, spalmati su un quindicennio di durata. Oggi come oggi, è partita la prima fase del valore di 752 milioni di euro che copre lo sviluppo e l’acquisizione dei VBMR (Véhicules Blindés Multi-rôles) Griffon e degli EBRC (Engin Blindé de Reconnaissance et de Combat) Jaguar. I tre industriali svilupperanno 5 prototipi di Griffon in più varianti e due di Jaguar, veicoli della classe di 22-25 tonnellate che, nonostante le molte tecnologie comuni, saranno profondamenti diversi fra loro, perché il primo è un trasporto blindato multifunzione, mentre il secondo è un carro leggero.

A Nexter competerà il 45% della commessa, la produzione delle blindature, della torretta da 40 CTA dei Jaguar e l’assemblaggio finale di tutti i veicoli, ossia 1722 Griffon e 248 Jaguar. RTD fornirà a sua volta le catene cinematiche, confezionando i motori, le trasmissioni, le sospensioni, le ruote equipaggiate, l’impianto di direzione e quello di frenaggio, i gruppi ausiliari di potenza e la generazione elettrica, oltre alle torrette remotizzate da 7,62 mm e da 12,7.

Si è garantita una quota del 35% sulla cifra d’affari. Thales (20%) si occuperà invece della vetronica, dei sistemi di navigazione, della sorveglianza video panoramica e degli apparati radio. Oltre ai tre committenti principali, il gruppo Sagem è subcontraente per l’optronica, CTA International per il cannone da 40 mm (prodotto a Bourges da Nexter System che ne ha acquistato la licenza), CTA e MBDA per l’integrazione dell’MMP (Missile Moyenne Portée).

Ma vediamo di conoscere meglio proprio il Jaguar, chiamato a soppiantare gli oltre 300 AMX10 RCR e gli ERC90 Sagaie, e a mandare in pensione i più giovani VAB HOT, protagonisti di tutte le missioni oltremare francesi dagli anni ’80 in poi. Il nuovo veicolo è un 6×6 da 25 tonnellate di massa a pieno carico, ben più pesante della versione più avanzata dell’AMX (19 t), ma trasportabile su A-400M. Un peso che permette di accrescere la blindatura e combinare potenza di fuoco, protezione e mobilità, anche grazie a un motore RTD da 490 cavalli, per un rapporto peso/potenza di quasi 20 cavalli a tonnellata.

La torretta del mezzo ha due serventi e tre sistema d’arma, fra cui il nuovo cannone da 40 mm a munizioni telescopiche, con portata utile fino a 1.500 metri, un missile MMP da 3.500 m di gittata e un pezzo da 7,62 mm. Il cannone da 40, compatto e innovativo, permette un’elevazione a 45° e molteplici opzioni sulle munizioni, perforanti, HE (High Explosive) a impatto, HE airbust programmabili e d’addestramento. Abbastanza per garantire al Jaguar la possibilità di mettere fuori gioco blindature medie e fanterie. L’MMP sarà invece riservato al tiro di autodifesa contro-carri o alla distruzione di bersagli di alta valenza, non raggiungibili dal cannone.

Due parole infine sul Griffon, altro 6×6 della classe 22 tonnellate, aumentabili fino a 25, abbastanza capiente da garantire lo stoccaggio di munizioni, viveri e acqua per 72 ore di autonomia. Sarà declinato in più versioni, grazie a kit aggiuntivi. Lo vedremo in variante VTT su quattro configurazioni (Félin, genio, mortaio da 81 mm e squadra anticarro), posto comando, evacuazione medica, veicolo d’osservazione d’artiglieria e squadra leggera d’intervento. Rimpiazzerà i VAB, ormai obsoleti, apportando un quid pluris di capacità operativa. Interverrà nel trasporto e nell’appoggio di fuoco in zona di contatto.

Integrerà un sistema di visione perimetrica Thales Antares, capace di sorvegliare l’immediatezza dello scenario circostante, garantendo maggiore sicurezza agli 8 fanti Félin imbarcati, molto vulnerabili nel momento della discesa a terra. L’equipaggiamento optronico sarà fornito da Optrolead, filiale comune a Thales e Sagem, e consisterà in una camera termica, un telemetro laser e un sensore ottico, i cui dati transiteranno via SICS agli altri veicoli amici e permetteranno al mezzo l’osservazione e il tiro con la mitragliatrice da 12,7 mm o il lanciagranate da 40, disponibili sulla torretta RTD delle varianti più esposte al fuoco nemico, come le VTT. Il Griffon avrà protezioni balistiche contro i razzi RPG, antimina, anti-IED, e, forse, un sistema attivo hard kill.

Affianco ai Griffon, ai Jaguar, al SICS e ai mezzi di simulazione imbarcati, SCORPION ha avviato anche la modernizzazione di 200 carri LECLERC, come segnalato tempo fa da Analisi Difesa.

Il prossimo acquisto sarà un VBMR leggero, un blindato da 10-12 tonnellate, che la Direzione Generale per l’Armamento conta di procurarsi off-the-shelf in 358 esemplari, 200 dei quali entro il 2025. Parliamo di un mezzo che opererà fianco a fianco alle forze speciali, in molti dei teatri che le vedranno ancora a lungo protagoniste.

Foto EMA, Nexter, Armèe de Terre

Francesco PalmasVedi tutti gli articoli

Nato a Cagliari, dove ha seguito gli studi classici e universitari, si è trasferito a Roma per frequentare come civile il 6° Corso Superiore di Stato Maggiore Interforze. Analista militare indipendente, scrive attualmente per Panorama Difesa, Informazioni della Difesa e il quotidiano Avvenire. Ha collaborato con Rivista Militare, Rivista Marittima, Rivista Aeronautica, Rivista della Guardia di Finanza, Storia Militare, Storia&Battaglie, Tecnologia&Difesa, Raid, Affari Esteri e Rivista di Studi Politici Internazionali. Ha pubblicato un saggio sugli avvenimenti della politica estera francese fra il settembre del 1944 e il maggio del 1945 e curato un volume sul Poligono di Nettuno, edito dal Segretariato della Difesa.

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