Una nuova guerra fredda ma solo "simbolica"

da “Il Sole 24 Ore” del 16 giugno 2015

L’ennesimo incontro ravvicinato tra mezzi militari russi e NATO conferma come il ritorno a un clima di Guerra Fredda sia forse ancor più evidente nella prassi militare che nelle relazioni tra Occidente e Russia come confermano le continue esercitazioni e ridispiegamenti di truppe e mezzi..

I sorvoli a bassa quota di navi alleate nel Baltico e sul Mar Nero così come le puntate dei velivoli russi ai limiti dello spazio aereo danese, britannico, polacco e delle Repubbliche Baltiche costituiscono episodi considerati di routine fino agli anni ’80 quando NATO e Patto di Varsavia saggiavano la reattività della controparte cercando di intercettare ogni tipo di emissione elettronica utile ad arricchire le banche dati dell’intelligence.

Anche sul fronte terrestre i recenti sviluppi ricordano il passato ma su scala molto ridotta. La presenza di missili balistici russi a corto raggio Iskander (foto a sinistra) in Crimea e a Kaliningrad alimenta la richiesta di più sicurezza dei membri orientali della NATO (Repubbliche Baltiche, Polonia, Bulgaria e Romania) che pare otterranno da Washington il “preposizionamento” sui loro territori di armi e mezzi che diverrebbero operativi rapidamente trasferendo dagli USA le sole truppe.

L’iniziatica irrita Mosca, che  minaccia contromisure, ma è di valore solo simbolico perché si tratta dei mezzi sufficienti ad equipaggiare appena una brigata americana, disseminata dal Mar Nero al Baltico. Un po’ poco per fermare improbabili avventure militari russe contro baltici e polacchi.
Il rafforzamento in Crimea potrebbe semmai presupporre l’appoggio a un’offensiva dei filorussi in Ucraina che alcuni osservatori ritengono imminente.

Un attacco teso a conquistare i territori tra Mariupol, Kershon e la sponda sud del Dnepr creando continuità territoriale tra il Donbass e la Crimea.

I russi potrebbero essere tentati da ripetere su scala più ampia il blitz della scorsa estate contando sulle pessime condizioni delle forze di Kiev e sul “bluff” di una NATO i cui membri non sembrano pronti a far morire i propri soldati in Ucraina.

Anche la disponibilità (non richiesta) di Kiev a ospitare sul suo territorio batterie di armi americane contro i missili balistici rientra in un’escalation di provocazioni che per ora appare più che altro di facciata anche perché molti europei non sembrano intenzionati a seguire gli anglo-americani nel soffiare sul fuoco della crisi con la Russia.

A ben guardare anche Washington non sembra voler rinunciare agli affari con  Mosca. A differenza dell’anno scorso l’Amministrazione Obama, rigidissima a parole sulle sanzioni economiche alla Russia, non ha vietato alle aziende statunitensi di partecipare al forum economico di San Pietroburgo del 18-20 giugno.

Foto: RIA Novosti, AFP

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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